"Abbiamo condotto una battaglia a sostegno del Si, convinti fosse una battaglia giusta. Credevamo davvero, e parlo anche personalmente, che la riforma potesse rappresentare un passo in avanti nel merito di regole e ordinamenti dell'architettura dello Stato. Inutile girarci intorno: abbiamo perso. E' arrivato un segnale chiaro dai cittadini che ci impone, ora, le debite riflessioni e un'analisi profonda e accurata del voto".
A dirlo è il segretario cittadino del Partito Democratico Stefano Albano che commenta, così, la netta vittoria del No al referendum e il collasso, inevitabile, del governo Renzi, premier e segretario nazionale del Partito. "Se è vero che la sconfitta porta il nome di Matteo Renzi ed è targata Pd - sottolinea Albano - credo che il voto del No non sia completamente ascrivibile alle forze che hanno animato i comitati: piuttosto, si è intrecciato un voto di merito sulla riforma ad un voto che ha espresso, invece, un disagio sempre più diffuso, un malessere molto forte del Paese; si è trattato di un voto spontaneo e per nulla controllato, e lo dimostra il dato altissimo sull'affluenza. Per questo, trovo piuttosto ridicola la rincorsa ad intestarsi il risultato di domenica". Così, aggiunge il segretario cittadino dei democratici, anche il 40% ottenuto dal Si "non può asciversi esclusivamente a Renzi: ci sono cittadini che hanno votato nel merito della riforma, altri che - senza dubbio - hanno inteso ribadire la fiducia nell'azione del Governo".
Ora, vediamo che cosa accadrà. Il Presidente della Repubblica ha chiesto a Renzi di 'congelare' le dimissioni fino all'approvazione della Legge di Bilancio, poi affiderà l'incarico ad una figura istituzionale di rilievo. "Bisognerà capire se si andrà ad elezioni anticipate o meno", riconosce Albano; "certo è che c'è un tema gigantesco che riguarda la tenuta del partito a livello nazionale: realisticamente, già domani (a Roma, è fissata la direzione nazionale dei democrat ndr) si aprirà il Congresso che verrà convocato ufficialmente". Non è ancora chiaro se Renzi rassegnerà le dimissioni anche da segretario, affidando il partito ad un reggente, o se si presenterà in carica all'appuntamento che potrebbe essere fissato ai primi mesi del 2017; stando ad altre voci, invece, dovrebbe celebrarsi in novembre, col segretario eletto che avrebbe sei mesi per affrontare la campagna elettorale, si dovesse arrivare a fine legislatura nel febbraio 2018. Si votasse prima, in primavera, allora l'appuntamento verrebbe calendarizzato invece tra aprile e maggio prossimo. A sfidare Renzi in sede congressuale potrebbe essere l'attuale Ministro della Giustizia, Andrea Orlando, che raccoglierebbe i voti a sinistra del partito e punterebbe ad un risultato importante così da garantire al Pd un rinnovato equilibrio; è chiaro che se al contrario Renzi dovesse vincere il Congresso con percentuali rilevanti, allora la tenuta del Partito - per come lo conosciamo oggi, almeno - potrebbe davvero saltare.
Con ripercussioni anche ai livelli locali, sulle amministrative che si celebreranno a L'Aquila nella primavera del 2017. "Ripeto: il voto è segno di un malessere profondo ed è andata così anche in città. In qualche modo, già da un po' di tempo avevamo percepito questo disagio: parlando ai vostri microfoni, qualche giorno fa, avevo sottolineato non a caso il malessere sociale sempre più forte che vivono fasce ampie di cittadinanza, le difficoltà del tessuto economico e lavorativo, con la crisi globale che si è intrecciata ai problemi legati al post-terremoto, il sentimento di emarginazione che si percepisce nelle frazioni per i ritardi nella ricostruzione. E' per questo che abbiamo sempre insistito sulla necessità di costruire una coalizione larga: non crediamo, infatti, all'autosufficienza del Pd, a livello locale e nazionale. Dunque, abbiamo avviato un ragionamento molto serio con gli alleati, per costruire un percorso politico che muova i passi proprio da questi temi: L'Aquila pretende, e merita, una storia politica propria, e autonoma".
Unità della coalizione, certo, ma c'è anche un tema di unità del partito al livello locale. "Parte della base e un pezzetto di gruppo dirigente hanno sostenuto le ragioni del No, è vero, ma rappresentano un'anima importante del partito, di cui abbiamo bisogno; per questo, la tenuta e la compattezza del Pd sono fondamentali e, su questo, tarerò la gran parte del mio impegno come segretario, nei prossimi mesi. Anzi, faccio un appello a tutti affinché si lavori in concreto, e non soltanto in astratto, all'idea di città che intendiamo sviluppare e che, lo so per certo, è condivisa da tutti". Contestualmente, si lavorerà ad un progetto di coalizione larga capace di affrontare alcune questioni dirimenti per il futuro: "Si è individuato nel Piano regolatore generale un nodo centrale intorno a cui sviluppare la discussione: attorno al Prg, infatti, si costruiscono prospettive e opportunità di sviluppo e occupazione, nonché quel piano di infrastrutturazione sociale che attiene ai servizi e che è sempre più necessario".