Il disegno di legge sulle unioni civili tra persone dello stesso sesso che porta il nome della senatrice romana Monica Cirinnà, approderà nell'aula del Senato il prossimo 28 gennaio e, dopo la discussione, se ottenuto il via libera, dovrà passare alla Camera.
Oggi però è il giorno in cui in tutta Italia, in circa 100 piazze (tra cui L'Aquila, Fontana Luminosa ore 15), scenderanno tutti coloro che sostengono i diritti LGBT. In testa le associazioni che rappresentano il mondo gay, favorevoli al ddl sulle unioni civili valutato come una sorta di "minimo sindacale", che però è un inizio da difendere.
Il 30 Gennaio invece, quando il ddl sarà già in discussione al Senato, sarà la volta del "Family day", manifestazione che si svolgerà al Circo Massimo a Roma, "in difesa della famiglia tradizionale".
Ancora una volta l'Italia si spacca e la battaglia per riconoscere dei diritti negati agli omosessuali e già acquisiti in tutta l'Europa Occidentale, sembra ricordare con le dovute differenze, la spaccatura sul divorzio del 1974, una prima alterazione se vogliamo al concetto tradizionale di famiglia. Ogni cosa ha il suo tempo verrebbe da dire.
Intanto nell'ultimo giorno utile per farlo, sono stati presentati più di 6mila emendamenti al ddl, 5mila circa solo dalle Lega Nord, ma anche 67 da parte del Partito democratico. Una dozzina di questi sono destinati a costituire alcuni, leggeri, cambiamenti al testo arrivato al Senato.
Modifiche che "non tolgono i diritti", ha assicurato Cirinnà, tese secondo i Dem a marcare ancor di più la differenza dal matrimonio (se l'unione civile si spezza si perde il cognome del partner e se ci si lascia è divorzio immediato), e inserire qualche paletto in più nella stepchild adoption affidando tutto nelle mani del Tribunale dei minori.
Emendamenti che sarebbero stati illustrati anche dai Cinque stelle, Sel, ai liberal di Forza Italia e ai Verdinaniani, favorevoli al ddl.
Il Premier Renzi ha sostanzialmente lasciato libertà di coscienza ai suoi.
Per Forza Italia invece il ddl va modificato, ma anche qui Silvio Berlusconi ha lasciato libertà di scelta e non ha escluso un punto di incontro qualora vengano fatte delle modifiche. Modifiche a cui è per esempio si è detto in questa settimana esplicitamente contrario il sottosegretario alle riforme Pd, Ivan Scalfarotto.
Tenutosi fuori dalla discussione fino alla fine, Papa Francesco è intervenuto solo nelle ultime ore: "Non confondere le unioni civili con il matrimonio" ha dichiarato, mentre il Presidente della Cei, Angelo Bagnasco, ha dato il proprio endorsement al Family Day . Manifestazione a cui ha annunciato di partecipare anche l'attuale Ministro dell'Ambiente Gian Luca Galletti.
Ma per saperne di più ripercorriamo la difficile storia del disegno di legge scoprendo cosa prevede esattamente e comparando la situazione italiana con quella europea.
LA DIFFICILE STORIA DEL TESTO
Dopo anni di sostanziale inattività sul tema, è stato il governo Renzi a rimetter mano sulla questione delle unioni civili tra persone dello stesso sesso. Un primo testo è stato approvato il 26 marzo 2015 dalla Commissione Giustizia del Senato, da dove però non è riuscito mai ad uscire per l'opposizione ferrea del Nuovo Centro Destra (che ha presentato 2.778 emendamenti) ed il dibattito interno al Pd tra la componente più laica e quella cattolica.
Fulcro di questo dibattito, prolungatosi evidentemente fino ad oggi, è stata la volontà di separare nettamente l'istituto del matrimonio da quello dell'unione civile, che ha portato alla presentazione di un nuovo testo, nell'ottobre 2015, in cui è stato eliminato qualsiasi riferimento all'articolo 29 della costituzione che regola appunto il matrimonio.
TRA UNIONE CIVILE E MATRIMONIO
Nel dare un riconoscimento formale per la prima volta all'istituzione dell'unione civile tra persone dello stesso sesso , il testo del ddl Cirinnà utilizza la definizione di "formazione sociale" richiamandosi in maniera più esplicita all'articolo 2 della Costituzione che sancisce i diritti inviolabili dell'uomo.
Insomma la nuova legge, se passerà, introdurrà un nuovo istituto di diritto di famiglia, distinto dal matrimonio ma di fatto equivalente.
In tal senso si è riaccesa negli ultimi giorni sopratutto tra i media, l'ipotesi che queste unioni siano troppo vicine ai matrimoni e che ciò comporti un problema di costituzionalità. Alcuni partiti come Forza Italia hanno insistito sul tema e alcuni giornali, come ad esempio Repubblica, hanno in tal senso richiamato la controversa pronuncia 138 della Corte Costituzionale del 2010 che, facendo riferimento al codice civile, stabiliva che i coniugi di un matrimonio dovessero essere persone di diverso sesso.
Ma la Corte più che altro (chiamata a pronunciarsi per il ricorso presentato da due uomini contro il rifiuto di un ufficiale di stato civile del Comune di Venezia di procedere pubblicazione del loro matrimonio) decise sostanzialmente di non intervenire e la Costituzione in realtà, all'articolo 29 - quando parla di matrimonio - ci si riferisce in maniera neutra citando solo "famiglia" e "coniugi".
COSA PREVEDE L'ATTUALE TESTO CHE APPRODERA' IN SENATO
Nell'articolo 1 si fa subito riferimento alle "specifiche formazioni sociali" di cui sopra, con riferimento all'articolo 2 della Costituzione. Si sancisce così, come detto, la nascita di un nuovo istituto diverso ma equiparato al matrimonio, imboccando la stessa strada di Germania, Austria e Svizzera diversamente da quella di Francia, Spagna, Inghilterra, Stati Uniti d'America, Canada, Argentina con cui invece il Parlamento sarebbe stato chiamato a cessare la tradizionale discriminazione matrimoniale delle persone omosessuali.
Gli articoli 2, 3 e 4 e 6 che regolano i diritti e i doveri delle coppie omosessuali, costituiscono il cuore della legge
All'articolo 2 viene prevista la costituzione dell'Unione civile davanti all'ufficiale dello Stato civile e la possibilità di scegliere un "cognome comune".
All'articolo 3 viene ricalcato lo statuto dei rapporti personali previsto per il matrimonio prevedendo l'obbligo reciproco alla fedeltà, all'assistenza morale e materiale ed alla coabitazione.
Nel quarto comma con lo stesso principio si assicurano alle unioni civili tutti i diritti di natura sociale riconosciuti per il matrimonio come l'accesso alla pensione di reversibilità, sgravi fiscali, accesso alle graduatorie per gli alloggi pubblici, permessi lavorativi per ragioni familiari, trasferimenti per motivi di famiglia, congedi matrimoniali, decisioni in materia sanitaria e funeraria ed altro ancora.
NELL'ARTICOLO 5 LA STEP CHILD ADOPTION, COS'E'?
In Inglese "stepchild adoption" significa letteralmente 'adozione del figliastro' cioè la possibilità che il genitore non biologico adotti il figlio biologico o adottivo dal partner. In Italia è prevista dal 1983 per le coppie eterosessuali ma non per quelle omosessuali per il semplice fatto che ad oggi non è riconosciuta nessuna forma di unione tra persone dello stesso testo.
Il ddl Cirinnà non fa altro che applicare la legge del 1983 alle unioni civili anche per le coppie gay che riconosce.
Nel mondo sono 28 i paesi che consentono questo tipo di adozione. Di questi 21 consentono anche l'adozione di figli di terzi.
In Italia c'è un precedente giudiziale che ha riconosciuto di fatto la prima adozione omosessuale. Si tratta del tribunale dei minori di Roma che nel 2014 ha applicato proprio la legge del 1983 che la contempla in alcuni casi per coppie non sposate motivando il tutto "nel superiore e preminente interesse del minore a mantenere anche formalmente con l'adulto, in questo caso genitore sociale, quel rapporto affettivo e di convivenza già positivamente consolidatosi nel tempo".
L'interesse dei bambini è una delle principali motivazioni addotte da chi è favorevole alla stepchild adoption.
Secondo l'Istituto superiore di Sanità, i bambini cresciuti da genitori omosessuali in Italia sono già 100mila: alcuni sono nati da unioni eterosessuali che si sono poi concluse e il genitore ha formato una nuova famiglia con un partner dello stesso sesso; altri sono stati concepiti in famiglie gay grazie alla fecondazione assistita permessa all'estero.
Ma se per molti omosessuali la spechild adoption è troppo poco ("sono figli già nostri") per altri , tra cui i cattolici Dem, potrebbe far aumentare i casi di Utero in affitto all'estero, pratica non consentita in Italia.
Nonostante il legame tra le due cose appaia strumentale, in tal senso i cattolici del Pd hanno proposto emendamenti che prevedano il carcere verso i genitori che ricorrono a questa pratica.
LA SITUAZIONE NEGLI ALTRI PAESI EUROPEI SU UNIONI CIVILI ED ADOZIONI
Partiamo dalle unioni civili. L'Italia è uno dei nove paesi Ue – e l'unico tra le sei nazioni fondatrici dell'Unione europea- a non prevedere alcuna normativa volta a legalizzare e disciplinare i matrimonio gay o qualche altra forma di unione civile. Insieme all'Italia, a non aver legiferato in tema di tutele o garanzie per coppie dello stesso sesso o per i conviventi fuori dal matrimonio, sono solo i paesi dell'est Europa, soprattutto dell'ex blocco sovietico: Bulgaria, Lettonia, Lituania, Polonia, Romania, Slovacchia, Grecia e Cipro.
Ci sono poi Olanda, Danimarca, Finlandia, Belgio, Spagna, Norvegia, Svezia, Portogallo, Islanda, Francia, Gran Bretagna, Lussemburgo, Slovenia, Irlanda. Tutti questi paesi hanno adottato una legge sui matrimoni gay. L'olanda, nel 2001, è stata la prima nazione ad aprire al matrimonio civile per coppie dello stesso sesso, con gli stessi diritti e stessi doveri delle coppie etero tra cui l'adozione. Mentre la Danimarca è stato il primo paese al mondo ad aver autorizzato nel 1989 le unioni civili tra omosessuali, anche se il via libera alle coppie gay a sposarsi davanti alla Chiesa luterana di Stato è arrivato solo nel giugno del 2012.
Se nella maggior parte di questi paesi il riconoscimento dei matrimoni gay non ha provocato reazioni e opposizioni particolarmente significative, in altri l'approvazione della normativa a riguardo, ha subìto numerose resistenze. Prima tra tutti la Francia, dove l'opposizione alla legge, passata dopo il sì del Senato il 18 maggio 2013, si è fatta sentire soprattutto fuori dalle aule parlamentari. All'ostruzionismo della destra in sede di discussione alla Camera della proposta di legge del governo Hollande, si sono aggiunte, infatti, le durissime contestazioni di piazza dell'estrema destra e dei movimenti cattolici in difesa della famiglia tradizionale.
Ma se in Italia il richiamo a principi religiosi è un deterrente particolarmente efficace in fatto di approvazione o riconoscimento di diritti riguardanti questioni eticamente sensibili, in altri paesi, ugualmente cattolici, non è così. La cattolicissima Irlanda – grazie al referendum del 22 maggio 2015- è stata, infatti, la prima nazione al mondo ad introdurre il matrimonio tra persone dello stesso sesso nella costituzione, e l'unica nazione in Europa a legiferare sul matrimonio gay per via referendaria e non parlamentare. Con il riconoscimento del matrimonio ugualitario, in Irlanda sono dunque previste le stesse forme di protezione per le coppie eterosessuali e per quelle omosessuali, per le quali, già dal 2010, era riconosciuta la possibilità di contrarre unioni civili.
Fu però la Spagna il banco di prova dell'offensiva laicista contro il cattolicesimo e il suo principio cardine di famiglia tradizionale. Nel 2005 la Revoluciòn –come fu chiamata- del governo Zapatero, fece della Spagna il terzo paese al mondo -dopo Olanda e Belgio- a riconoscere il matrimonio tra persone dello stesso sesso, e il primo paese europeo a maggioranza cattolica ad affrontare la forte ostilità dell'opinione pubblica filoclericale. La Conferenza episcopale spagnola, scesa sul piede di guerra, paventava il rischio di "dissoluzione del giusto ordine sociale" come conseguenza all'introduzione della riforma. I movimenti cattolici e laici in difesa della famiglia tradizionale portarono in piazza centinaia di migliaia di persone per impedire l'approvazione della legge.
Il Partito Popolare di centro-destra presentò un ricorso alla Corte costituzionale per la presunta incostituzionalità di una riforma che, modificando il codice civile spagnolo e rivoluzionando l'istituto delle nozze, riconobbe alle unioni gay identico status di quelle eterosessuali, con tutti i diritti che ne conseguono: eredità pensione e adozione di bambini.
La sentenza arrivò nel 2012, 7 anni dopo l'entrata della legge: il ricorso fu bocciato e stabilita la piena costituzionalità della legge. A undici anni di distanza cosa è cambiato a livello di dibattito politico e di opinione pubblica in tema di nozze gay? I sondaggi registrano come sia il matrimonio che le adozioni siano accettate dalla maggioranza dei cittadini. Anche i popolari si sono "arresi" alle nozze tra persone dello stesso sesso: nel partito di centrodestra sono ormai in molti a dichiararsi apertamente favorevoli al matrimonio gay. Si può affermare, dunque, che la Spagna convive senza traumi con la legislazione che legalizzò i matrimoni gay.
Tornando al contesto europeo, nessuna legge a favore dei matrimoni gay è prevista, invece, in Germania, Austria, Ungheria, Repubblica Ceca, Croazia e in Svizzera, paesi dove, tuttavia, sono riconosciute le unioni civili. L'Italia, come detto, è l'unica nazione europea, tra quelle occidentali, a non prevedere nel proprio ordinamento il matrimonio gay né qualche forma di unione civile.
In molti paesi europei il riconoscimento del diritto di contrarre nozze tra persone dello stesso sesso è andato di pari passo con la possibilità per le stesse dell'adozione congiunta. Partendo dall'Olanda, apripista anche in fatto di adozioni gay, oggi i paesi europei che contemplano leggi in materia – e che quindi riconoscono agli omosessuali il diritto all'adozione- sono: Svezia, Spagna, Regno Unito, Islanda, Belgio, Norvegia, Danimarca, Francia, Malta, Lussemburgo.
Tra i paesi che disciplinano l'istituto delle Unioni civili, ma non del matrimonio gay, alcuni (Germania, Groenlandia, Austria) in materia di adozioni, contemplano la diversa soluzione della stepchild adoption –il punto più controverso del ddl Cirinnà-, la possibilità di adottare il figlio del/della partner. Situazione particolare è quella della Slovenia, dove la legge sulle step-child è stata approvata, insieme a quella sul matrimonio, nel 2011, ma successivamente abrogata da un referendum nel marzo 2012. La legge attualmente in vigore, tecnicamente, consente le step-child ma solo all'interno di Unioni civili.
A fare eccezione sono: il Portogallo, dove c'è il matrimonio ma sono escluse le adozioni, la Finlandia, dove esiste il matrimonio e la possibilità di adottare il/la figlio/a del/della partner ma non l'adozione congiunta, e Svizzera, Croazia, Ungheria e Repubblica Ceca dove invece ci sono le unioni civili ma non le adozioni (nemmeno quelle dei figli del partner).
Alessandro Tettamanti e Eleonora Fagnani