Per costruire il futuro si deve far camminare il presente. Potrebbe esser riassunto con questa frase il messaggio conclusivo di "Officina L'Aquila – Incontri internazionali", la tre giorni di rassegna internazionale di restauro e riqualificazione promossa e organizzata da Carsa e dal sistema delle Ance abruzzesi che si è chiusa questa mattina con una giornata di riflessioni sul domani, su quel futuro che L'Aquila costruisce giorno dopo giorno in un contesto istituzionale nazionale che dalla sua esperienza può e deve attingere.
La ricostruzione oggi è tale dopo avere attraversato un percorso complesso, del quale nessuno all'indomani del terremoto sapeva nulla – come ha ricordato la senatrice del Partito democratico Stefania Pezzopane – a differenza di quanto accaduto ad Amatrice che oggi può contare su un decreto organico che molto deve alle nostre battaglie contro le normative che si sono accumulate e spesso sovrapposte creando confusione e rallentamenti nel processo reale della ricostruzione, dell'assistenza della popolazione terremotata e del tessuto sociale ed economico sfaldati dopo il terremoto".
Concetto confermato anche dal vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura, Giovanni Legnini, che ha chiuso i lavori ringraziando "Officina L'Aquila" per "aver dato la possibilità di riflettere su quanto L'Aquila abbia contribuito a migliorare l'intero Paese da un punto di vista della sicurezza sismica e anche istituzionale. Credo che la vostra idea – ha detto riferendosi a Officina - di mettere a frutto le attività di ricostruzione, le innovazioni, le esperienze maturate, le acquisizioni tecniche e scientifiche, e quelle storiche e culturali siano stata un'idea geniale e vorrei stimolarvi in questa direzione".
Legnini ha ricordato di essere stato "testimone direttissimo di tutto il percorso che ha portato all'identificazione dell'attuale macchina organizzativa e all'assetto istituzionale (con i due uffici speciali) della ricostruzione, per nulla scontato". Percorso che Legnini ha seguito sin da principio come sottosegretario. "Il ritardo che sconta il nostro cratere sismico non è grave, soprattutto se rapportato al fatto che è dovuto alle incertezze dettate dal quadro economico e governativo di allora", ha aggiunto in riferimento all'inesistenza di un Governo stabile e duraturo con cui interloquire all'indomani del terremoto.
"Quell'assetto poi è arrivato e le procedure e gli aspetti normativi sperimentati all'Aquila sono diventati un riferimento per gli eventi sismici recenti – ha aggiunto Legnini – e anche se mi auguro che non ce ne saranno più, lo sarà per quelli futuri". Legnini ha anche detto che il decreto per Amatrice e gli altri Comuni colpiti dal terremoto del 24 agosto scaturisce dall'esperienza dell'Aquila e del cratere sismico, "anche per quella parte che qui non si è riusciti a realizzare" e su cui il vicepresidente ha intenzione di spingere per mettere finalmente a punto "un quadro normativo e istituzionale di riferimento che costituisca un modello che possa evitare che a ogni evento catastrofico ed emergenza ci s'inventi una soluzione diversa". A tale scopo Legnini incontrerà a breve tutti gli attori istituzionali dell'Abruzzo, dell'Emilia, del Lazio e di tutti territorio colpiti dai più recenti terremoti per mettere a punto un protocollo che metta al centro il rapporto tra il controllo giurisdizionale, la magistratura, le istituzioni e la protezione civile". Anche la magistratura non aveva, all'indomani del sisma dell'Aquila, un quadro di riferimento, per cui quello attuale fa da modello. Nessuno potrà dire che la magistratura italiana non sia stata attenta alle infiltrazioni mafiose".
L'obiettivo è ora portare Officina L'aquila a Berlino, alla Bit, fiera internazionale del turismo, da cui manca da un po' di tempo, ma anche perché Berlino è una città che ha saputo ricostruirsi urbanisticamente dopo la Seconda Guerra mondiale e poi dopo la guerra più dura per l'abbattimento del muro. A lanciare l'input per una nuova "Officina L'Aquila" internazionale, o meglio che esporti fuori dai confini abruzzesi e italiani il bagaglio di conoscenze tecniche, tecnologiche, organizzative e costruttive messe in campo nella ricostruzione post-sisma, è stata Ottavia Ricci, consigliera del ministro del Turismo Franceschini. Da anni la Ricci vive a Berlino, "città laboratorio rapportabile, per certi versi, all'Aquila e alle aree interne del Paese", ha detto, sottolineando che "L'Aquila e tutto il cratere hanno un grandissimo potenziale e possono diventare attrattori di tanti turismi di livello medio-alto, spinti dal fatto che L'Aquila è un cantiere aperto".
Il Paese che trema sotto le scosse da nord a sud, dove l'Appennino è costellato del colore rosso della mappa del rischio sismico, deve cominciare a porsi la domanda di come proteggere il popolo della montagna. E' il quesito posto dall'assessore alla Ricostruzione Pietro Di Stefano, che ha raccontato di avere nel passato incontrato la sindaca di Christchurch, la cittadina neozelandese distrutta dal terremoto. "Era entusiasta di come all'Aquila stiamo trattando la ricostruzione dei palazzi storici. Le abitazioni di quella città, infatti, essendo nelle mani delle assicurazioni, spesso vengono demoliti e non c'è rispetto dell'identità di quella città e dei suoi abitanti. La sindaca voleva salvare le chiese che andavano incontro a demolizione e stava facendo una difficile battaglia. Se era importante per loro capire come preservare chiese e palazzi storici, a maggior ragione lo è per noi. Non è vero che il recupero dei palazzi vincolati e storici è denaro sprecato come qualcuno sostiene, perché invece in questo modo stiamo salvando l'intera città, ed è stata la scelta giusta avere investito nel mantenimento di questi palazzi, resi più sicuri e restituiti alla collettività".
Storia, ingegneria, cultura, per Di Stefano devono andare di pari passo. Si deve però anche puntare a salvare le popolazioni dell'Appennino, che vivono nella fascia più sismica d'Europa. "Tanti anni fa avevamo immaginato il progetto di tutela della montagna e dei suoi borghi chiamato 'Appennino parco d'Europa' – ha detto - con una politica volta al recupero dei borghi, progetto mai decollato. Le popolazioni delle aree interne e montane vanno difese, mentre un'assicurazione sui propri beni, come in Nuova Zelanda per loro sarebbe una iattura".
Non solo ricostruire mura e palazzi, ma anche lanciare una nuova città della conoscenza e della cultura, filo rosso della tre giorni di "Officina L'Aquila", come ha ribadito la rettrice dell'Università dell'Aquila Paola Inverardi. "I nostri studenti devono avere una formazione tecnica altamente contaminata dall'attività pratica e dalla ricostruzione. Dobbiamo pensare all'Aquila come luogo delle idee, della progettazione, della formazione. Costruiamo la memoria come cifra genetica distintiva".
Il sindaco Massimo Cialente ha ribadito che "grazie al know how che ha accumulato, L'Aquila può essere il centro da cui cominciare a ragionare su un Paese più sicuro, i nemici sono la pigrizia delle classi dirigenti e imprenditoriali, la burocrazia, il provincialismo e il nostro tipico atteggiamento auto-critico". Quella dell'Aquila, ha ribadito il sindaco, "è una ricostruzione sicura a cui il Paese e il mondo posso e devono attingere, ora la nostra battaglia è che lo Stato istituzionalizzi il fascicolo del fabbricato".
Salutando e ringraziando i partecipanti alla tre giorni – che ancora oggi ha dato la possibilità a cento studenti e tecnici di visitare i cantieri del centro storico – il coordinatore di Carsa, Roberto Di Vincenzo ha spiegato che "la giornata odierna è la prosecuzione di un percorso finalizzato a costruire la città della conoscenza. Abbiamo una città di qualità, con eccellenze quali l'Università, il Gran Sasso science institute, i Laboratori di Fisica nucleare e l'Istituto nazionale di fisica nucleare, leader nel campo della ricerca. Il tema di questi giorni è mettere L'Aquila al centro di opportunità di specializzazioni territoriali. Occorre individuare luoghi dove si arrivino a toccare con mano queste conoscenze e ospitare un numero importante di persone interessate al modello di ricostruzione aquilano"
Tra gli interventi anche quello del presidente del Parco nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, Tommaso Navarra, che ha ricordato come per oltre 20 anni il Parco e i suoi territori abbiano agito "in regime di salvaguardia mancando il piano del Parco, questo significa che invece di puntare allo sviluppo, siamo stati sopraffatit dai divieti". Per il capo della Struttura tecnica di Missione per la Ricostruzione, Giampiero Marchesi, "c'è un problema di comunicazione che incide sul lavoro quotidiano che facciamo sulla ricostruzione dell'Aquila e del cratere".