Se ne dibatte da settimane, ma ora sembra diventare una realtà.
Dopo le polemiche nei mesi scorsi intorno al presunto "scippo" degli uffici della Soprintendenza archeologica a beneficio di Chieti [leggi l'articolo], dalla Regione Abruzzo sembrerebbe abbattersi un nuovo colpo per L'Aquila capoluogo di regione.
Secondo quanto si apprende dai rumors nei corridoi di Palazzo Silone, sede aquilana della giunta regionale, già nella tarda serata di venerdì il gabinetto del governatore Luciano D'Alfonso annuncerà con una nota che l'amministrazione ha intenzione di proporre in commissione lunedì prossimo un progetto di legge regionale dal titolo provvisorio: "Ridenominazione del toponimo L'Aquila in Aquila".
Gian Luigi Di Ninno, dallo scorso gennaio a capo dell'ufficio stampa della giunta, ha ammesso l'esistenza del progetto, ridimensionandone tuttavia la portata: "L'Aquila porta questo nome, come è noto, in seguito al Regio Decreto 1891 del 23 Novembre 1939, anno XVIII del fascismo, che introdusse l'articolo creando non poche diatribe sul suo uso nel caso di preposizione articolata – ha affermato a NewsTown – il decreto a firma di Vittorio Emanuele fu, nei fatti, fortemente voluto da Mussolini. L'amministrazione con questo gesto intende ottenere il duplice risultato di rimuovere un lascito del Ventennio e di risolvere una volta per tutte la vexata quaestio se si dica dell'Aquila, di L'Aquila o de L'Aquila".
Dunque, una iniziativa messa in atto con le migliori intenzioni, sembrerebbe. Non è però d'accordo il sindaco del capoluogo, Massimo Cialente: "Per la città sarebbe un disastro – sostiene ai microfoni di NewsTown – dovremmo aggiornare tutta la nostra comunicazione, persino quella sul web, e l'ente dovrebbe mandare al macero tonnellate di carta intestata, già vessata quando ci candidammo a capitale europea della cultura. Stavolta andrebbe ristampato tutto, rifatti i timbri, sostituite le targhe di ogni edificio comunale, con pesanti ripercussioni per i vincoli di bilancio. Se la proposta diventerà legge, sono pronto alle dimissioni".
"Non amo pensare male, ma in questo caso non posso farne a meno – ha invece chiosato Stefano Palumbo, capogruppo del Partito Democratico in consiglio comunale – da molto tempo insieme ad altri lavoriamo a una riforma strutturale del Pd aquilano sotto le insegne di Progetto L'Aquila: è chiaro che qualcuno vuole inficiare quanto da noi costruito finora costringendoci a cambiare simbolo. E, si sa, far conoscere un simbolo nuovo è come dover ripartire da zero. Evidentemente a Pescara a qualcuno sta bene che le cose qui da noi non cambino. Ma noi andremo avanti, con o senza apostrofo".
La querelle tra coloro che sostengono che con le preposizioni si dovrebbero usare le forme articolate ("dell'Aquila" o "all'Aquila"), decisamente più eufoniche, e quelli secondo i quali "L'Aquila" costituisce un nome unico per cui il suo articolo non può formare proposizioni articolate si è ingigantita negli anni e, con l'avvento dei social network, ha raggiunto livelli parossistici. Né è bastata la pronunciazione dell'Accademia della Crusca, che ha sposato la tesi delle preposizioni articolate.
La replica di D'Alfonso: "Disegniamo scenari nuovi"
Si tratta di un'imprescindibile imperativo categorico cui il mio governo non ha opportunità né intento di sottrarsi". A dichiararlo è il presidente della Regione Luciano D'Alfonso, in seguito alla polemica scoppiata dopo la diffusione del progetto di legge sul cambiamento del toponimo "L'Aquila" in "Aquila".
"E' un affidavit che la Storia lascia nelle nostre mani - continua il governatore - intimandoci di disegnare scenari rinnovati per il vivere democratico e, mi sia consentito dire, l'ortografia. Sta a noi fare piazza pulita di dispotici richiami ad apostrofi impressi col braccio romanamente teso, rigenerando un'onomastica limpida e scevra di orpelli interpuntivi, non più vittima di ondivaghe interpretazioni lessicali né di fraintendimenti ideologizzanti".