Stefania Pezzopane prossima vittima delle pratiche di dossieraggio della stampa berlusconiana, simili a quelle messe in atto contro l'ex direttore de L'Avvenire Dino Boffo? Secondo Il Fatto Quotidiano sembrerebbe proprio di sì.
Il giornale di Antonio Padellaro e Marco Travaglio ha pubblicato, due giorni fa, un articolo intitolato “La bomba sporca dei falchi: dossier sui 'nemici'” il cui sommario recita:“I berlusconiani preparano 'ritratti' contro magistratura democratica e senatori. Nel mirino anche la Pezzopane”. L'articolo - 4 colonne nel taglio basso di pagina 4 - contiene anche una foto della senatrice aquilana.
Stefania Pezzopane, eletta a febbraio nelle fila del Pd, è la vicepresidente della Giunta per le autorizzazioni, l'organo che, a breve, sarà chiamato a votare sulla decadenza di Berlusconi dalla carica di senatore per effetto della sentenza definitiva emessa dalla Corte di Cassazione lo scorso 1° agosto.
Berlusconi, come è noto, è stato ritenuto colpevole del reato di frode fiscale e condannato a 4 anni di reclusione (3, però, sono coperti dall'indulto) e all'interdizione dai pubblici uffici. La suprema corte ha stabilito che la durata dell'interdizione (fissata, nel secondo grado di giudizio, a 5 anni) deve essere però ricalcolata dalla Corte d'appello di Milano. Ma si tratta solo di una ridefinizione, la misura scatterà comunque.
Secondo Il Fatto quotidiano gli house organ della destra berlusconiana sarebbero pronti a scatenare, nei prossimi giorni, una campagna di delegittimazione contro i membri della Giunta avversi a Berlusconi, per minarne la credibilità.
Il metodo utilizzato sarebbe lo stesso del caso Boffo: la creazione di dossier con prove false o con informazioni ottenute andando alla ricerca di fatti dai contorni incerti avvenuti nel passato o veri solo in parte al fine di svilire la reputazione o l'attendibilità di una persona.
La Giunta delle autorizzazioni del Senato conta 23 componenti: 8 del Partito democratico, uno di Sel, uno di Scelta civica, 4 di M5S, 6 del Pdl, uno di Gal (Grandi Autonomie e Libertà), un socialista e un leghista. Pd, Sel, Scelta civica e Cinque stelle - cioè i partiti che hanno già annunciato che voteranno sì alla decadenza – hanno una maggioranza abbastanza solida, 14 membri contro 9. Se le intenzioni di voto manifestate in queste ultime settimane fossero confermate, il destino di Berlusconi sarebbe dunque segnato.
Scrive Sara Nicoli, autrice dell'articolo: “Alcuni dei falchi del Pdl stanno per rendere pubblici (si presume sui giornali di “famiglia”) alcuni ritratti “mirati” su componenti ritenuti particolarmente ostili nella Giunta per le autorizzazioni del Senato. Insomma, quei “colleghi senatori” capaci di influenzare, con la loro intransigenza, anche gli altri componenti dell'organismo più dubbiosi sull'iter dei lavori rispetto alla fretta che ostenta il presidente Dario Stefàno”.
Quest'ultimo, esponente di Sel, ha detto di voler “chiudere la partita” decadenza entro il 30 settembre. Stefàno, nei giorni scorsi, ha dichiarato anche che i lavori della Giunta non subiranno rallentamenti dovuti ai tentativi di ostruzionismo che potrebbero essere messi in atto da parlamentari del Pdl.
“Uno degli obiettivi della strategia di resistenza berlusconiana” scrive infatti Il Fatto quotidiano “è quello di prendere tempo e rinviare il più possibile il voto finale; la campagna di delegittimazione, insomma, potrebbe essere un modo per 'sortire alla bisogna'”.
Secondo Il Fatto, la stampa berlusconiana sarebbe pronta a impallinare la Pezzopane sulla vicenda dell'“occupazione” di un tratto dell'autostrada A24 avvenuta nel giugno 2010, in occasione di una manifestazione alla quale parteciparono più di ventimila aquilani. Quel giorno il corteo, partito dalla vie del centro storico, “sfondò” pacificamente le barriere del casello dell'Aquila ovest dell'Autostrada dei Parchi e ne occupò per qualche ora un breve tratto. Tra le migliaia di persone che “invasero” l'autostrada c'erano anche la Pezzopane, l'allora deputato Pd Giovanni Lolli, il sindaco dell'Aquila Massimo Cialente più vari altri rappresentanti delle istituzioni e delle associazioni di categoria locali. L'indagine è stata in seguito archiviata.
“Stefania Pezzopane” scrive ancora Il Fatto “sarà oggetto di attenzioni mediatiche. Su di lei la campagna di delegittimazione partirà da quel blocco dell'A24, del giugno 2010, quando le autorità abruzzesi manifestarono contro il governo Berlusconi per ottenere il fondi promessi per la ricostruzione, mai arrivati. Per quell'episodio la Pezzopane fu indagata per interruzione di pubblico servizio e su questo si baserà la campagna delegittimatoria: come può essere credibile chi, da amministratore pubblico, è finito sotto inchiesta addirittura per interruzione di pubblico servizio? Insomma” conclude poi Il Fatto “ogni carta sarà buona pur di minare la credibilità (esterna) e la convizione (personale) di chi sarà chiamato a esprimere un voto esiziale per il Cavaliere”.