Prove di dialogo tra il Partito Democratico e le forze di sinistra che, in questi anni, hanno sostenuto la maggioranza Cialente.
Ospite della trasmissione Mente Locale su Radio L'Aquila 1, il segretario cittadino dei democratici Stefano Albano non lo ha nascosto: le scelte del prossimo Congresso, il volto che il Pd assumerà a primavera, assorbito lo shock per il risultato referendario, potrebbero incidere sulle decisioni che dovranno essere assunte ai livelli locali: "Credo anche, però - ha aggiunto - che abbiamo la possibilità di mettere in campo le condizioni affinché, in questa città, si possa davvero dar vita ad un campo progressista".
Albano è convinto ci sia ancora spazio per costruire una coalizione più ampia di quella che ha governato in questi anni, ancorata a sinistra. "Non abbiamo mai creduto all'autosufficienza del Pd", ribadisce. "E non si può ignorare il risultato referendario, e i motivi che sottendono al voto: un malessere diffuso, anche in città; l'analisi del voto, al livello territoriale, fa emergere come la forbice tra il Si e il No, dai seggi del centro a quelli di periferia, si allarghi molto". A dire che il voto 'contro', contro il Governo - contro l'establishment si direbbe - espresso da fasce di cittadinanza sempre più ampie che vivono condizioni di precarietà se non di vera e propria povertà, e che non si sono riconosciuti affatto nella narrazione entusiasta del renzismo, hanno nomi e cognomi, storie conosciute, anche qui a L'Aquila che, finalmente, pare interrogarsi sui 5mila nuovi poveri che la abitano.
"Si è aperta una monumentale questione sociale", riconosce Albano. Per questo, "quando parliamo di coalizione di progresso non lo facciamo in astratto, piuttosto in concreto: abbiamo individuato un nodo centrale intorno alla discussione sul Piano regolatore generale, che non sarà soltanto tecnica, sugli assetti urbanistici per intenderci; intorno al Prg, si può e si deve sviluppare, invece, un ragionamento più ampio che attiene alle prospettive occupazionali, alla qualità della vita, ad un grande piano di infrastrutturazione sociale che non si domandi soltanto quali servizi erogare ma in che modo e in quali luoghi erogarli".
Serve un ragionamento programmatico, insomma; una mano tesa alle forze di sinistra che, tuttavia, anche nei giorni scorsi hanno ribadito la volontà di costruire una coalizione autonoma di forze partitiche e civiche. "Il tentativo di costruire un progetto autonomo va espletato - ha chiarito a Mente Locale il capogruppo di Sel/Sinistra Italiana in Consiglio comunale, Giustino Masciocco - per capire se una coalizione ancorata a sinistra possa rispondere meglio e di più alle esigenze dei cittadini e di coloro che stanno peggio".
Attualmente, "sono più le cose che ci dividono di quelle che ci uniscono", ha aggiunto. "Penso al progetto di variante Sud, alla volontà di riperimetrare il Parco regionale Sirente Velino, alla raccolta firme sul Gran Sasso: in questo momento, l'attività politica che svolgono i rappresentanti istituzionali del Partito Democratico è divisiva, per noi. Ridurre le aree sottoposte a vincolo, per esempio, a nostro parere è una follia". Eppure, la porta alla possibilità di una alleanza programmatica, progressista, non è affatto chiusa. "Nessuno l'ha negato, saremmo dei folli a pensarlo, anche perché il centrodestra non offre un'alternativa di qualità, anzi. Dunque, non ci sono preclusioni", sottolinea il capogruppo di Sinistra Italia. "Bisognerà individuare, però, cinque o sei punti programmatici condivisi e capire quale discontinuità si potrà porre dall'attuale maggioranza alla prossima. Pensiamo che la maggioranza al governo cittadino abbia dato delle risposte, in questi anni, ma ha avuto anche delle mancanze. In questo senso, se si riuscisse a costruire una coalizione di sinistra, è chiaro che il confronto con il Pd sarebbe anche più 'feroce', tra virgolette, per ancorare un eventuale accordo di programma a politiche progressiste".
Ma quali potrebbero essere i punti programmatici intorno a cui trovare un eventuale accordo? "Sicuramente l'adozione del Prg: molto correttamente, l'attuale Giunta ha dichiarato di voler predisporre un passaggio in Consiglio comunale ma il provvedimento non verrà adottato dall'amministrazione uscente per evitare quanto accaduto nel 2007, col centrodestra che all'ultimo Consiglio approvò un piano strutturale che produce danni ancora oggi. Il lavoro fatto dagli uffici, in questi mesi, è la più avanzata riforma possibile del Piano regolatore da quando è stato approntato: si deve ripartire da lì, dunque. Poi - continua il capogruppo di Sinistra Italiana - è necessaria una rinnovata attenzione ai cittadini in difficoltà, dobbiamo far di tutto per sostenerli individuando le soluzioni ottimali e distraendo fondi, se necessario, da altri capitoli di bilancio. Inoltre, la maggioranza che verrà dovrà assumere una decisione chiara, e condivisa, sul destino dei progetti Case. E ancora, il lavoro: l'utilizzo del 4% dei fondi per la ricostruzione destinati allo sviluppo economico dovrà essere agganciato a meccanismi molto selettivi; più sei vicino alle esigenze dei cittadini che vogliono investire e fare impresa, creando dunque occupazione, più sarà facile ottenere i risultati sperati. Ecco: si tratta di quattro punti programmatici che se coniugati da sinistra avrebbero determinati impatti, se coniugati da destra invece ne avrebbero altri".
Sul tavolo, le questioni programmatiche che le forze di sinistra porranno al Partito Democratico, nei prossimi mesi. Questioni che presuppongono però, e Masciocco l'ha detto con chiarezza, una discontinuità col passato. Forse, la sfida più difficile per il Pd in questo 'particolare' momento storico.
"L'attuale classe dirigente, con tutti i suoi limiti, ha vinto una battaglia straordinaria, quella sul diritto alla ricostruzione", ha rivendicato Albano. "Ogni ricostruzione ha bisogno di risorse certe, tempi certi e norme: per sei anni, non abbiamo avuto fondi né norme e, dunque, neppure un orizzonte temporale definito; la città ha vissuto nella più totale incertezza. Ora, questa fase è finita: i sei miliardi garantiti dal governo Renzi, il quadro normativo che abbiamo costruito a fatica, ci danno finalmente la possibilità di progettare. Si apre un'altra stagione: meglio di come abbiamo potuto fare in questi anni, dovremo concentrarci sulla ricostruzione del tessuto sociale ed economico. E' in questo senso che va declinata la discontinuità".
E' per questo che intorno al Prg è stato individuato un punto comune di riflessione per iniziare un percorso capace di dare risposte sui temi della ricostruzione economica e sociale, seppure non sia affatto chiaro, al momento, dove possa portare. "In settimana, convocheremo una riunione di maggioranza - svela dunque il segretario dei democratici - per definire gli obiettivi prioritari degli ultimi mesi di governo e discutere delle prospettive future, dei valori che pensiamo debbano guidare la definizione del progetto di città: ad esempio, siamo convinti che non andrà consumato ulteriore suolo, che gli spazi possano essere riqualificati in modo virtuoso, che il patrimonio pubblico debba trovare forme di riutilizzo".
Su questi punti, si tenterà una mediazione per costruire, appunto, non una coalizione, piuttosto un accordo di programma definito. Messa così, le primarie si allontanano come avevamo già anticipato, d'altra parte. "Le primarie sono uno strumento utile, in passato hanno rappresentato una spinta propulsiva importante per la campagna elettorale, ma restano un mezzo, non un fine; non si debbono fare per forza", ribadisce Stefano Albano. "Hanno senso se sono di coalizione, se servono a tenere unito un progetto collettivo, a rilanciarlo, a spiegarlo alla città. Altrimenti, il Partito Democratico non ha bisogno di fare le primarie per scegliere il suo candidato". A dire che se si troverà l'accordo su punti programmatici di governo, il Pd 'offrirà' alle altre forze progressiste un nome soltanto. E' chiaro, però, che anche la scelta del candidato da mettere sul piatto potrebbe determinare la riuscita, o meno, di un percorso condiviso.
"Per celebrare le primarie, è necessario aver definito una coalizione", aggiunge Masciocco. "Invece, abbiamo parlato di accordo programmatico e progressista su alcuni punti ben definiti. E' chiaro che il Pd, al suo interno, ha molte figure che possono aspirare ad una candidatura: per quel che ci riguarda, non vogliamo essere usati per permettere loro di scegliere un nome piuttosto che l'altro, e così, però, non possiamo neanche imporre una discussione su questo o quel candidato".
E' piuttosto evidente, comunque: colui o colei che verrà indicato dovrà incarnare i valori che sottendono al programma di governo ed è chiaro che una figura centrista, o che ha sostenuto le politiche renziane per dirla come Enrico Perilli, non potrebbe mai dare volto ad un accordo programmatico ancorato a sinistra. Se mai si riuscirà a trovarlo, l'accordo; se davvero gli accadimenti al livello nazionale non finiranno per condizionare, poi, scelte e percorsi.