Lunedì, 07 Marzo 2016 21:26

Fondi cultura: "Sbagliato far dipendere i contributi degli enti locali dal Fus"

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Ancorare al Fus (Fondo unico per lo spettacolo) i finanziamenti comunali destinati alla cultura è un errore. “Le amministrazioni locali [...] non dovrebbero far dipendere le loro politiche culturali da quelle del Fus, considerando la diversità delle funzioni e il più stretto rapporto con il territorio”.

Sono alcune delle osservazioni contenute nella relazione stilata, nel settembre scorso, dalla Commissione Teatro, organo consultivo (composto da Lucio Argano Massimo Cecconi Ilaria Fabbri, Roberta Ferraresi e Oliviero Ponte di Pino) istituito dal Mibact per valutare, a un anno dall'entrata in vigore, gli effetti del decreto con cui lo stesso ministero aveva stabilito, nel 2014, nuovi criteri per l'assegnazione dei contributi del Fus.

Pur essendo, il dossier, frutto del lavoro di una commissione competente per il solo ambito teatrale, alcuni passaggi presentano spunti di riflessione interessanti anche per gli altri settori dello spettacolo dal vivo e, più in generale, per il comparto cultura tout court.

Com'è noto, nei giorni scorsi, all'Aquila, alcune associazioni hanno protestato, annunciando contestualmente la cessazione della propria attività, contro la decisione, presa dalla giunta comunale, di modificare il regolamento che disciplinava l'erogazione dei fondi per le attività culturali.

Sintetizzando, il Comune ha posto come condizione per godere del diritto ai finanziamenti triennali – gli unici che consentono di fare una vera programmazione - l'accesso al Fus. Un requisito che però, all'Aquila, sono in pochi ad avere. Infatti, come ha denunciato anche il gruppo Appello per L'Aquila che vogliamo, oltre 500 mila euro, del milione e 600 mila a disposizione del Comune per il 2016, andranno a Istituzione sinfonica e Teatro Stabile, che già percepiscono i fondi regionali e, per l'appunto, quelli Fus.

Per tutti gli altri – per quegli enti, cioè, che non non percepiscono il Fus, pur svolgendo un'attività sul territorio di alto livello qualitativo e con riscontri, in termini di pubblico, anche importanti - il regolamento prevede solo contributi ordinari o straordinari, che però, oltre a essere più modesti, vengono concessi su base annua e non triennale.

Il Comune, insomma, prendendo forse troppo alla lettera lo spirito del decreto ministeriale, ha deciso di impostare le proprie politiche culturali privilegiando le realtà più strutturate e concedendo ai “piccoli” - senza fare distinzione, peraltro, tra chi esiste e lavora da oltre vent'anni e chi, invece, è arrivato per ultimo -  finanziamenti una tantum.

Ora, nella relazione della commissione consultiva per il teatro si legge come questa impostazione sia, sostanzialmente, sbagliata: “Essere esclusi dal Fus" recita il dossier "non significa essere esclusi dal teatro. In Italia operano centinaia di compagnie e di teatri che non vengono sostenuti dal Fus. Queste realtà svolgono comunque una attività importante e meritoria. Il riconoscimento da parte del Fus non è e non deve essere una patente. Tra gli intenti del nuovo decreto era chiaro sin dall’inizio la volontà di abolire rendite di posizione e cristallizzazione di finanziamenti, riportando ogni sostegno all’attività, alla sua qualità e alla capacità progettuale. Questo deve essere chiaro al mondo del teatro, ma anche alle amministrazioni locali, che non dovrebbero far dipendere le loro politiche culturali da quelle del Fus, considerando anche la diversità delle funzioni e il più stretto rapporto con il territorio.Il sostegno del Fus non è un diritto acquisito, che si mantiene anno dopo anno (e magari si trasmette di padre in figlio). La realtà di teatri e compagnie cambia così come cambiano e si evolvono linguaggi e modalità di creazione e produzione, e l’utilizzo del Fus deve tenerne conto".

Escludere dai finanziamenti pluriennali le piccole associazioni non consente loro di impostare una programmazione a lungo termine (chi lavora nel settore artistico sa quanto sia importante sapere con anticipo su quante e quali risorse si può contare), disperde i fondi in mille rivoli che non premiano il merito e apre anche la strada a clientelismi e favoritismi, visto che aumenta il potere discrezionale del politico, dell'assessore e della commissione di turno.

MASCIOCCO (SEL): REGOLE CONDIVISE IN CONSIGLIO, POLEMICHE STERILI. CHIEDERSI PERCHE' LA REGIONE HA INTERROTTO FINANZIAMENTI ORDINARI

Il dibattito che si è sviluppato nelle ultime settimane, riguardante i contributi che ricevono le attività culturali della città, evidenzia una sterile polemica che non aiuta a trovare le soluzioni auspicate. Ferme restando le legittime richieste di sovvenzione da parte delle associazioni culturali e le sottolineature critiche di alcune forze politiche che si sono espresse sull'argomento, vorrei ricordare che il 30 aprile dello scorso anno il Consiglio Comunale, all'unanimità (cosa peraltro piuttosto rara in questa consiliatura) ha approvato il Regolamento per l'attribuzione di provvidenze economiche alle associazioni culturali. Regolamento che, prima del passaggio in Consiglio, è stato oggetto di due incontri con le stesse associazioni le quali, per parte loro, hanno plaudito alla riorganizzazione proposta dall'Assessorato, in quanto lamentavano che negli esercizi precedenti si distribuissero contributi a pioggia sempre ai soliti noti.

Infatti, cosa altrettanto rara, sia durante la fase di costruzione del regolamento, sia nei mesi successivi alla sua approvazione, non si è registrata nessuna lamentela, né da parte di associazioni culturali né da parte delle forze politiche. Quindi è veramente stucchevole assistere a delle accuse politiche che mirano a sottolineare presunte responsabilità a carico dell'Amministrazione, quando il percorso sulle regole è stato condiviso. Casomai bisognerebbe chiedersi perché la Regione ha interrotto il flusso di finanziamenti ordinari in favore delle Istituzioni culturali del Comune dell'Aquila, utilizzando invece un milione e seicentomila euro di fondi Cipe, assegnati al turismo, per trasferirli soltanto alle Associazioni culturali destinatarie di fondi "FUS" che, non avendo ricevuto i fondi promessi dalla Regione per l'esercizio 2015, avrebbero chiuso i bilanci in passivo perdendo la possibilità di ottenere finanziamenti ministeriali.

Mi permetto ancora di sottolineare che, il ragionamento riguardante la programmazione pluriennale delle attività culturali, basato sulla certezza dell'assegnazione del contributo comunale, non trova conforto nella gestione della spesa pubblica, che ritiene una liberalità la concessione di contributi e, purtroppo, assegna all'Ente, in caso di necessità, anche il diritto di revocare contributi già impegnati in favore delle associazioni.
In ogni caso se i consiglieri comunali ritenessero necessaria una rivisitazione del regolamento in questione facciano una proposta, ferme restando la trasparenza delle concessioni, la misurabilità dei criteri di assegnazione adottati, la possibilità per l'Ente di promuovere proprie iniziative di politica culturale.

 

 

Ultima modifica il Martedì, 08 Marzo 2016 14:28

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