Giovedì, 25 Luglio 2013 17:01

Accademia dell'Immagine, scontro politico in vista delle elezioni regionali

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Sta per scomparire una delle più prestigiose istituzioni aquilane. Il presidente della Regione, Gianni Chiodi, ha infatti deciso di convocare, il 29 o il 30 di luglio, l’assemblea dei soci per discutere dell'eventuale liquidazione dell’Accademia dell’Immagine. A denunciarlo la senatrice Stefania Pezzopane, che ha parlato di “ennesimo atto della Giunta regionale per assassinare la cultura aquilana”.

Abbiamo già raccontato l’annosa vicenda dell’Accademia dell’Immagine, ente controllato da Regione Abruzzo, Provincia, Comune dell’Aquila e Istituto Cinematografico La Lanterna Magica. Una eccellenza del nostro territorio che è stata gestita, però, in maniera sciagurata. L’Accademia scompare all’indomani del sisma del 6 aprile. Già prima, però, i debiti ammontavano a più di 1 milione e 200mila euro.

E’ per questo che il 27 maggio del 2011 viene firmata una convenzione per "assicurare le prosecuzione dell'attività culturale e didattica già svolta dall'Accademia" con l'apertura, in città, di una sede distaccata del Centro sperimentale di cinematografia. Le amministrazioni pubbliche assumono a proprio carico i costi dell'operazione, stimanti in non meno di 550mila euro. La Regione si impegna per un cifra di 300mila euro, la Provincia e il Comune per 25mila e il Ministero per 200mila euro. Se vi state chiedendo perché i fondi non siano stati erogati all'Accademia, la risposta è presto detta: per permettere agli studenti di proseguire gli studi. La somma, infatti, sarebbe stata subito pignorata dai creditori.

La convenzione, ricorda Stefania Pezzopane, presentava negli atti preliminari “l'impegno alla salvaguardia occupazionale, ma è stata firmata senza avere tutte le garanzie per salvare l'Accademia". Insomma, sembra che il futuro dell’istituzione fosse già scritto, nero su bianco, nell'accordo che determinava la nascita del Centro sperimentale. Tanto che il Tribunale amministrativo regionale, con sentenza numero 225 del 14 marzo 2013, ha accolto il ricorso di Giancarlo Iannucci, dipendente dell'ente in cassa integrazione dal 1 maggio 2009, che aveva chiesto l'annullamento della convenzione stipulata dalla Regione, dalla Provincia e dal Comune dell'Aquila con la Fondazione e con il Ministero per i Beni e le Attività culturali.

Due realtà in concorrenza l'una con l'altra, avrà pensato il Presidente della Regione, è inutile che coesistano. Eppure, ricorda Pezzopane, c'erano state "ampie rassicurazioni da Chiodi e dagli assessori Di Dalmazio e De Fanis, di avviare un percorso per salvare l’istituzione aquilana".

I dieci lavoratori ancora in cassa integrazione, solo tre sono stati riassorbiti dal Centro Sperimentale, sono dunque appesi ad un filo che potrebbe presto spezzarsi. Anche se i giudici, in secondo grado, dovessero accogliere la sentenza del Tar e dichiarare dunque illeggitima la convenzione con la Fondazione Centro sperimentale di cinematografia, l'imminente liquidazione dell'Accademia metterà comunque la parola fine ad ogni speranza: “Noi lavoratori siamo fortemente preoccupati per il nostro futuro lavorativo", si legge in una nota, "il nostro unico interesse è la conservazione del posto di lavoro, guadagnato grazie alla nostra professionalità, esperienza e sacrifici. Le nostre paure non saranno affatto fugate finché non verrà predisposta dai soci fondatori, (Regione, Provincia, Comune) una risoluzione adeguata al problema occupazionale e trovata una soluzione concreta che garantisca i posti di lavoro di tutti i dipendenti, ormai da quattro anni in cassa integrazione, nel più breve tempo possibile. Chiediamo a tutte le forze politiche coinvolte che, qualsiasi intervento riguardo le sorti dell'Accademia deve contestualmente tutelare i lavoratori”.

Un appello raccolto da Stefano Albano, segretario cittadino del Partito democratico: "Già adesso l’assenza di prospettive sta costringendo molti giovani a lasciare la città: privare L’Aquila dei suoi presidi sociali, economici e culturali non può far altro che accelerare questo drammatico processo in corso”.

Si tratta, evidentemente, dell’ennesima battaglia tra le istituzioni cittadine e il governatore Gianni Chiodi. Battaglia ancor più tesa, visto che sullo sfondo si profilano le attese elezioni regionali. Se è vero che Pietro Di Stefano è tra i possibili candidati del Pd a consigliere della provincia dell’Aquila, non stupisce affatto la sua dura presa di posizione: “La ricostruzione della città attraversa una fase delicatissima, dove alla certezza dei tempi, scanditi dal documento sui criteri operativi di azione nei centri storici e dallo snellimento delle procedure tramite l'ideazione della scheda parametrica, si affiancano l'esiguità e l'incertezza dei fondi a disposizione”, ha sottolineato l’assessore alla Ricostruzione. “Una città è tale solo se ci sono i cittadini, se non la si priva, dunque, di tutte quelle funzioni vitali che hanno il potere di trasformare le pietre in comunità. Giungono così allarmanti le notizie sulla liquidazione della Accademia dell'Immagine, generatrice di talenti e bellezza, e sullo spostamento a Pescara di Sviluppo Italia, attrattore di investimenti e impresa. Non è accettabile che si fiacchi ulteriormente una città indebolita da un evento calamitoso. Sembra di essere ritornati al mese di aprile del 2009, quando, approfittando della prostrazione e dell'entropia tipiche dei primi giorni, si tentò, tramite una OPCM, di spostare quante più funzioni amministrative possibili nelle altre province. La forza e l'orgoglio con i quali si fronteggiò quella situazione piratesca e si costrinse l'allora Governo a non far rimanere traccia di quell'Ordinanza, non dovrebbe rimanere solo la memoria di un episodico orgoglio, ma essere di stimolo per le azioni future, prima che L'Aquila diventi la storia di una città incompiuta, mutilata nelle funzioni e nella dignità”.

“Chiedo al Presidente Chiodi”, conclude Di Stefano, “qualora avesse intenzione di candidarsi nuovamente ad essere il Presidente della Regione Abruzzo, di cercare, questa volta, di assolvere ai doveri nei confronti dell'intero territorio rappresentato, senza vedere nella ricostruzione del capoluogo di Regione solo utili occasioni di visibilità e finanziamenti”.

Una vera e propria bordata. Che fa il paio con quella della senatrice Pezzopane: “Sono mesi che chiediamo la convocazione di una riunione per la nomina del CdA. Appelli a cui la Regione è sempre rimasta sorda. La Regione intende chiudere i battenti all’Accademia dell’Immagine, venendo meno a tutte le assicurazioni che ci erano state date in precedenza di avviare un percorso per salvare l’istituzione aquilana. Percorso che la Regione ha invece trovato, e giustamente, per altri enti, come per l’Istituto musicale Braga di Teramo. Una soluzione che considero chiaramente positiva e necessaria. Ma come mai quello che è stato possibile per Teramo, non lo è per L’Aquila? Cosa sarebbe accaduto se Chiodi non avesse salvato il Braga di Teramo? E perché la Regione non mantiene gli impegni presi anche con L’Aquila?”.

Poi, l’affondo: “La vergognosa condotta della Regione mette in luce, in realtà, le vere intenzioni: avanzare pretese sulla sede dell’Accademia, uno stabile di un certo valore commerciale, per cui il Comune ha anche trovato dei fondi per la ristrutturazione dopo il terremoto, fondi stanziati dal Cipe. In caso di fallimento dell’Accademia, la sede tornerebbe nelle disponibilità della Regione”.

E’ questo uno dei nodi più spinosi di questa vicenda: la Regione, con legge numero 4 del febbraio 2000, aveva deciso di partecipare, con un mutuo ventennale da 222mila euro, all’acquisto della sede dell’Accademia, 5000mq nel cuore del Parco di Collemaggio del valore di 6 milioni di euro. Un edificio di pregio, che non può non fare gola considerato che sono già stati stanziati i fondi per ricostruirlo.  

Lo aveva già denunciato il segretario della Cgil dell’Aquila, Umberto Trasatti, non più tardi di un mese fa: “ “E’ una vicenda questa che rischia di diventare assurda perché i soldi per la sede dell’Accademia dell’Immagine ci sono, 6 milioni di euro stanziati dal Cipe lo scorso dicembre dopo che il Comune dell’Aquila ne aveva fatto richiesta insieme al finanziamento (un milione) necessario alla riapertura del cinema Massimo”.

“Per avviare l’iter, predisporre il progetto e dare il via al cantiere è necessario confrontarsi con chi amministra l’Accademia dell’Immagine, il consiglio di amministrazione, che però è scaduto l’anno scorso e ancora non viene rinnovato a causa dell’inerzia della giunta regionale e dell’assessore De Fanis, un atteggiamento che di fatto blocca qualsiasi azione dell’ente” aveva spiegato Trasatti, rivelando che “la Cgil provinciale aveva inviato due richieste di convocazione (a novembre 2012 e febbraio 2013) agli enti che sostengono l’istituzione: Regione Abruzzo, Provincia dell’Aquila e Comune dell’Aquila. Ebbene: mentre il Comune e la Provincia hanno dato la loro disponibilità ad una riunione, la Regione Abruzzo non ha ritenuto di dover rispondere alla richiesta. Con la conseguenza di paralizzare la nomina del nuovo consiglio di amministrazione dell’ente, bloccare l’avvio della procedura per la sede e rimandare alle calende greche la soluzione del problema dei dieci dipendenti”.

“D’altra parte non è stato proprio il presidente Chiodi ad affermare che in questa città i soldi per la ricostruzione non vengono spesi?”, si era chiesto Trasatti. “Cominci a muoversi lui, convocando una riunione e facendo la sua parte nella nomina del nuovo consiglio di amministrazione che si dovrà occupare della sede e dei dipendenti dell’Accademia dell’Immagine”.

Evidentemente, le intenzioni del governatore sono ben altre: mettere le mani sulla sede dell’Accademia e sui soldi stanziati per ricostruirla. A scapito dei 10 lavoratori in cassa integrazione e della storia di una delle eccellenze culturali della città capoluogo, candidata a Capitale europea della cultura nel 2019. Come si sia arrivati alla drammatica situazione debitoria che stava affossando l’ente ben prima del sisma, è questione altra che andrà comunque affrontata nelle prossime settimane.

"Dovrebbe raccontare la Sen. Pezzopane perché l'Accademia è in un tunnel finanziario da qualche anno a questa parte e dovrebbe dire quali sono state le azioni del Presidente Chiodi per salvaguardare la formazione in campo cinematografico della città dell'Aquila", ha dichiarato Antonio Morgante, capo segreteria del governatore. "Ogni tanto, invece delle solite uscite populistiche, sarebbe auspicabile un po' di sana onestà intellettuale e politica!".

Sarebbe imprudente, senza dubbio, dimenticare le responsabilità delle istituzioni cittadine nel tracollo dell’Accademia.

Ultima modifica il Giovedì, 25 Luglio 2013 17:57

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