Mercoledì, 04 Settembre 2013 18:30

'Vita Indipendente': dopo dieci mesi la legge è ancora in alto mare

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Quasi un anno fa l’Abruzzo aveva deciso di porre fine al monopolio degli operatori sociali, i cosiddetti “professionisti non disabili” che operano sulle persone non autosufficienti, con la legge regionale numero 57 del 23 novembre 2012, “Interventi regionali per la vita indipendente”.

Dopo dieci mesi dall’approvazione all’unanimità del provvedimento, della copertura finanziaria e delle linee guida non v’è nessuna traccia: due elementi fondamentali per dare concretezza ad una legge che altrimenti rimarrà carta straccia.

E’ questa la denuncia fatta questa mattina dal consigliere regionale di Rifondazione Comunista Maurizio Acerbo, tra i promotori insieme al consigliere regionale dei Comunisti Italiani Antonio Saia, della prima proposta di legge sulla 'vita indipendente'. Acerbo ha deciso di presentare un’interrogazione al prossimo consiglio regionale per chiarire le ragioni di questo ritardo, che mette in difficoltà la quotidianità di tanti cittadini abruzzesi disabili.

Il 13 novembre del 2012 fu una giornata di grande entusiasmo e grandi speranze nella sala del consiglio regionale. Tutti erano contenti per il risultato raggiunto. Finalmente cambiava anche in Abruzzo la filosofia con cui, fino a quel momento, era stata concepita la vita di un disabile. L’Abruzzo aderiva simbolicamente al movimento della Vita Indipendente, che nato negli anni sessanta, rivendica l’autonomia decisionale dei disabili nella gestione della propria vita.

Sono i disabili i maggiori conoscitori delle loro difficoltà, per questo devono essere loro stessi a scegliere modi e tempi per condurre la loro 'vita indipendente'. Il disabile da soggetto passivo di politiche assistenzialiste diventa protagonista attivo della propria esistenza. La legge dà la possibilità al disabile di scegliere per se stesso un programma di assistenza indiretta personalizzato e a domicilio, autogestendo la propria giornata e vivendo in maniera autonoma.

Si tratta di una legge buona ed efficiente sotto molti aspetti. Prima di tutto dal punto di vista del disabile. “La legge è buona perché dà un’ottima assistenza al disabile, che sceglie la persona che ritiene più adatta”, ha spiegato al telefono Nicolino Di Domenica, Responsabile del Movimento 'Vita Indipendente' Abruzzo.

Una legge intelligente anche sotto il profilo dell’efficienza e del lavoro. L’assistenza personalizzata distribuisce sul territorio regionale più persone rispetto a quelle impiegate negli istituti. “Attualmente il rapporto tra disabile e lavoratore è di quindici a uno, con la 'Vita Indipendente' sarebbe di uno ad uno”. E non sono solo questi i numeri che contano. Come ha ricordato il Presidente del Movimento Vita Indipendente Abruzzo, “un’ora di assistenza diretta al disabile, con il Comune che manda la cooperativa a casa, costa oltre venti euro, mentre l’assistenza indiretta a domicilio che prevede la legge costa dieci euro all’ora. In questo modo, il Comune avrà anche il doppio delle ore di assistenza a disposizione”.

Ha ricordato Acerbo: “La legge fu salutata in pompa magna dalla maggioranza e venne perfino Mina Welby”, diventata negli anni una bandiera della difesa dei diritti dei disabili. Contattata al telefono da NewsTown, la moglie di Piergiorgio Welby non ha faticato a credere che in Abruzzo le cose non stiano andando avanti, considerato che anche nel resto d’Italia non sembra esserci spazio per i disabili, soprattutto in tempi di austerity economica. “E’ quasi dappertutto così. Ci sono cose che non vanno anche in Emilia Romagna, dove i malati di Sla devono provvedere per comprare tutto, anche le garze. Le regioni stesse su questo non sono virtuose. Purtroppo anche sull’Ilea, i livelli essenziali d’assistenza, l’Italia zoppica”.

Eppure, in altre regioni come Toscana e Puglia ben 8 milioni sono i soldi destinati quest’anno ai progetti di 'Vita Indipendente'.

Dopo l’approvazione di un testo unitario, frutto di due proposte di legge, la prima di Saia-Acerbo, la seconda dai consiglieri del Pdl Nicoletta Verì e Riccardo Chiavaroli, la Giunta regionale ha avuto novanta giorni di tempo, come stabilito dall'articolo 16 della legge, per emanare le linee guida d’applicazione. Non lo ha ancora fatto.

E la realtà che deve affrontare quotidianamente una persona come Nicolino Di Domenica, che deve fare i conti con i ritardi della Regione Abruzzo, è sempre più difficile: “Io vivo grazie alla mia famiglia, mia sorella e mio cognato, ma se voglio andare al mare o ad un convegno non posso. Vivo segregato in casa, non ho persone che mi accompagnano e con le cooperative spendo tanti soldi”.

“Penso che il ritardo sia dovuto alle forti pressioni da parte di istituti, cooperative e associazioni per disabili,- ci ha spiegato - perché se i disabili frequentano l’associazione loro percepiscono i soldi, altrimenti no in quanto il disabile avrebbe il proprio assistente. Oggi i soldi sono destinati a dare lavoro a persone che speculano sulla nostra disgrazia. In Abruzzo si ragiona ancora sullo scambio di voti”. Invece è necessario che “le risorse pubbliche vengono affidate alle persone più interessate ad usare bene quei soldi”, ha spiegato Acerbo.

Ma perché se la Regione non vuole la legge, l’ha approvata all’unanimità lo scorso novembre?

“La regione ha approvato le legge per darci il contentino, dopo sei anni che insistevamo per averla. Chiodi si vanta di aver risanato la sanità, ma a quale prezzo?”, si domanda Nicolino Di Domenica.

“Un giorno molto importante per la nostra regione” aveva sospirato quasi un anno fa, nel giorno dell’approvazione della legge. Oggi a distanza di dieci mesi, è costretto a fare un passo indietro. Giunge solo amarezza da un uomo che è costretto a lottare ogni giorno non tanto contro la propria disabilità, quanto contro gli ostacoli che la società gli riserva ogni giorno.

Ultima modifica il Mercoledì, 04 Settembre 2013 19:36

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