Lunedì, 05 Dicembre 2016 22:12

Renzi congela le dimissioni: resterà fino ad approvazione legge di Bilancio

di 

Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, "considerata la necessità di completare l'iter parlamentare d'approvazione della Legge di Bilancio onde scongiurare i rischi di esercizio provvisorio", ha chiesto al presidente del Consiglio Matteo Renzi di "soprassedere alle dimissioni per presentarle al compimento di tale adempimento". E Renzi ha accettato, congelando per qualche giorno la decisione assunta alla chiusura delle urne referendarie e fino all'approvazione della legge di bilancio già calendarizzata per mercoledì in Senato; a Palazzo Madama si voterà la questione di fiducia, per la quale Maria Elena Boschi ha già ottenuto l'autorizzazione.

"Lo faccio per senso di responsabilità - ha fatto sapere il premier dimissionario - e per evitare l'esercizio provvisorio". 

Scelta condivisa dal Movimento 5 Stelle: stando alle agenzie di stampa, il movimento non si opporrebbe all'ipotesi in quanto "rientrerebbe in un atteggiamento istituzionale e responsabile" e perché "la legge di Bilancio genera conseguenze anche fuori dall’Italia". L’importante - hanno sottolineato i pentastellati - è che non passi più di una settimana.

E' stata una giornata lunghissima per il Presidente del Consiglio, in carica dal 22 febbraio 2014. In mattinata ha incontrato Mattarella per un colloquio informale; poi, nel tardo pomeriggio, ha presieduto il Consiglio dei Ministri, durato 20 minuti, giusto il tempo di ribadire la decisione maturata domenica notte all'esecutivo. Dunque, è salito di nuovo in Quirinale dove ha accolto l'invito di Mattarella a congelare le dimissioni.

Approvata la Legge di Bilancio, il Presidente della Repubblica affiderà l'incarico di Governo ad una figura istituzionale di alto livello, fino a nuove elezioni. Si fanno i nomi del ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan, del presidente del Senato Pietro Grasso e del ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio.

Non saranno consultazioni semplici, però: Movimento 5 Stelle e Lega Nord vorrebbero andare subito al voto, già ai primi mesi del 2017, con Forza Italia che, al contrario, prospetta un esecutivo di transizione senza Renzi, così che il Parlamento possa riscrivere la legge elettorale. "Abbiamo fiducia nel ruolo di garante del capo dello Stato", ha detto Silvio Berlusconi. "Siamo certi che il presidente della Repubblica saprà individuare la soluzione più corretta per assicurare agli italiani in tempi brevi la possibilità di votare e di scegliere finalmente, dopo tre governi non eletti, il governo a cui intendono affidare la guida del Paese". Spetta al Partito Democratico dare vita ad un nuovo governo - ha aggiunto - "con il compito di mettere in sicurezza i conti pubblici con l'approvazione della legge di bilancio e soprattutto di consentire al Parlamento l'approvazione di una nuova legge elettorale basata su criteri che garantiscano la effettiva corrispondenza tra la maggioranza parlamentare e la maggioranza espressa dagli elettori".

In questo senso, già mercoledì Renzi affronterà la direzionale nazionale democrat, fissata per le 15, così da analizzare la situazione politica dopo il voto; è evidente che il Pd avrà un ruolo determinante per la formazione dell'esecutivo che dovrà traghettare il Paese fino all'appuntamento elettorale. Non è ancora chiaro, tuttavia, se Renzi rassegnerà le dimissioni anche da segretario, affidando il partito ad un reggente, oppure se si presenterà in carica al prossimo Congresso: l'appuntamento più importante della giovane storia dei democratici potrebbe essere fissato ai primi mesi del 2017; stando ad altre voci, invece, potrebbe celebrarsi in novembre, col segretario eletto che avrebbe sei mesi per affrontare la campagna elettorale, si dovesse arrivare a fine legislatura nel febbraio 2018. Si votasse prima, in primavera, allora l'appuntamento verrebbe calendarizzato tra aprile e maggio prossimo.

Comunque vada, sul fatto che Renzi possa subentrare a se stesso - come segretario - non sembrano esserci moltidubbi: "Resta in campo e darà battaglia", ha spiegato un dirigente della cerchia del premier all'agenzia Dire. "Di fatto, questo referendum si è trasformato in una vera e propria elezione politica e nessuno, da solo, ha preso 13 milioni di voti come lui". A sfidarlo in sede congressuale potrebbe essere l'attuale Ministro della Giustizia, Andrea Orlando, che raccoglierebbe i voti a sinistra del partito e punterebbe ad un risultato importante così da garantire al Pd un rinnovato equilibrio; è chiaro che se al contrario Renzi dovesse vincere il Congresso con percentuali rilevanti, allora la tenuta del Partito - per come lo conosciamo oggi, almeno - potrebbe davvero saltare.

Ultima modifica il Martedì, 06 Dicembre 2016 16:25

Articoli correlati (da tag)

Chiudi