Venerdì, 26 Agosto 2016 22:47

Alfano e la retorica dei "miracoli" da terremoto: la passerella ad Arquata e la necessità di iniziare a parlare di futuro

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La retorica del Governo sulla straordinarietà degli aiuti inizia a stancare.

Lo sforzo che si sta facendo per cercare di salvare più vite possibile è grande ed encomiabile. In molti stanno mangiando polvere da giorni per puro spirito di solidarietà umana. In tantissimi stanno facendo donazioni o si stanno recando come volontari nei luoghi del sisma (anche in troppi).

Ma la visita di oggi del Ministro degli interni Angelino Alfano ad Arquata del Tronto è sembrata più una passerella mediatica che altro.

E' la prima volta, dopo il sisma del 24 agosto, che provo questa sensazione che conosco dai tempi del terremoto che ho vissuto direttamente all'Aquila nel 2009. Nei giorni precedenti, ho percepito come normali e di simbolico conforto per gli sfollati le visite degli altri uomini politici compreso il premier Matteo Renzi. "Siamo come una grande famiglia", bene. Ma sentire Alfano utilizzare toni trionfanti dopo un terremoto che sfiora le 300 vittime inizia a sembrarmi troppo.

Perché l'Italia si è fatta nuovamente trovare così fragile di fronte ad un sisma, sì forte, innanzi al quale le tecniche per diminuire i danni in termini di vite e materia ci sarebbero? Cosa succederà ora a quelle popolazioni e a quei territori? Quando si inizierà a pensare a come sistemare temporaneamente gli sfollati in vista della ricostruzione?

"Prima possibile", ma per il resto Alfano non risponde, la sua è solo una sviolinata, neanche troppo celatamente, a sé stesso, che strumentalizza il lavoro dei volontari che non ne hanno certo bisogno.

Sino ad ora, le dichiarazioni riguardo gli annunci sulle strategie con cui affrontare l'emergenza nel medio termine sono state incoraggianti: Renzi, Boldrini, Delrio hanno esternato la volontà di voler fare attenzione affinché le comunità rimangano tra loro coese e quindi "niente-Newtown-come-a-LAquila".
Ma questa frase fatta, esattamente, cosa vuol dire?

D'altronde, i due terremoti pur presentando alcune similarità (più che altro tristemente casuali come l'orario e la magnitudo), sono in realtà molto diversi. A partire dal numero di sfollati, questa volta fortemente inferiore. Nel centro Italia si tratterà di gestire un 'emergenza di 5mila sfollati circa, e lo Stato può tranquillamente farlo. Bisognerà vedere come, se e quanto, realmente, al di là delle parole di contingenza di questi giorni, alle popolazioni verrà data la possibilità di partecipare alle scelte sul loro futuro.

Perché invece a L'Aquila non fu fatto, anzi venne evitato scientificamente adottando un metodo che poi, un Ministro della Repubblica (Fabrizio Barca) ha definito come a-democratico e che ha creato tante storture e problemi in divenire.

Insomma, è il caso che la politica inizi a comunicare la sua bozza di strategia nell'immediato, per il mese di ottobre, quando ad Amatrice, Accumoli ed Arquata del Tronto farà già troppo freddo per stare nelle tende.

All'Aquila, il terremoto avvenne invece ad aprile, con la primavera alle porte. Anche per questo l'allora premier Silvio Berlusconi ed il suo strumento - il capo della Protezione civile Guido Bertolaso - ebbero l'infelice idea di escludere, per la prima volta in un post terremoto, la possibilità-diritto della città di transizione. "Dalle tende alle case" ve lo ricordate? E per chi (i pochi, come il Comitato 3e32 ma no solo) si opponeva, il ricatto demagogico: "Preferite i container?".

Per non sconfinare nella propaganda, nel centro Italia, la politica dovrà - già da domani - dare risposte in termini di progettualità nell'emergenza, idee di sviluppo delle aree interne di montagna e di messa in sicurezza del territorio. Chi svolge ruoli da Ministro della Repubblica sin dal 2011 come Alfano (Governo Berlusconi IV) ha già le sue responsabilità. Altro che miracoli.

E poi, i soccorsi della Protezione civile hanno avuto ritardi importanti. Fino alle 11, ad Amatrice, a scavare, per lo più, erano volontari e qualche Vigile del Fuoco. Non fu così diverso a L'Aquila dove l'accesso attraverso le vie di comunicazione era persino più semplice. Ma dalle 3:32 alle 9 di mattina, gli aquilani scavarono con le proprie mani per salvarsi.

Poi la macchina dei soccorsi entrò in funzione.

Ora, alcuni segnali riguardo a come si metteranno realmente le cose si vedranno sin dai prossimi giorni. Per mantener fede ai buoni propositi, le persone andranno rese, pian piano, parte attiva nell'organizzazione della propria vita, senza inutili centralizzazioni da parte della Protezione Civile. Inutile, inoltre, fare dei campi tenda grandi dove far convergere gli sfollati delle frazioni più piccole. Le persone hanno mille motivi per voler restare vicini alle proprie case, alla propria terra e ai propri animali. Iniziare a decidere dove stare, quali tende e rifornimenti utilizzare, sono i primi passi dell'autonomia.

Arrivano invece sempre più segnalazioni che, nonostante l'abbondanza di rifornimenti, molte persone che non vogliono spostarsi dalle piccole frazioni dormono ancora in macchina. Cosa ne pensa il ministro dell'Interno Alfano?

Bisogna fare attenzione. Perché la distorsione della verità, nei terremoti, è una brutta bestia e per un cittadino sfollato nelle aree interne montuose colpite dal sisma far sentire la propria voce è molto più complicato che per un Ministro.

La solidarietà significa amplificare e far arrivare quella voce oltre le montagne, nei media, fino a Roma

 

Ultima modifica il Sabato, 27 Agosto 2016 01:56

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