E' stata istituita una commissione, suddivisa in due gruppi di lavoro: il primo, si occuperà di stabilire tempi e regole delle primarie; l'altro, stilerà il manifesto politico programmatico che, nel giro di una settimana, verrà condiviso dalle forze di coalizione. A quel punto, il centrosinistra convocherà un'iniziativa pubblica per presentarlo alla città e lanciare ufficialmente le primarie che, "al 90%" spiega a Mente Locale il segretario cittadino del Partito Democratico Stefano Albano, si terranno domenica 9 aprile.
Intanto, settimana prossima i democrat si convocheranno in assemblea per certificare le candidature - al momento, sul tavolo ci sono i nomi di Pierpaolo Pietrucci, Americo Di Benedetto e Carlo Benedetti - che, in tempi brevi, dovranno essere sottoscritte da 150 o 200 firme, la decisione deve essere ancora presa. Presumibilmente, il fine settimana del 18 e 19 marzo inizierà la campagna elettorale che sarà concentrata, dunque, in tre settimane.
"Stiamo raccogliendo i frutti di un lungo lavoro politico", sottolinea Albano, ospite di Radio L'Aquila 1; "la segreteria cittadina non ha mai creduto all'autosufficienza del Pd, non ha mai smesso di credere alla costruzione di un'ampia coalizione progressista, sebbene in controtendenza rispetto al livello nazionale. Oggi, possiamo dire di aver mantenuto i confini delineati dalle forze che hanno governato in questi anni - eccetto per Rifondazione comunista, impegnata in un confronto interno cui guardiamo con grande rispetto - e di averli anzi allargati alle migliori esperienze civiche e partitiche che si riconoscono nei valori del centrosinistra".
Dalla corrente 'scottiana' di Sel - maggioritaria all'Aquila - a Territorio collettivo, dal Patto per L'Aquila stretto tra Idv - Liberali e socialisti al Centro democratico, passando per i Democratici e socialisti e fino alle liste civiche ispirate da Enrico Verini e Angelo Mancini, la coalizione che si raggrupperà intorno al Partito Democratico, in effetti, è assai 'larga'.
"Siamo convinti - aggiunge Albano - che le primarie possano dar vita ad un'ampia mobilitazione: vorremmo chiamare a raccolta tutti i cittadini che si ritrovano nei valori di una coalizione di progresso, e che vogliano contribuire ad arricchire, integrare, emendare il progetto di città cui stiamo lavorando. D'altra parte, stavolta non possiamo cavarcela col 'salvatore della patria': è necessario uno sforzo collettivo per ricomporre un tessuto sociale disgregato nel post terremoto".
E' per questo che il Partito Democratico - sottolinea il segretario cittadino - "farà una scelta di generosità, presentando almeno due candidati tra i suoi uomini migliori così da rendere le primarie davvero contendibili, e dunque stimolanti per le forze migliori della città. C'è bisogno di altri punti di vista - anche rispetto agli ultimi cinque anni di Governo che prendiamo, comunque, come punto di partenza importante - per declinare la fase nuova che siamo chiamati ad affrontare: siamo stati impegnati sul fronte della ricostruzione fisica, e questa classe dirigente ne ha preteso e ottenuto il diritto, nient'affatto scontato; ora, c'è bisogno di centrare meglio l'obiettivo della ricostruzione socio economica".
La coalizione allargata ha almeno tre ragioni d'essere, spiega Luca D'Innocenzo di Territorio Collettivo: "Innanzitutto, L'Aquila - in questi anni - ha saputo mantenere un'esperienza larga di centrosinistra estesa perfino a Rifondazione comunista e, in Italia, è accaduto soltanto a Cagliari; d'altra parte, le ultime esperienze amministrative raccontano che il centrosinistra vince laddove si presenta unito. C'è poi una specificità cittadina, legata all'avvenimento terremoto e ai movimenti che si sono sviluppati negli anni a seguire: ovunque ci siano state grandi mobilitazioni, la politica ha saputo rigenerarsi traendo linfa dalle idee e dalle esperienze emerse. Per questo, come Territorio collettivo ci siamo fatti strumento - insieme ad altri - per 'aprire' la coalizione ad un mondo che, oggi, è fuori dalle riunioni dei partiti: il tentativo è stato compreso dalle forze civiche e partitiche progressiste, sebbene non tutti stiano rispondendo al tentativo d'apertura. Infine, c'è una questione politica più ampia: con la vittoria di Trump alle presidenziali degli Stati Uniti, si è chiusa la fase che riteneva cancellata la contrapposizione tra destra e sinistra, tra progressisti e conservatori: è tornata prepotente l'idea di una destra forte, tant'è vero che in Francia, come in Portogallo e in Germania, si sta ragionando del futuro del centrosinistra. In Italia, il dibattito - profondo - ha provocato spaccature nel Partito Democratico come in Sinistra Italiana: il referendum del 4 dicembre e la sentenza della consulta, infatti, si sono portati via l'idea dell'uomo solo al comando; anche queste scissioni, però, vivono dentro il dibattito sulla ricostruzione di un campo progressista. In questo scenario, l'esperienza aquilana - eccezionale fino a ieri - potrebbe oggi rappresentare un modello, rafforzandosi e contenendo eventuali fratture dentro l'unione civico progressista cui stiamo lavorando".
Territorio collettivo non sente l'esigenza di esprimere una propria candidatura, alle primarie; "vogliamo discutere, però, con pezzi di società, movimenti e associazioni per verificare la possibilità di presentare un nome che vada nel senso, appunto, dell'apertura. Dovessimo riuscirci ne saremmo felici, e approfitto dell'occasione per rinnovare un appello a leggere il manifesto e le regole che ci daremo, perché alle primarie potranno partecipare tutti; non dovesse andare così, continueremo comunque a lavorare su questo terreno, organizzando appuntamenti tematici con i cittadini, invitando i candidati al confronto".
Sul programma, "non abbiamo il compito di dettagliarlo ora - sottolinea D'Innocenzo - ma va stilato un manifesto delle idee che possa sottrarre al confronto delle primarie ciò che potrebbe dividere la coalizione o che potrebbe modificarne il quadro, rispetto all'esito delle consultazioni; su alcune questioni, va cercato un punto d'equilibrio e i candidati sindaci dovranno impegnarsi a mantenerlo. E' questione di metodo: ciò che proponiamo per i prossimi dieci anni è un metodo condiviso - tra le forze di coalizione e i cittadini - che possa sciogliere le questioni che emergeranno col tempo".
"Parliamo comunque di temi", tiene a specificare D'Innocenzo: "penso all'utilizzo del 4% dei fondi per la ricostruzione destinati allo sviluppo economico, che vanno agganciati ad una vera occupazione e, così, a infrastrutture di base che rendano effettivamente possibili gli investimenti; la sicurezza delle scuole, per esempio, attiene al concetto più ampio di vivibilità, come il trasporto pubblico o il muoversi a piedi in un ambiente salubre, che è cruciale per il futuro. Vale per il centro storico, e vale per le periferie e le frazioni: è la questione che gli aquilani si pongono ogni giorno, vale davvero la pena vivere qui? Possiamo vivere qui?".
Argomenti che stanno 'dentro' la questione più ampia che attiene al Piano regolatore generale che l'amministrazione che verrà dovrà finalmente approvare: "La maggioranza di governo ha fatto un lavoro importante, assai avanzato", rivendica Stefano Albano; "è un lavoro prezioso, che fissa valori che dovranno rappresentare l'intelaiatura del progetto di città che verrà: penso alla necessità di limitare il più possibile il consumo di suolo, al recupero degli spazi pubblici, al ruolo che dovranno assumere i beni comuni". Attorno alla discussione 'urbanistica', "la politica dovrà essere in grado di mettere in campo un piano di infrastrutturazione sociale che non si interroghi, soltanto, sui servizi da erogare, ma rifletta sul dove e sul come erogarli".
Comune dell'Aquila e Regione Abruzzo stanno mappando il patrimonio immobiliare di proprietà pubblica, in centro storico e non solo: "Ebbene, decidiamo come utilizzarlo al meglio, evitando di costruire altri spazi di cui, probabilmente, non c'è bisogno".