Lunedì, 18 Luglio 2016 18:20

PD L'Aquila, la segreteria prepara percorso verso le amministrative

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"Fabrizio Barca ha una conoscenza limitata, parziale, del Partito Democratico aquilano; a differenza che altrove, qui ha conosciuto soltanto un pezzo di partito: non si è mai confrontato con dirigenti e militanti".

Ai microfoni di NewsTown, il segretario cittadino del Pd, Stefano Albano, risponde all'ex ministro con delega alla ricostruzione che, nei giorni del Festival della Partecipazione, aveva sottolineato - tra l'altro - come il partito, a L'Aquila e così altrove, non fosse in grado di fare da ponte tra amministratori e i cittadini. Guardando al prossimo appuntamento elettorale, le amministrative del 2017, Barca aveva aggiunto: spero che "il partito sappia pensare non alle persone ma alla strategia per i prossimi cinque anni; L'Aquila ha delle occasioni straordinarie, ha delle potenzialità legate al fatto che si ritroverà col centro storico più modernizzato d'Europa, però ha bisogno che alcuni punti strategici che questa amministrazione ha introdotto siano raccolti e rilanciati con forza".

"E' chiaro che il Pd stia vivendo una fase difficile a livello nazionale, e Barca dice cose piuttosto note", la replica di Albano. "La crisi dei partiti è evidente, così come è chiara la generale stanchezza intorno ai luoghi del confronto e della discussione. Va fatto tesoro, poi, dei segnali emersi dalle ultime elezioni amministrative: è finito il sogno maggioritario del Pd nazionale e si è aperta, invece, una stagione maggioritaria dei 5 stelle che, dove hanno vinto, l'hanno fatto con una lista unica. Tuttavia, si tratta di segnali che, qui a L'Aquila, avevamo già saputo cogliere, se è vero che, un anno fa, lanciando il 'Progetto L'Aquila', abbiamo ribadito la necessità di una politica di alleanze con le forze di sinistra, disegnando un perimetro ampio, ancora più ampio dell'attuale se possibile, entro cui muoverci. Avevamo capito già allora - ha ribadito il segretario cittadino - che il Partito Democratico non può pensarsi autosufficiente: le elezioni hanno raccontato che dove il Pd si è presentato da solo, ha finito per perdere, con i partiti a sinistra che, invece di guadagnarne, sono invece scomparsi".

Dunque, Albano ha voluto togliersi qualche sassolino dalle scarpe: "Vorrei ricordare il film Draquila, la tenda sgonfia del partito nel piazzale del Bar Barbarossa: l'attuale classe dirigente ha ereditato quel partito, un partito che, a L'Aquila, non esisteva quasi più. C'erano gli eletti, gli amministratori: mancava, però, una classe dirigente, una comunità politica. Abbiamo lavorato duramente per ricostruire un tessuto politico". E il riconoscimento del Partito nazionale, è arrivato: "Sono arrivati riconoscimenti importanti per questa classe dirigente: ad ottobre, a Modena, la giovane parlamentare Giuditta Pini ha raccolto le 8 migliori esperienze democratiche a livello territoriale, e c'eravamo anche noi. E non è un caso che sia stato indicato come capodelegazione di un gruppo composto da quattro membri della segreteria nazionale dei Giovani Democratici e da una rappresentanza di under 40 del Pd che, nei prossimi giorni, in Cina, si confronterà con alti esponenti del Partito Comunista".

Albano, e la classe dirigente del partito locale, non lo dicono esplicitamente: eppure, lasciano intendere di avere, in seno al Partito - rinnovato e ringiovanito dalla segreteria Renzi - contatti ben più strutturati di chi, in questi anni, ha rivestito importanti incarichi istituzionali.

"Barca fa una fotografia piuttosto banale della realtà", incalza Fabio Ranieri, presidente provinciale dimissionario del Partito, una delle voci 'contro' la deriva centrista voluta dal premier segretario, tra coloro che voteranno 'No' al Referendum Costituzionale. E che resta convinto, comunque, della necessità di costruire un solido percorso territoriale "che non riproduca gli equilibri romani, e anzi ne resti indipendente", un progetto che nasca e si strutturi sul territorio.

"Condividiamo l'analisi di sistema: nella società liquida, della comunicazione diretta, i partiti non hanno ancora trovato il modo di ripensarsi", aggiunge. "Tuttavia, nella pratica politica quotidiana, i percorsi locali andrebbero conosciuti meglio. Si tratta di percorsi che non vengono certo aiutati e stimolati né dalla nuova legge elettorale né dal metodo che si è imposto a Roma. Barca conosce quel che ha voluto conoscere, ha incontrato chi ha preferito incontrare", a sottolineare che l'ex ministro, in questi anni, ha tenuto una interlocuzione diretta con il sindaco della città, e con pochi altri.

Ranieri, così come Albano, è convinto che l'ex ministro abbia ragione, quando auspica che il partito pensi alla strategia per i prossimi 5 anni, non ai nomi da candidare. E sottolinea come sia fondamentale proprio la comunità politica faticosamente ricostruita in questi anni, "per dar vita ad una coalizione che speriamo di allargare ulteriormente, rispetto al perimetro disegnato alle amministrative di cinque anni fa, coinvolgendo anche quelle forze politiche di sinistra che, allora, scelsero altre strade".

"Il programma di mandato dovremo scriverlo insieme", ribadiscono dalla segreteria. E a settembre, svela Albano, "organizzeremo un momento di discussione aperto sul progetto di città; un progetto che deve coinvolgere tutti, anche e soprattutto il sindaco uscente, Massimo Cialente. In quell'occasione, inviteremo anche Fabrizio Barca, per fargli conoscere il lavoro che stiamo portando avanti".

Sarà l'occasione per lanciare le primarie, e iniziare a disegnare - appunto - il perimetro della coalizione. "Una coalizione che è sempre stata al fianco dell'amministrazione", ha inteso ricordare Albano. "Nel 2014, in un momento difficilissimo per la Giunta del sindaco Cialente, finito indegnamente sotto attacco di una bolla mediatica: allora, il centrosinistra mostrò con orgoglio la volontà di proseguire con ancora maggiore forza il percorso amministrativo. E così abbiamo lavorato per ricucire lo strappo con l'Idv, a seguito del ritiro delle deleghe all'allora assessore Lelio De Santis, e con le forze di sinistra, sul piano di sviluppo del Gran Sasso e al momento, difficilissimo, dell'approvazione del bilancio".

Insomma, il Partito Democratico locale ha avuto un ruolo fondamentale, in questi anni, seppure abbia spesso lavorato sottotraccia, ha sottolineato il segretario cittadino. Altro che isolamento degli amministratori, altro che incapacità di fare da ponte con i cittadini. "Il Partito c'è, c'è una comunità politica solida, che avrà un ruolo importante nella costruzione del percorso politico che dovrà portare alle elezioni amministrative del 2017".

E non si tratta di un semplice rinnovamento generazionale: "Penso che un gruppo dirigente serio debba interpretare i segnali arrivati dalle elezioni di primavera, e tenere in conto le esigenze - forti - di rinnovamento, una delle esigenze certo, non l'unica. Alcuni esponenti del partito, quando si parla di rinnovamento, si pongono però un pò troppo sulla difensiva. Non deve essere così".

Che poi, "il rinnovamento - da alcuni - viene interpretato solo dal punto di vista generazionale", aggiunge il consigliere regionale Pierpaolo Pietrucci. "E' un atteggiamento un poco furbo: la nostra, in realtà, è una esigenza di rinnovamento nell'allargamento, al di là dell'età dei singoli, una esigenza che sentiamo forte anche in Regione, dove siamo pochi e non possiamo bastare a noi stessi. In altre parole: non siamo innanzi alla richiesta dei giovani di scalzare i più anziani, piuttosto va data risposta alla necessità di allargamento e rinnovamento che proviene dalla società. Se non interpretiamo questa richiesta per tempo, ci verrà comunque imposta dagli elettori", sostiene Pietrucci.

"Quando è tempo di cambiare, è necessario cambiare", ribadisce Fabio Ranieri, citando le elezioni amministrative di Torino, con la vittoria - inattesa - di Chiara Appendino su Piero Fassino. "In giro per l'Italia, di Appendino e Raggi il Partito Democratico ne ha migliaia: il problema è che non vengono candidati".

Il tema generazionale è attualissimo, ne è convinto anche Stefano Palumbo che del Pd è capogruppo in Consiglio comunale. "Impostarlo sul dualismo giovani-vecchi, però, è sbagliatissimo: non ci sono giovani che scalpitano per ottenere una poltrona, chiedono piuttosto di poter incidere sempre di più nei processi". Questo non significa "mettere in discussione la strategia costruita in questi anni, che non è demandata nelle mani di una singola persona, ma è stata condivisa e andrà portata avanti. E' arrivato il momento, però, di dare un impulso al progetto di città che abbiamo in mente, di dargli una applicazione pratica".

Che la fase politica sia cambiata, lo dice anche Ranieri: "In questi setti anni e mezzo, il sindaco Cialente ha vestito un poco i panni del 'fighter' della resistenza aquilana, accentrando molto su di sé. E' stato giusto così, era la particolare fase storica che lo richiedeva. Ora, siamo in tempo di pace: i soldi ci sono, la ricostruzione è stata avviata: va rilanciato un discorso più ampio di sviluppo della città. E per farlo, è importante rinnovare la classe dirigente, allargarla anche ad esperienze e intelligenze che, in questi anni, non hanno governato con noi. E' necessario guardare alla città del futuro, immaginarne lo sviluppo da qui a 10, 15 anni: per farlo abbiamo bisogno di altri sguardi, di altri interpreti, di una squadra di governo".

Non c'è bisogno di un altro sindaco accentratore, per intendersi. Piuttosto, di "una squadra di assessori, uno più bravo dell'altro". D'altra parte, "abbiamo la stessa classe dirigente da oltre vent'anni: ora, vanno fatte altre scelte, e non ci vedo niente di strano".

Un messaggio piuttosto chiaro, per il futuro. "Cialente non può ricandidarsi, Pezzopane e Lolli svolgono funzioni fondamentali che è importante continuino a svolgere, e dunque andrà costruito un percorso progettuale solido per arrivare, poi, al nome del candidato che riterremo più idoneo ad interpretarlo. Ci sono un po' di persone, a L'Aquila, che farebbero il sindaco con qualità".

Nomi non se ne fanno: intanto un segnale arriva, e piuttosto chiaro. "E' fondamentale mantenere i nostri presidi in Regione", sottolinea Pietrucci. "Pezzi importanti di città invitano me e Giovanni Lolli a restare ai nostri posti: d'altra parte, stiamo portando avanti dei progetti che sono fondamentali per il disegno strategico della città che verrà. E in questo senso, è fondamentale che Lolli resti in Regione: tra l'altro, è l'unico che ha un riconoscimento importante a livello regionale, nel pescarese e nel chietino ancora più che a L'Aquila, ed è un patrimonio collettivo per il dopo D'Alfonso, quando sarà".

E come scrivevamo ieri, in seno al Pd cittadino sono convinti che il dopo D'Alfonso potrebbe arrivare presto, prima della fine naturale della legislatura, nella primavera 2019. Molto dipenderà anche degli esiti del referendum costituzionale.

"Non abbiamo ansie particolari", rassicura Albano. "C'è un partito forte, solido, che - con le altre forze di coalizione - strutturerà un percorso politico, sui contenuti, che porterà alle primarie per la scelta del candidato sindaco". "Il Pd, ovviamente, farà la sua scelta, punterà su un nome - ribadisce Ranieri - e saranno altri che, eventualmente, decideranno di candidarsi 'contro'", e il messaggio è rivolto al suo stesso partito più che alle altre forze di centrosinistra. Anche perché, non è ancora chiaro se si tratterà di primarie di coalizione o se si arriverà ad un nome condiviso, contrapposto, eventualmente, a candidature che rappresenteranno nient'altro che posizioni da legittimare.

E' un nodo spinoso, ancora da sciogliere. Se davvero il Pd dovesse rinunciare al nome di Giovanni Lolli - e non è affatto detto, comunque - puntando sul vice presidente per la successione del governatore D'Alfonso, potrebbe lavorare alla candidatura di Americo Di Benedetto, aprendo a primarie vere, di coalizione appunto, piuttosto rischiose a dire il vero, considerato che le forze di sinistra - con gli esponenti più a sinistra del Pd, che vengono dalla tradizione del Pci per intendersi - potrebbero puntare, a quel punto, su un candidato forte da contrapporre all'indicazione democrat. Il nome di Di Benedetto, in effetti, aprirebbe un campo d'azione politica importante per le forze di sinistra, che potrebbero puntare al 'ribaltone'.

Rischioso, appunto. "Ma noi crediamo davvero alle primarie", sottolineano dalla segreteria del Pd. Altro nome sul tavolo potrebbe essere quello del capogruppo Palumbo. L'unico rischio da evitare, ribadiscono Albano come Ranieri, è arrivare a rompere in seno alla coalizione. Si dovesse arrivare davvero a questo punto, i democrat potrebbero tirare fuori la carta Pietrucci che garantirebbe la stabilità del centrosinistra.

Sarebbe più semplice chiedere il passo indietro a Pietrucci, piuttosto che a Lolli, il senso ultimo del ragionamento imbastito in queste settimane.

Ultima modifica il Martedì, 19 Luglio 2016 19:08

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