"La Regione ha seguito sin dall'inizio l'evolversi della vertenza, con incontri ripetuti, cercando di favorire una soluzione immediata soprattutto a salvaguardia dei livelli occupazionali. Oggi il bando è pronto: è stato attentamente elaborato dai nostri uffici d'intesa con l'amministrazione comunale di Canistro e con i sindacati, e potrà consentire il rilancio dell'attività rendendola competitiva sul mercato nazionale e internazionale vista la straordinaria qualità delle acque della sorgente S. Antonio-Sponga di Canistro".
Così il vice Presidente Giovanni Lolli questa mattina, a palazzo Silone, ha voluto fare chiarezza su una vicenda che si trascina ormai da tempo e che presenta troppe ombre su una realtà lavorativa importante che ha 70 dipendenti (rispetto ai 120 del passato) ma che ne vede lavorare solo una minima parte costringendo la maggioranza alla cassa integrazione.
"Purtroppo - ha aggiunto Lolli - l'attività produttiva si è gravemente indebolita in questi anni e solo per la Santa Croce. In Abruzzo e in Italia, infatti, nonostante la crisi economica generale, il mercato delle acque minerali ha tenuto bene anche con leggere punte di crescita".
C'è un ultimo passaggio che, al momento, impedisce il perfezionamento del bando europeo: "Ci è preclusa l'entrata in possesso dell'impianto di adduzione, proprietà indisponibile di Regione Abruzzo, che è una pertinenza della sorgente", ha spiegato il vice presidente della Giunta regionale. L'attuale gestore, la società 'Acqua Santa Croce' che fa capo all'imprenditore molisano Camillo Colella, infatti, "ci impedisce l'accesso, nonostante ripetute sollecitazioni. Abbiamo inviato già quattro lettere, e per due volte l'accesso ci è stato negato. E' chiaro che non possiamo pubblicare il bando se non siamo in grado di assicurare la visita del sito a chi si mostrerà interessato. Vogliamo augurarci che non si perseveri in questo illegittimo e sciagurato atteggiamento. Altrimenti, considerati i tempi stretti, saremo costretti ad inviare in loco funzionari della Regione armati di tronchesi, accompagnati dalle Forze dell'Ordine. Abbiamo urgenza di riprenderci ciò che è nostro", ha sottolineato Giovanni Lolli.
Che non si è sottratto alla polemica, alimentata, in questi giorni, dalle dichiarazioni della società 'Acqua Santa Croce'. "Abbiamo letto sui giornali affermazioni sorprendenti", l'affondo. "E allora, è giusto chiarire un paio di questioni. L'attuale gestore dell'impianto è entrato in possesso del bene nel 2008 e, da allora, ha già ottenuto due proroghe. Nel 2015, ha risposto al bando europeo istruito da Regione Abruzzo ottenendo la concessione per ulteriori trent'anni. Se non fosse che la stessa Regione ha poi verificato che erano state rilasciate dichiarazioni mendaci". In particolare, al momento di rispondere al bando, la società non era in regola con il Durc. "Che poi siano riusciti a rateizzare il debito che avevano con l'Inps non ci riguarda: stante la dichiarazione mendace, la concessione è decaduta".
Non solo. "Il Comune di Canisto ha avviato un'azione giudiziaria avverso la Regione, mancando il bando della presentazione di un piano delle acque", ha ricordato Lolli. "Non ci siamo opposti in giudizio, l'amministrazione aveva ragione. E infatti, ha vinto la causa. Tra l'altro, la società del gruppo Colella ha presentato ricorso innanzi al Tar, e ha perso anche lì".
Insomma, la concessione è decaduta e il bando andava necessariamente rifatto. Non si tratta, però, di questioni soltanto giuridiche. "Personalmente - ha aggiunto il vice presidente della Giunta regionale - non sono affatto soddisfatto di come sta andando l'azienda, per quel che riguarda i volumi di produzione e il livello dell'occupazione. In questo senso, i dati sono sconfortanti: oramai, al lavoro ci sono non più di venti persone. E se la produzione è crollata, in questi anni, non si può certo attribuire alla crisi. Anzi, il mercato delle acque minerali è sfuggito alle difficoltà generali. Mi domando: come mai Gran Guizza, a Popoli, e Medibev, a Sulmona, crescono e chiedono addirittura ampliamenti, e la società che gestisce l'impianto di Canistro che, giusto ricordarlo, eroga una delle acque migliori d'Italia, versa in stato di crisi?".
Lolli si toglie anche qualche sassolino dalla scarpa. "Seguo le crisi aziendali personalmente. Per Santa Croce, non ho fatto meno di dieci riunioni con l'amministrazione comunale di Canistro, i sindacati, le Rsu. Ho provato a trovare un accordo, anche forzando la mano ai sindacati, fino al punto che avrebbero accettato si riducesse l'organico a 40 dipendenti, con mobilità volontaria per gli altri, incentivata ad una cifra assai inferiore a quella che si sta riconoscendo su altre vertenze. Siamo andati avanti nelle trattative anche quando Colella era impossibilitato a venire [nel novembre 2015, l'imprenditore è finito ai domiciliari], lo abbiamo riaccolto al tavolo, il Comune si è detto persino disponibile a transare sul debito accumulato dalla società per il mancato pagamento di alcune spettanze, eppure l'imprenditore non ha mai voluto firmare, non ha mai voluto giungere ad un accordo".
Ecco spiegati, dunque, i motivi giuridici e sostanziali, "impossibili da ignorare", per i quali Regione Abruzzo si è trovata costretta ad arrivare ad un nuovo bando per rilanciare lo stabilimento e renderlo competitivo sul mercato. "E abbiamo fortemente voluto che venisse inserita una clausola sociale - ha ribadito Lolli - che preveda la salvaguardia dei livelli occupazionali per le maestranze attuali".
Tra l'altro, sospesa per legge la concessione, "abbiamo dovuto ordinare la chiusura dell'impianto di adduzione", ha sottolineato Lolli. "Alla società, è stato permesso di lavorare con le acque già immagazzinate nei 4 silos. Parliamo di 7, 8 mesi fa: non abbiamo mai domandato come sia possibile che continuino a operare, non spetta a me, d'altra parte, dire come sia potuto avvenire un tale miracolo". Una vera e propria bordata.
Accanto a Lolli, in conferenza stampa, c'erano anche il sindaco di Canistro, Angelo Di Paolo, e l'assessore comunale alle attività produttive, Ugo Buffone. "Con l'amministrazione c'è piena sintonia d'intenti", ha tenuto a precisare il vice presidente della Giunta regionale. "E non siamo sotto ricatto di nessuno. Anzi. Con il sindaco e gli assessori, abbiamo già individuato un terreno demaniale, a monte dell'attuale stabilimento e, dunque, più vicino all'adduttore, dove poterne costruire uno nuovo. Non abbiamo problemi di alcun tipo. E nei prossimi giorni, andremo a spiegare i termini della questione a Canistro, perché le acque minerali Santa Croce sono vita per quel Comune e per la Valle Roveto".
Lunedì, invece, è previsto un incontro in Provincia per discutere il destino dei lavoratori. "Se Colella dovesse decidere di licenziare, avremo 18 mesi di Naspi per i lavoratori: giusto il tempo necessario a permettere al nuovo gestore, chiunque sarà e, di certo, potrà partecipare al bando anche la società che ha gestito l'impianto fino ad ora, di riavviare compiutamente la produzione. Speriamo soltanto che vinca un progetto industriale serio, che porti anche risposte concrete sul piano occupazione, oltre ad una rete di vendita adeguata alla qualità del prodotto".
In conclusione di conferenza stampa, il sindaco di Canistro Angelo Di Paolo ha inteso ribadire l'impegno dell'amministrazione comunale nella definizione della vertenza e la collaborazione con l'Ente Regione nella stesura del bando di concessione, evidenziando come "l'attività dello stabilimento Santa Croce sia parte integrante di un territorio che porta sulle tavole delle famiglie italiane la qualità delle sue acque e del suo ambiente, la sua storia e la sua identità. Un bene inestimabile che deve essere tutelato e valorizzato dal punto di vista ambientale e occupazionale.
La risposta di Santa Croce: "Lolli spieghi il ritardo del bando e i motivi delle proroghe negate"
L'azionista di maggioranza di Sorgente Santa Croce Spa, Camillo Colella, in risposta alle dichiarazioni rilasciate in conferenza stampa dal vice Presidente della Regione Abruzzo Giovanni Lolli, chiede delle risposte chiare alla Regione Abruzzo "che non ha mai risposto ufficialmente" denuncia "alle ripetute richieste di proroga inoltrate dalla Sorgente Santa Croce in attesa che venisse emanato il nuovo bando".
"Il vice presidente della giunta abruzzese Lolli, per emanare il nuovo bando, sostiene di dover rientrare in possesso del bene che in questo caso è rappresento dalla sola Sorgente, visto che lo stabilimento, i macchinari ed il marchio sono di proprietà privata. Ci dovrebbe spiegare allora perché il precedente bando era stato preparato senza rientrare in possesso del bene". E' la replica del proprietario dell'azienda.
"Inoltre - prosegue Colella - Lolli dovrebbe spiegarci anche come sia possibile che in un periodo di quasi un anno la Regione non abbia provveduto ad emanare il nuovo bando ottemperando alle direttive del Tar che era stato chiarissimo nella sua sentenza. Infatti secondo il tribunale amministrativo, il vecchio bando era regolare in tutte le sue parti ad eccezione di quella in cui mancava la procedura ambientale. Quindi è bene anche ricordare che il bando in questione è stato annullato per una mancanza della Regione Abruzzo e non certo dell'azienda Sorgente Santa Croce Spa". L'imprenditore chiede poi chiarezza alla Regione soprattutto sul "perché non abbia mai risposto ufficialmente alle ripetute richieste di proroga inoltrate dalla Sorgente Santa Croce in attesa che venisse emanato il nuovo bando, una questione che dimostra una disparità di trattamento e la volontà di far chiudere l'attività di una società sana che ha fatto investimenti e pagato personale diretto e indotto, personale che ora per colpa della Regione rischia il licenziamento".
Sorgente Santa Croce spa ribadisce che l'azienda non è in vendita e che si riserva di veder tutelati i danni milionari per la perdita di un avviamento commerciale trentennale: "Danni derivanti dalla negligenza e dall'operato poco chiaro dei dirigenti regionali di competenza".