“Per riformare la Costituzione l’assemblea costituente sarebbe stata un’ottima idea, la strada maestra, ma la proposta del Psi in aula ha ricevuto molti applausi e solo 3 voti”.
In queste parole del vice ministro per le Infrastrutture e segretario del Partito socialista italiano Riccardo Nencini c’è stato il solo punto d’incontro tra due fronti, quello del sì e quello del no alla riforma costituzionale del governo Renzi, altrimenti inconciliabili, ieri sera nell’aula consiliare del Comune di Bussi sul Tirino (Pescara), nel convegno organizzato dal Psi sul tema.
Oltre a Nencini, per il “fronte del sì” al referendum previsto per il prossimo 4 dicembre ha partecipato la senatrice del Partito democratico e vice presidente per la Giunta delle immunità Stefania Pezzopane.
Le ragioni del “fronte del no” sono state invece rappresentate dal professor Franco Sabatini dell’Università “D’Annunzio” di Chieti-Pescara, esponente del Coordinamento di democrazia costituzionale della provincia di Pescara, e da Vincenzo Montelisciani, del Comitato nazionale promotore di Sinistra italiana, ricercatore presso il Centro per la riforma dello Stato e consigliere comunale di Tagliacozzo (L’Aquila).
Dopo i saluti istituzionali del sindaco di Bussi, Salvatore Lagatta, i lavori sono stati aperti dal vice coordinatore nazionale della Consulta degli amministratori socialisti, Gianni Padovani, consigliere comunale dell’Aquila.
Il giornalista Alberto Orsini, caporedattore del quotidiano digitale AbruzzoWeb.it, ha moderato l’evento alla stregua di un “processo” in cui i quattro relatori favorevoli e contrari alla riforma si sono scambiati i ruoli di accusa e difesa.
“C’è da adeguare ai tempi la Costituzione, è vero, ma è stato già fatto negli anni con almeno 15 modifiche puntuali attraverso le leggi costituzionali, le Carte sono state fatte per durare e 70 anni non è un tempo lungo. Essere conservatori in questo campo non è un peccato mortale - ha detto il professor Sabatini - Questa controriforma, che modifica 40 articoli su 138, è un azzardo contro l’interesse dell’Italia perché, chiunque vinca il referendum, lo farà per pochi punti e alla fine ci troveremo un Paese diviso”.
Secondo la senatrice Pezzopane “conservando tutto così com’è rimarrebbe lo status quo e verrebbero seppellite le richieste delle forze politiche, di quelle sociali e dei cittadini. La riforma sembra che ce la siamo inventata nelle segrete stanze, ma ricordo il discorso di Piombino di Nilde Iotti del 1979 contro il bicameralismo perfetto e i mille parlamentari. Nella bicamerale di Massimo D’Alema - ha aggiunto polemicamente - si parlava già di un Senato federale come Camera delle regioni, e del taglio dei parlamentari ma con numeri più alti di quelli previsti ora. Sui valori, invece, siamo tutti conservatori e non c’è nessuna velleità di modifica”.
“Già dal nome il Centro per la riforma dello Stato non è certo conservatore, ma ci sono molti modi per cambiare la forma di Stato e di governo - ha incalzato Montelisciani - Nell’occidente, negli anni, c’è stato un allargamento degli spazi di democrazia che hanno sancito i diritti dei popoli ma ora, dopo una mistificazione durata 40 anni, si comincia a finalmente a dire che le Costituzioni socialiste sono attaccate dalla destra libero scambista mondiale, dalla Trilateral Commission e da JpMorgan. Nel dibattito sono finite parole d’ordine come governabilità e sistema maggioritario perché secondo loro c’era un eccesso di democrazia e questa riforma è figlia dell’idea che bisogna restringere la partecipazione dei cittadini, sono sicuro che nel profondo del loro cuore Nencini e la Pezzopane sono d’accordo con me”.
Per il vice ministro Nencini, invece, “togliere delle competenze alle Regioni non significa commissariarle, ma vuol dire unificare un’unica competenza in capo a un decisore unico”. Dal suo punto di vista, “il fronte del no è un esercito disparato e somiglia al bar di Guerre Stellari” mentre sul futuro del governo Renzi “è inutile girarci intorno, se vincesse il no ci sarebbe una battuta di arresto”. “Vi sono tre motivi per votare sì - ha elencato il vice ministro - Primo, daremo stabilità al governo e procederemo alle riforme istituzionali. Secondo, metteremo fine al bicameralismo paritario, riforma tentata da moltissimi governi e mai riuscita. Terzo, ripristineremo un momento di equilibrio tra i poteri assegnati alle Regioni e quelli dello Stato”.