Giovedì, 17 Novembre 2016 20:05

Referendum, Gotor per il 'No': "Appartiene ai valori migliori della sinistra"

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"E' una riforma confusa e pasticciata: promette una semplificazione che, invece, non ci sarà. Dal mio punto di vista, diventa addirittura indigeribile e va respinta con forza se considerata nel disposto con l'Italicum: in questo modo, si avrebbe un restringimento degli spazi democratici, i cittadini non potrebbero più scegliere i loro rappresentanti e non avrebbero una scheda in mano per poter eleggere i senatori. Di conseguenza, la scelta più giusta e corretta - nell'interesse dell'Italia e della democrazia - è votare No al referendum".

Parole di Miguel Gotor, senatore del Partito Democratico, ospite di un dibattito organizzato a Paganica dal comitato "Scelgo No". Ai nostri microfoni, l'esponente della sinistra dem - da sempre vicino all'ex segretario Pier Luigi Bersani - ha ribadito le ragioni che, il 4 dicembre prossimo, lo porteranno a votare contro la riforma costituzionale approntata dal Governo Renzi.

Aggiungendo, tra l'altro, che vincesse il No "ci sarebbe maggiore stabilità per la vita politica del Paese, per l'economia e la finanza, perché a quel punto sarebbe necessario riscrivere la legge elettorale, e ci sarebbe un anno di tempo per farlo, fino alla fine della legislatura, così da dare agli Italiani una legge all'altezza della vita democratica che vogliamo".

Eppure, il premier segretario ha concesso un'apertura alle istanze della sinistra dem, lasciando intendere che la legge elettorale, si dovesse trovare la maggioranza in Parlamento, potrebbe essere modificata in tempi brevi, dopo l'appuntamento referendario. "Quando Renzi ha deciso d'approvare l'Italicum, ha imposto la fiducia", ha ricordato però Gotor. "In 150 anni di storia italiana, era accaduto soltanto due volte: nel 1923, sotto il fascismo, con la legge Acerbo, e nel 1952, in piena Guerra Fredda, con la così detta legge truffa. Renzi ha imposto la fiducia e ha cacciato una decina di parlamentari, tra cui Bersani, dalla commissione Affari costituzionali. Si è dimesso persino un capogruppo, Roberto Speranza. Allora, Renzi non convocò una commissione di partito per redigere un foglietto fumoso: d'altra parte, le leggi elettorali si fanno in Parlamento. Ebbene, è un anno e mezzo che chiediamo questo avvenga: il tempo è scaduto. Oramai, l'unico modo per cancellare l'Italicum è votare No al referendum".

Dunque, Gotor si lascia andare ad una battuta: "In base a promesse scritte su un foglietto peraltro estremamente confuso e aperto ad ogni interpretazione, non stiamo affatto sereni: sarà forse l'esperienza passata".

 

"L'errore più grave di Renzi è stato quello di legare il Governo alla riforma, ed usare la Carta costituzionale, che è un bene di tutti, per dividere il Partito democratico, il centrosinistra e, cosa che mi interessa di più, il Paese, in una fase storica, tra l'altro, in cui l'Italia avrebbe bisogno di coesione sociale e istituzionale". Poi, l'affondo: "Sono un democratico, un uomo di sinistra, e mi sento a casa votando No con i compagni di strada di sempre: l'Anpi, Libera di Don Ciotti, la Cgil, l'Arci, Libertà e giustizia. Il No appartiene alla storia e ai valori migliori della sinistra italiana. Sono altri che hanno scelto percorsi diversi e si trovano, oggi, in compagnia di Alfano e Verdini".

Cosa accadrà il 5 dicembre, si vedrà. Vincesse il No, dovrà essere Renzi - ha ribadito Gotor - a decidere cosa fare. "Per quel che ci riguarda, e proprio con la convinzione che il Governo è una cosa e la Costituzione un'altra, Renzi potrà restare a Palazzo Chigi. In questo modo, dimostrerebbe ogni giorno quanto è giusto ciò che gli diciamo, e cioé che bisogna distinguere il Governo dalla Costituzione. Se invece dovesse decidere di non restare, la parola passerebbe al Presidente della Repubblica, e potranno esserci altri Governi".

Ci sarebbe comunque una maggiore stabilità, vincesse il No: Gotor ne è convinto, e lo ribadisce: "Vincesse il Si, invece, inizierebbe una corsa alle elezioni anticipate, è evidente. Mi spiace che il presidente del Consiglio, presentando questo referendum, l'abbia fatto quasi fosse un qualcosa di apocalittico: o c'è il Paradiso o l'Inferno, o vince il Si o sarà il caos. Si tratta di un'impostazione sbagliata che ha diviso e lacerato il Paese esponendolo, tra l'altro, al rischio di speculazioni finanziarie. E' grave l'abbia fatto un Presidente del Consiglio, che dovrebbe essere il Presidente di tutti gli Italiani: così facendo, ha piegato gli interessi del Paese a questioni di parte, addirittura personali".

Ultima modifica il Venerdì, 18 Novembre 2016 12:36

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