Martedì, 29 Novembre 2016 02:23

Sirente-Velino, "parco spezzatino". Ambientalisti: "Tanto vale abolirlo"

di 

Salta il tavolo sulla riperimetrazione del parco regionale Sirente-Velino.

Giovedì scorso, al termine di una riunione della commissione Ambiente e Territorio del Consiglio regionale, si è consumata la rottura tra la Regione, i sindaci dei comuni del parco e le tre associazioni ambientaliste che non avevano ancora rotto il filo della trattativa ritessuta da Pierpaolo Pietrucci, ovvero Italia Nostra, Lega Ambiente e Mountain Wilderness [Leggi la nota di MW].

Anche se nulla è ancora irrimediabilmente compromesso, sarà difficile ricucire lo strappo. All’origine del quale c’è una proposta di rimodulazione dei confini che il fronte ambientalista giudica “indecente per metodi e contenuti”.   

Le associazioni – quelle menzionate, perché altre avevano abbandonato i tavoli di discussione già da tempo - non erano contrarie a priori a rivedere l’estensione del parco purché ogni intervento non prevedesse stravolgimenti e fosse fatto tenendo conto di criteri rigorosamente scientifici.

Invece, attacca Giovanni Cialone di Italia Nostra, i sindaci, a maggioranza, si sarebbero espressi per l’uscita dal parco, accordandosi “con l’assessore per un parco spezzatino”, ridimensionato, rispetto ai confini attuali, di circa un terzo. E l’avrebbero fatto per motivi politici, non tecnici o oggettivi.

La nuova perimetrazione, sempre secondo ciò che affermano gli ambientalisti, lascerebbe fuori “buona parte della Valle Subequana, Tione e un bel pezzo di Goriano e Gagliano, Monte Rotondo fino a Rocca di Mezzo”.

Ma perché i sindaci vogliono uscire dal parco? Perché, dicono, in 27 anni - tanti ne sono passati dalla sua istituzione - il parco è stato un organismo iperburocratizzato che ha imposto solo vincoli e restrizioni. Un peso, non una risorsa e un’opportunità di sviluppo. Ora, poi, che c’è da affrontare anche la ricostruzione, visto che molti di questi comuni sono stati danneggiati dal terremoto del 6 aprile 2009, i primi cittadini sostengono di avere le mani legate anche per colpa delle limitazioni a cui la normativa del parco li sottopone.

Gli ambientalisti riconoscono che il parco, così com’è strutturato e organizzato, non serve a granché ma non ci stanno a far passare la vulgata secondo cui le aree protette sarebbero un freno allo sviluppo.

Se il parco, dicono le associazioni, è stato finora un guscio vuoto, se è stato gestito più “come una comunità montana”, la colpa è anche e soprattutto dei comuni che ne fanno parte e della Regione.

“Gli amministratori” osserva sempre Cialone di Italia Nostra “lamentano lungaggini e vincoli dovuti alle norme di salvaguardia, lamentano le mancate autorizzazioni sui tagli boschivi e le lungaggini del Mibact per i progetti di ricostruzione. Lamentano i danni da cinghiale e da lupo agli agricoltori e i mancati indennizzi. Hanno ragione, ma le colpe sono tutte loro e della Regione”.

“Sindaci e consiglieri comunali” è la dura presa di posizione di Cialone “per decine di anni sono stati abbarbicati alle poltrone del consiglio direttivo e della comunità del parco e in così tanti anni non sono stati capaci di tirare fuori uno straccio di piano che superasse finalmente la rigidità delle norme di salvaguardia né uno straccio di piano di sviluppo socio economico (tutti e due di loro competenza). Per più di venti anni hanno considerato il parco Sirente-Velino come un’estesa comunità montana da mungere, un bancomat da utilizzare per interventi dettati da interessi localistici. E oggi, chi sedeva nel consiglio di amministrazione o nella comunità del parco, si accorge di essere stato inutile ed inefficiente e si accorda con l’assessore di turno per un parco spezzatino”.

“Un parco così ridisegnato non serve a niente e a nessuno, è una presa in giro” dichiara Cialone, che poi avanza una proposta dal chiaro sapore provocatorio: “La politica si deve assumere le proprie responsabilità. L’assessore Di Matteo deve avere il coraggio di presentare una proposta per cassarlo, di dire a tutti che la regione verde d’Europa non lo vuole, non gli serve e non è stata e non è capace a gestire il suo parco regionale e se ne infischia se esso è un bene collettivo, un bene che dovrebbe essere di tutti e non solo della Regione o dei comuni in esso ricompresi”.

Perilli: "Riperimetrazione è condanna alla devastazione"

"La Regione Abruzzo si accinge a riperimetrare l’area del Parco Sirente Velino. Un atto nel quale si sostanzia l’unica iniziativa politica della Regione in materia ambientale e di gestione del territorio. Ai Parchi, infatti, non sono stati assegnati fondi, mettendoli così nelle condizioni di non poter operare, con il conseguente malcontento che si è determinato nelle popolazioni".

A scriverlo, in una nota, è il consigliere comunale capogruppo di Rifondazione comunista al Comune dell'Aquila Enrico Perilli.

"Non vi sono idee e programmi per gestire l’immenso patrimonio naturale che abbiamo" continua la nota "solo politiche miopi. Gli amministratori della Regione e i sindaci dei piccoli Comuni non hanno espresso una politica del territorio, in grado di portare ad una sua reale valorizzazione".

"Tutto questo, inevitabilmente" conclude Perilli "sta portando al fallimento e all’annichilimento di cinquant’anni di lotte per la tutela dell’ambiente, annullando faticose conquiste che potevano tradursi in occasioni di crescita.Gli assessori e i consiglieri regionali che firmeranno questa riperimetrazione condanneranno dunque il territorio alla devastazione, certificando il fallimento delle politiche locali del territorio.

 

Masciocco: "Non vi è collegamento automatico tra sviluppo e decadenza dei vincoli paesistici e ambientali" 

"Vorrei ricordare a tutti i sostenitori e promotori della riperimetrazione dell’area Parco Sirente Velino che non vi è un collegamento automatico tra sviluppo e decadenza dei vincoli paesistici e ambientali. Anzi, è vero il contrario, come dimostrano esperienze maturate negli anni in altri territori".

Si legge in una nota firmata da Giustino Masciocco, capogruppo nel Consiglio comunale dell'Aquila di 'Sinistra Italiana/Sel'. "Politiche ambientali condotte con equilibrio e lungimiranza, in maniera programmata e ragionata, portano infatti alla crescita del territorio e all’implementazione del bacino turistico, con un aumento delle presenze sia su base stagionale che giornaliera".

Masciocco è convinto che la riduzione del territorio vincolato porterà ad un peggioramento della qualità ambientale e della vita, con ovvie ripercussioni negative sulla frequentazione del territorio e sul turismo. "Le aree montane, infatti, costituiscono un’attrattiva nel momento in cui hanno un valore aggiunto in termini naturalistici e di qualità ambientale, se, insomma, si distinguono per tali caratteristiche. Di aree montane non vincolate e con le caratteristiche che si vorrebbero impropriamente calare nel nostro territorio ve ne sono fin troppe, in tutta la Penisola, anche di più attrattive e concorrenziali rispetto alle nostre, vincoli o non vincoli. Per queste ragioni dobbiamo preservare e difendere le nostre peculiarità, valorizzandole attraverso adeguate politiche del territorio e non soffocandole con un consumo del suolo indiscriminato e privo di senso".

Ultima modifica il Martedì, 29 Novembre 2016 13:57

Articoli correlati (da tag)

Chiudi