Giovedì, 21 Aprile 2016 15:02

Bilancio: lo 'spettro' dello scioglimento del Consiglio comunale

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"Il Governo Renzi, a nostro avviso, ha deciso che l’ultima Amministrazione Comunale nel nostro Paese di stampo ulivista deve essere estirpata, per questa ragione non ha ritenuto di assegnare, nella legge di stabilità 2016 e in vari provvedimenti governativi successivi, alcuna somma aggiuntiva rispetto ai trasferimenti che, per normativa vigente, spettano al nostro Comune e che riguardano la redazione del bilancio di previsione 2016".

Parole di Giustino Masciocco (Sel) ed Enrico Perilli (Prc) che, in un comunicato stampa, hanno 'rotto' i sottili equilibri che sottendono alla maggioranza di centrosinistra, alle prese con la difficile successione a Massimo Cialente, a livello locale, e con il nuovo corso che il premier segretario Matteo Renzi sta dando al Partito Democratico, sempre più Partito della Nazione, centrista, slegato da qualsiasi ideologia post-comunista.

L'accusa politica è chiarissima: il mancato trasferimento dei 24 milioni necessari al Comune dell'Aquila per chiudere il bilancio è una scelta, precisa, del Governo Renzi. "Purtroppo - sottolineano Perilli e Masciocco - dobbiamo registrare, dalla rocambolesca visita in Città della sottosegretaria De Micheli, una modifica dei rapporti con il governo che secondo noi, non solo sono peggiorati, ma si sono caratterizzati per una manifesta volontà di non capirsi 'a prescindere', come direbbe Toto’".

Non sono servite le visite del Capogruppo del Partito Democratico al Senato Zanda, della sottosegretaria Chiavaroli, del viceministro Zanetti, del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio De Vincenti a modificare la situazione dei mancati trasferimenti di somme a sostegno del bilancio di previsione 2016: "il perdurare di tale situazione ne impedisce, di fatto, la redazione", l'affondo. Significa scioglimento del Consiglio comunale.

Il tempo stringe: il 30 aprile prossimo è il termine ultimo per l'approvazione dei bilanci consuntivi e preventivi per gli Enti locali e, in difetto, la norma prevede - appunto - lo scioglimento delle assisi consiliari. "Non possiamo credere che anche all’Aquila stiano maturando le condizioni politiche per la nascita di un comitato d’affari chiamato Partito della Nazione, nel caso così fosse, lo combatteremo, insieme ad altri, con tutta la forza (politica) possibile".

Più chiaro di così. Ma a cosa fanno riferimento Perilli e Masciocco quando parlano di "condizioni politiche" adatte alla "nascita di un comitato d'affari chiamato Partito della Nazione"?

Un passo indietro. Stamane, a margine della conferenza stampa sul Masterplan per l'Abruzzo, abbiamo fatto il punto con il sindaco, Massimo Cialente. "Ho posto il problema del trasferimento dei fondi per chiudere il bilancio già nell'aprile scorso: poi, dal mese di ottobre c'è stato un carteggio intensissimo con il Governo", ha spiegato il primo cittadino.

"Abbiamo inviato la documentazione necessaria a dimostrare che, più o meno, avevamo bisogno di 24 milioni, come l'anno passato. Mi sono mostrato disponibile, comunque, a venire incontro al Governo, aumentando un poco le tasse visto che, a dire il vero, il Comune dell'Aquila ha tariffe più basse della media nazionale, per ovvi motivi. Purtroppo, non abbiamo avuto nulla in Legge di stabilità: erano molto incazzati per la storia dei precari, sul mancato rinnovo dei contratti. A volte, ci sono anche aspetti punitivi che sottendono a questioni come questa".

Una punizione del Governo, in altre parole. "L'ho vissuta un pò così. Abbiamo perso poi il treno del Milleproroghe: ho segnalato ripetutamente che mi avrebbero portato allo scioglimento del Consiglio comunale". Risposte non sono arrivate. Anzi sì, ma non quelle attese. "Dopo lungo tempo, è arrivata una lettera autografa della sottosegretaria Paola De Micheli che mi informava che avrebbe chiesto a Raniero Fabrizi (il titolare dell'Ufficio speciale, ndr) di fare da advisor per valutare la consistenza delle somme realmente necessarie al Comune per coprire le minori entrate e le maggiori uscite connesse al post terremoto. Fabrizi ha chiuso la sua valutazione a 18 milioni e mezzo, più 4 milioni e mezzo che - ha scritto - potevano essere giustificati o meno: ho dimostrato che i 4 milioni e mezzo erano più che giustificati e, dunque, che il Comune dell'Aquila aveva necessità di 22 milioni e mezzo, almeno. Manca un milione e mezzo: contestano i fondi che mettiamo noi in bilancio, come Ente, per il personale in più di cui necessitiamo, personale di cui, non ci fosse stato il terremoto, non avrei avuto evidentemente bisogno". 

Non è questo il punto, tuttavia. Non si sta discutendo del milione e mezzo mancante, tra una valutazione e l'altra. "Il punto è un altro", riconosce Cialente. "Con la Legge di Stabilità, non solo non ci hanno garantito i fondi necessari per chiudere il bilancio, ma ci hanno pure impedito di alzare le tasse. Per cui, ci troviamo un bilancio da chiudere con 24 milioni in meno e senza neppure la possibilità di alzare le tariffe".

Si può alzare la TARI, in realtà. E verrà alzata del 20%. "Le tariffe vanno approvate dal Consiglio comunale entro il 30 aprile - è propedeutico all'istruzione del bilancio - e, una volta approvate, non si possono più modificare. Negli anni passati, coprivamo i mancati introiti assicurati dalla TARI (si calcola sui metri quadri e, come ovvio, con molte case ancora inagibili, a L'Aquila genera minori introiti rispetto al passato, ndr) con i soldi assicurati dal Governo. Parliamo di circa 6 milioni, rispetto ad un contratto di servizio che si attesta su 14.5 milioni. Quest'anno, con il ritorno a casa di altri cittadini, abbiamo recuperato un poco e arriviamo a 9.6 milioni: tuttavia, mancano ancora 4.9 milioni. Per coprire la somma, dovremmo alzare le tariffe TARI del 50%: è improponibile".

Dunque? "Alzeremo le tariffe del 20%, consapevoli che non è sufficiente e che, quindi, avremo il parere negativo dei revisori e del dirigente. Se c'è ancora una maggioranza, in Consiglio comunale approveremo comunque la delibera e, così, avremo la possibilità di chiudere il bilancio, un bilancio tecnico, e andare avanti almeno fino a quando non arriveranno i soldi dal Governo. Mi hanno assicurato che i fondi saranno stanziati entro la fine del mese di aprile, l'intervento potrebbe essere inserito nel così detto Decreto Ricerca: se così non fosse, la Giunta sarà stata sciolta dal Governo perché il bilancio tecnico, in realtà, renderebbe impossibile andare avanti, non sarebbe sostenibile".

Chiaro, no? E' tutto in mano al Governo: è a Palazzo Chigi che si decide il futuro della legislatura, e l'ultimo anno di consiliatura prima delle elezioni amministrative del 2017. Certo, non c'è da star tranquilli se è vero che il problema era noto già da un anno, che il Comune ha dimostrato di avere effettiva necessità dei fondi, e se, come dice Cialente, il mancato trasferimento dei fondi è una scelta punitiva dell'esecutivo Renzi che, così fosse, dimostrerebbe di non avere affatto a cuore i destini della città.

Cialente parla di sottovalutazione del problema, ma non sembra molto convinto. "C'è stata una sottovalutazione grave. Io ho la coscienza apposto perché ho segnalato da tempo il problema e dimostrato che le nostre valutazioni sono più che fondate. Se poi hanno deciso che la mia mission è finita...".

Eccolo, il punto politico. E torniamo al comunicato stampa firmato, stamane, da Perilli e Masciocco. Fantapolitica, direte: a leggere tra le righe, però, non è affatto così. Il Governo, infatti, sta tenendo per la 'gola' la maggioranza che sostiene la giunta Cialente, costringendo i consiglieri di maggioranza - diamo per scontato che le minoranze voteranno contro - ad approvare provvedimenti pure innanzi al parere negativo degli organi tecnici. A dire che, eventuali responsabilità contabili sarebbero in capo ai consiglieri comunali. Che poi, pure venisse approvato il bilancio, se i soldi saranno davvero assicurati, allora si potrà andare avanti fino alla primavera 2017, altrimenti, come spiegato da Cialente, la gestione sarebbe impossibile, per la Giunta comunale.

Come si è arrivati a questo punto, e perché? Stando a Sel e Rifondazione Comunista, il Governo vorrebbe estirpare l'ultima giunta ulivista del Paese così da creare le condizioni politiche "per la nascita di un comitato d'affari chiamato Partito della Nazione". Rompere gli equilibri del centrosinistra cittadino, in altre parole, per costruire una candidatura in linea con l'immagine che il premier segretario sta dando al Partito Democratico e al Governo. Sul modello della Giunta regionale di Luciano D'Alfonso, per intenderci. E il timore - per ora soltanto sussurrato tra le stanze di Palazzo Fibbioni - è che ci possa essere proprio il governatore, alla regia dell'operazione, nel ritrovato idillio con Palazzo Chigi, 'ricucito' con il passo indietro sul referendum 'No Triv', 'sbocciato' con la visita di Renzi ai Laboratori del Gran Sasso e 'culminato' con la firma sul Masterplan per l'Abruzzo, il primo dei Patti con il Sud che Palazzo Chigi è pronto a ratificare.

Chissà se è un caso: nei minuti in cui Perilli e Masciocco inviavano alla stampa la nota, a Palazzo Silone D'Alfonso, innanzi a Cialente, Pietrucci, Albano e Palumbo, elogiava, ancora e pubblicamente, Americo Di Benedetto e il suo lavoro alla Gran Sasso Acqua. Il volto giusto, per dare corpo al Partito della Nazione di stampo renziano; il nome che potrebbe rompere, appunto, la maggioranza ulivista che, fino ad oggi, ha governato la città.

Rumors raccontano che anche l'anima più a sinistra del Pd aquilano si stia convincendo del sostegno a Di Benedetto, pur con qualche mal di pancia. "Non possiamo credere che anche all’Aquila stiano maturando le condizioni politiche per la nascita di un comitato d’affari chiamato Partito della Nazione", le parole di Perilli e Masciocco. "Nel caso così fosse, lo combatteremo, insieme ad altri, con tutta la forza (politica) possibile".

Ultima modifica il Venerdì, 22 Aprile 2016 17:07

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