Lunedì, 30 Settembre 2013 22:47

'Aree bianche', respinto testo normativo. Properzi: "Improvvisazione"

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Nella città del caos urbanistico, della speculazione, del progetto Case e della mancanza di spazi, esistono dei ‘buchi urbanistici’, le cosiddette aree bianche, che da quasi trent’anni attendono di essere normate. 

Le Delibere di Giunta n. 413 e 414 dello scorso settembre, insieme al Protocollo d’Intesa siglato tra il Comune e la Provincia, costituiscono gli argini che l’amministrazione dell’Aquila ha deciso di porre a questo modello di urbanistica 'fai da te'. Tuttavia, il documento che la maggioranza ha sottoposto all'attenzione della seconda Commissione consiliare Ambiente e Territorio, prima della discussione in Consiglio comunale, non è affatto piaciuto alla minoranza che, infatti, non l’ha approvato.

Il provvedimento è stato presentato dall’assessore alla Ricostruzione Piero Di Stefano come atto riparatorio, seppur tardivo, di un vuoto legislativo non più accettabile. Il Piano Regolatore Generale (Prg) della città dell’Aquila, approvato dal Comune nel 1976 e poi dalla Regione Abruzzo nel 1979, ha infatti vincolato aree pubbliche o riservate del territorio comunale ad attività collettive, servizi, verde pubblico e parcheggi. Queste aree assoggettate a “vincoli preordinati all’espropriazione od a vincoli che comportino l’inedificabilità, perdono ogni efficacia qualora entro cinque anni dalla data di approvazione del piano regolatore generale non siano stati approvati i relativi piani particolareggiati od autorizzati i piani di lottizzazione convenzionati. L’efficacia dei vincoli predetti non può essere protratta oltre il termine di attuazione dei piani particolareggiati e di lottizzazione”.

Dal 1979 e fino al 1984 nessuno ha provveduto ad un vuoto urbanistico e legislativo che, di lì a poco, avrebbe creato non pochi problemi all’amministrazione comunale. Dal 1984 ad oggi, infatti, su queste aree, nel frattempo diventate “aree a vincolo decaduto”, i cittadini proprietari naturali hanno fatto ricorso al TAR per sapere di chi fossero e quali diritti erano legittimati ad esercitare su di esse. Il tribunale amministrativo regionale, per rispondere all’interrogativo, non ha potuto far altro che nominare commissari ad acta: tecnici, funzionari o docenti universitari.
Commissari che, fino ad oggi, sono costati ai cittadini aquilani centinaia di migliaia di euro, e almeno altrettanti sono previsti per la copertura delle spese processuali dei contenzioni tra il Comune e i suoi cittadini.

I casi di 'aree bianche' già normate dai commissari, che negli anni hanno stabilito indici di edificabilità in ogni area diversi dalle altre, arrivando fino allo 0,65 metri cubi a metro quadro, non verranno chiaramente rimessi in discussione dal provvedimento presentato dalla giunta Cialente. L’atto introduce la cosiddetta “variante di salvaguardia per la cessione perequativa degli standard urbanistici”, strumento che vuole 'pareggiare' le condizioni di edificabilità per quasi tutti i cittadini. Non per i 50, però, che hanno già concluso la procedura con i commissari.
A leggere la proposta del Comune, si potrà edificare con un indice di 0.08 metri cubi per metro quadrato. Si potrà costruire dentro un’area tenendo per sé il 35% del lotto e cedendone al Comune il 65%. Per il consigliere di Sel Giustino Masciocco l'indice dello 0.08 “è comunque troppo alto, perché quelle aree non erano originariamente edificabili. Se non ci fosse stato il vincolo quinquennale sarebbero rimaste agricole. Il provvedimento è fin troppo liberista”.

E’ possibile anche cumulare gli indici di edificabilità che un proprietario ha su diversi appezzamenti di terra. Per edificare, a quel punto, è necessario raggiungere una porzione di terreno di almeno 1500 metri quadrati. La possibilità di sommare tanti indici, magari rastrellando più aree bianche da cittadini che decidono di metterle in vendita perché con un indice così basso sarebbe difficile sfruttare il terreno, apre inevitabilmente la strada a possibili speculazioni edilizie.

Per scongiurare il rischio, il consigliere dell'Aquila Oggi-Idv, Angelo Mancini, ha annunciato che proporrà nel prossimo Consiglio Comunale un emendamento al testo. L’idea è di cambiare l’indice di edificabilità, che dovrebbe essere inversamente proporzionale alla proprietà terriera per permettere a chi ha un lotto abbastanza grande, ad esempio di 1000 metri quadrati, di farsi un abitazione da solo senza dover cedere il proprio indice.
“L’emendamento di Mancini – ha commentato il consigliere dell’Api Ermanno Giorgi - va incontro alla cittadinanza che si è creata negli anni giuste aspettative di potersi costruire una casa, evitando le speculazioni e le mire dei palazzinari”.

Tuttavia, il fantasma della speculazione sarebbe scacciato dal provvedimento stesso perché, come ha ricordato Masciocco, “non c’è un’edificabilità diretta nelle aree bianche che permetta di presentare la Dia (Denuncia di inizio attività in edilizia, ndr) e costruire, ma bisogna presentare un progetto all’amministrazione comunale e ottenere l’autorizzazione”. Di fatto, in questo modo, il Comune eserciterebbe ancora un controllo sull’edilizia cittadina.
Se per Masciocco la proposta sulle aree bianche è “magari problematica, ma funzionale a bloccare il problema commissariale”, per l’urbanista e consigliere comunale di Domani L’Aquila Pierluigi Properzi “il provvedimento non si regge in piedi. Non tiene conto che in questa città si deve affrontare il tema della pianificazione”.

“Questa non è urbanistica è improvvisazione”- ha spiegato Properzi - L’intesa con la Provincia siglata dall'Amministrazione compromette il nuovo piano regolatore. Resteranno solo scelte modeste da fare: sarà un piano viziato”.

Il nodo spinoso del provvedimento, a sentire l'urbanista, è nella scelta di dimensionare le aree attraverso un piano strutturale che, “a differenza del piano regolatore, non ha valore conformativo rispetto alla proprietà. Qui non si vuole fare un piano regolatore, si vuole andare avanti amministrando caso per caso, giorno per giorno.”

“Le conseguenze di questa ‘non politica urbanistica’ - ha sottolineato il consigliere di minoranza - incideranno profondamente sul recupero e sullo sviluppo futuro della città. Non si ricostruisce L’Aquila senza una pianificazione. E questo è l’atto che affossa ogni possibilità di pianificazione della città”.

La discussione in Consiglio, insomma, si preannuncia infuocata. La aree da normare, infatti, sono più di 7 ettari. Intorno alle zone a vincolo decaduto, e all'approvazione del nuovo Piano regolatore, si giocano gli equilibri politici della città. A dimostrarlo, la lite clamorosa esplosa nel corso di una cena di maggioranza finita a male parole. Con il sindaco che, qualche ora dopo, parlava di crisi della sua coalizione. Non stupisce affatto se è vero che gli interessi in gioco sono altissimi. Sarà un caso che 11 consiglieri comunali posseggono aree bianche?

Ultima modifica il Martedì, 01 Ottobre 2013 22:13

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