"Francamente, mi aspettavo che - in caso di vittoria del No - Renzi potesse dimettersi, e per due motivi: il primo, ha commesso un errore politico grave 'personalizzando' il referendum; il secondo, se il Paese decide di bloccare un percorso riformatore è necessario che chi quel percorso l'ha proposto segni il passo per lasciare tempo ai cittadini di ragionare".
Massimo Cialente commenta così le dimissioni di Matteo Renzi, a seguito del referendum costituzionale che ha segnato il destino del Governo; lo fa ai microfoni di Mente Locale, ospite di Radio L'Aquila 1.
"E' molto difficile far ragionare il Paese, in questo momento", sottolinea il sindaco dell'Aquila; "le battaglie, infatti, si fanno soltanto 'contro' e non 'a favore'. Si pensi al voto dei giovani: lì, ho riconosciuto i ragazzi e le ragazze che frequento quotidianamente, arrabbiati e delusi, che non riescono però ad avere le idee chiare, ad esprimere una posizione decisa. Ho discusso con loro, in questi giorni: non riesco a capire cosa vorrebbero, qual è la soluzione che propongono per risolvere i problemi che vivono quotidianamente". E non vale soltanto per i giovani, aggiuge Cialente. "E' un momento complicato: vince chi è 'contro' e, in questo, scorgo similitudini con altri periodi storici tragici; in un momento di affanno così terribile dei popoli, non solo qui in Italia dove pure abbiamo un quarto dei cittadini che vivono sotto la soglia di povertà, se non si trova il modo di combattere i populismi, di dare una risposta ai problemi, si rischiano derive autoritarie, come accaduto nel primo dopoguerra".
Per questo, Cialente è convinto che il voto di domenica "peserà non poco sulla storia del Paese, nei prossimi decenni"; per questo, ha deciso di sostenere la battaglia per il Si al referendum - "e credevo davvero la riforma potesse dare una risposta ai problemi che soffocano il Paese" - seppure una questione di opportunità consigliasse altre scelte.
"Chi meglio di me conosce i problemi reali del Paese, che ho visto affrontare le difficoltà seguite al terremoto del 2009? Non sono un renziano - chiarisce il primo cittadino - e non avrei votato almeno il 25% delle proposte avanzate dal suo Governo, ma non si può negare che ha portato avanti un percorso di riforme condivisibili, ci ha provato almeno, ha provato a scontrarsi con la burocrazia, con una pubblica amministrazione terribile che sta uccidendo l'Italia".
"Si, la riforma poteva dare una risposta ai problemi", ripete.
La riforma è stata bocciata, però, dal 60% degli italiani, più di 19 milioni di cittadini che hanno mandato un messaggio chiaro, inequivocabile. Ed ora? "Come lamentava il fronte del No, avremo un altro Presidente del Consiglio non eletto, che sia Padoan o Grasso. Ho l'idea che i mercati detteranno l'agenda". E lancia una frecciatina, tra una riflessione e l'altra: "Pare ci sia una certa euforia: sarebbe già pronto, infatti, un decreto per salvare il Monte dei Paschi di Siena con fondi pubblici".
Dunque, Cialente auspica elezioni anticipate, già nei primi mesi del 2017. "Penso che la democrazia vada rispettata fino in fondo: è stato oppure no un referendum a difesa della Costituzione e della democrazia? E' vero oppure no che il fronte che ha avversato la riforma aveva assicurato che, in caso di vittoria di No, si sarebbe approvata subito una nuova legge elettorale? Persino a L'Aquila, ho visto miei assessori e consiglieri di sinistra confrontarsi col vice sindaco Nicola Trifuoggi e con esponenti del centrodestra e della destra radicale, tutti concordi sul punto. Ebbene, si faccia subito una legge elettorale - appena si pronuncerà la Corte Costituzionale sull'Italicum - e si torni al voto: è il momento che siano i cittadini a scegliere". Stante le cose, però, potrebbe essere il Movimento 5 Stelle a capitalizzare il risultato referendario: "Ed è giusto così, è la democrazia; politicamente, hanno vinto il referendum e, dunque, facciamoli governare. Anzi: fossi in Matteo Renzi, proporrei a Mattarella di affidare subito il governo a Grillo, col Pd che potrebbe assicurare una astensione costruttiva fino al prossimo appuntamento elettorale".
Una provocazione, certo; "ma quale sarebbe l'alternativa?", si domanda Cialente. "Un governicchio a termine, una follia in questo momento. Sia chiaro: Renzi aveva aperto uno scontro di principio con l'Unione Europea, era una questione vitale per il Paese. E l'Europa, giusto qualche giorno fa, ha detto una cosa gravissima: potrebbe rendersi necessaria una ulteriore manovra, con l'inasprimento delle tasse; dunque, mi domando: perché dovremmo essere noi a farci carico della situazione, a sostenere un governo di responsabilità in questo clima, con la gente arrabbiata a tirarci i sassi e le altre forze politiche, che pure hanno sostenuto il No, pronte a 'sparare' sull'esecutivo?".
Chissà che non sia la stessa riflessione che sta maturando tra i renziani, in queste ore. Intanto, ci sono da affrontare le prossime, difficili, settiamane. Come spiegato ieri, la crisi di Governo ha portato al voto di fiducia tecnico sulla Legge di Bilancio e, d'un colpo, sono spariti gli emendamenti approntati per il cratere. "Ho sentito il governo, ministri e sottosegretari", spiega Cialente; "Mi hanno assicurato che gli emendamenti che avevamo preparato, compreso il così detto 'salva bilanci' dei Comuni, saranno inseriti nel Milleproroghe. Con Giovanni (Lolli, ndr) e Stefania (Pezzopane, ndr), abbiamo frapposto un fuoco consistente e, se necessario, arriveremo fino al presidente della Repubblica: lo dico chiaramente, mi rifiuto di aumentare ancora la Tari, non lo farò, non contassero su di me".
Come a dire che i problemi, in fondo, sono loro a risolverli, la 'triade', finita sotto fuoco incrociato, nelle ultime ore. Se è vero che Giovanni Lolli ha preferito non prendere posizione, è vero che anche che il sindaco e la senatrice, invece, hanno sostenuto con forza le ragioni del 'Si' e, per molti, sono i veri sconfitti, al livello territoriale, di questa tornata elettorale. Cialente, sorride: "A L'Aquila, non si era mai raggiunto il 36%, nemmeno alle Europee. Il risultato c'è stato", ribadisce, ascrivendo al Pd il pur variegato 'Si' al referendum. "Tuttavia, si è rinforzata l'analisi che già avevamo avviato in maggioranza", riconosce; "c'è un clima terribile in città, alimentato pure dai social network. Per quel che mi riguarda, continuerò a provare a far ragionare gli aquilani: non siamo nella condizione di poter avere l'atteggiamento del 'tanto peggio, tanto meglio', non possiamo permettercelo in questa fase. Al contrario, bisogna lavorare per ricostruire un tessuto sociale ed economico, soprattutto".
E per farlo Cialente si dice disposto a tutto, anche a dar vista ad una sua lista, alle prossime amministrative, seppure la segreteria del Partito Democratico abbia chiarito che non verranno accolte proposte di liste personalistiche. "La coalizione deve essere larga, il più larga possibile, e c'è bisogno di liste che raccolgano voti e che si dimostrino capaci di parlare ai cittadini, di farli ragionale; in questo senso, sono pronto a fare qualsiasi cosa, pur di spiegare l'idea di città che abbiamo in mente e su cui abbiamo lavoratoin questi anni".
Qui, puoi riascoltare l'intervista a Cialente in versione integrale:
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