Lunedì, 21 Novembre 2016 02:01

Referendum costituzionale, le ragioni del Sì: intervista al professor Fabrizio Politi

di 

Mancano meno di due settimane al referendum sulla riforma costituzionale.

Man mano che il 4 dicembre si avvicina, il confronto sui contenuti del ddl Renzi-Boschi si fa sempre più aspro, allontanandosi dai dibattito informato incentrato sulle questioni di merito per assumere i toni dello scontro politico condizionato da interessi contingenti.

Per evitare di assecondare questa deriva e mantenere il più possibile l'attenzione ferma sulla sostanza della riforma, NewsTown ha scelto di intervistare due docenti universitari, due costituzionalisti schierati su fronti opposti.

Per le ragioni del sì, abbiamo ascoltato Fabrizio Politi, professore di diritto costituzionale all'Università dell'Aquila. Nei prossimi giorni pubblicheremo l'intervista a un altro costituzionalista portavoce, invece, delle ragioni del No.

Professor Politi, il fronte del No sostiene che questa riforma abbia un vizio d'origine, quello di essere stata partorita dall'esecutivo, quando invece, come affermava un celebre giurista e padre costituente, Pietro Calamandrei, nelle discussioni sui progetti di riforma costituzionale "i banchi del governo dovrebbero rimanere vuoti".

A mio parere è inesatto affermare una cosa del genere. La riforma è stata approvata dalle due camere e quindi è una riforma del Parlamento. E' passata in parlamento per ben sei volte, tre volte in ciascuna camera, ed è stata più volte emendata, tanto da essere uscita in forma molto diversa rispetto al testo presentato all'inizio. Io che sono un difensore del parlamento devo dire che è uscita peggiorata, alcuni articoli che ora appaiono poco coordinati sono frutto proprio degli emendamenti parlamentari. Ma questo fa parte delle dinamiche delle diverse forze politiche. Indubbiamente la maggioranza politica contingente ha giocato il suo ruolo ma questo è sempre avvenuto, sarebbe stato un'ipocrisia pensare che la maggioranza di turno si disinteressasse dell'approvazione della riforma più importante, quella costituzionale. Quindi quella del vizio di origine è un'obiezione strumentale, che ci sta se inquadrata nel dibattito politico ma che dal punto di vista sostanziale si svuota subito.

Un'altra obiezione che viene mossa spesso da chi si oppone alla riforma è che questa è stata approvata da un parlamento eletto con una legge dichiarata incostituzionale.

Questo è un problema più profondo che però tocca non solo questa riforma ma tutta la vita del parlamento. La risposta l'ha data la stessa Consulta, che, è vero, ha detto che quella legge elettorale era incostituzionale, ma ha aggiunto anche che i rapporti sorti su quella legge erano esauriti, cioè non toccati dalla sentenza. Quindi il parlamento poteva legittimamente operare. Se ci piace la sentenza della Corte, dobbiamo prenderla nella sua interezza, sia nella dichiarazione di incostituzionalità sia nell'affermazione secondo cui il parlamento è legittimato a operare. Posso accettare che si dica "una dichiarazione di incostituzionalità avrebbe dovuto suggerire alle forze politiche di approvare subito una nuova legge elettorale e poi tornare alle urne" ma allora questo ragionamento deve valere per tutto l'operato del parlamento, non solo per la riforma costituzionale.

Il ddl Boschi-Renzi, unito alla legge elettorale, introduce surrettiziamente un premierato forte cambiando la forma di governo?

No, la riforma non tocca la forma di governo. Il governo deve sempre avere la fiducia del parlamento, anche se della sola camera anziché di tutte e due. Né aumentano i poteri del presidente del consiglio. Vi è solo un piccolo potere in più dato al governo che può chiedere che le leggi vengano approvate in tempi ristretti (il cosiddetto voto a data certa, ndr). Altro discorso è quello della legge elettorale: l'Italicum, per come è strutturato, accentua sicuramente questo percorso di rafforzamento dell'esecutivo ma è una legge ordinaria e non è oggetto della riforma costituzionale.

La riforma, sostiene il fronte del sì, è stata pensata per semplificare e velocizzazione i procedimenti legislativi. Tuttavia, ribattono i contrari prendendo a esempio l'ormai famoso articolo 70, questi ultimi vengono moltiplicati a dismisura, con la conseguenza che non ci sarebbe nessuna vera semplificazione.

Anche questa è un'affermazione molto opinabile. Attualmente noi abbiamo due camere in situazione di perfetta parità, qualunque legge deve essere approvata nell'identico testo da entrambe. La riforma crea un bicameralismo imperfetto, nel senso che la Camera dei deputati approva la legge e il senato ha tempi molto stretti per dire se vuole presentare emendamenti. Trascorso questo termine, il presidente promulga. Se invece un terzo dei senatori, entro questo termine, propone degli emendamenti, ha qualche giorno in più per farlo e la Camera può approvarli o respingerli. Questo, ossia l'intervento eventuale della seconda camera che, se c'è obbliga, appartiene a tutti i sistemi di bicameralismo imperfetto. Rispetto al sistema attuale, in cui basta un emendamento per ricominciare tutto daccapo, non è affatto vero che sia una complicazione. Che poi possano esserci momenti di conflitto, su quali sono le leggi necessariamente bicamerali, è vero ma il conflitto c'è sempre. Tra Regioni e Stato abbiamo un contenzioso di 200 sentenze l'anno davanti la Corte costituzionale ma questo appartiene alle dinamiche fisiologiche della vita quotidiana. Il problema si risolverà da sé.

La riforma conterrebbe anche un disegno neo centralista che riconsegnerebbe nelle mani dello Stato un potere assoluto rispetto alle autonomie e la competenza esclusiva di legiferare su questioni che toccano da vicino la vita dei territori.

Questo in parte è vero ma il neo centralismo è già un dato di fatto ed è iniziato già dopo la riforma del 2001. Basti pensare al patto di stabilità interno o ad altre leggi ordinarie che bloccano il bilancio degli enti locali. La vera scommessa è che questo nuovo senato, con i rasppresentanti delle regioni, favorisca una paretcipazione di queste ultime nella legislazione statale.

Ultima modifica il Lunedì, 21 Novembre 2016 10:49

Articoli correlati (da tag)

Chiudi