E' stato il vice presidente della Giunta regionale Giovanni Lolli a sciogliere i dubbi del Partito Democratico.
Ha spiegato i motivi che l'hanno convinto a desistere dalla tentazione di una candidatura che pure era stata 'caldeggiata' dal sindaco Massimo Cialente e da alcuni tra gli amministratori uscenti, oltreché dalle forze di 'sinistra' in coalizione; Lolli ritiene strategico il suo ruolo in Giunta regionale, dal suo assessorato - ha sottolineato - passano progetti e risorse per la città, ed in particolare i fondi europei.
Così, ha fugato pure le perplessità che alcuni - in verità - ancora nutrivano sulla discesa in campo di Pierpaolo Pietrucci, per il timore di 'perdere' l'unico consigliere regionale aquilano, dovesse vincere le primarie, spiegando come un consigliere, in realtà, abbia margini di manovra assai 'stretti', in termini di risorse almeno, considerate le sofferenze del bilancio regionale. E poi, "la partita per le amministrative - ha aggiunto Lolli, innanzi all'attivo del Partito Democratico - non è affatto scontata, ed è fondamentale vincerla mettendo in campo le migliori personalità che il partito è in grado di esprimere".
Stante la candidatura 'dichiarata' di Americo Di Benedetto, formalizzata da tempo, il consigliere regionale democrat ha ribadito la sua disponibilità, chiedendo agli iscritti, però, se la ritenessero determinante: l'hanno convinto gli interventi che si sono susseguiti, e così Pietrucci ha sciolto le ultime riserve.
Ha comunicato la sua "indisponibilità a concorrere", invece, il presidente del Consiglio comunale Carlo Benedetti; d'altra parte, l'aveva anticipato qualche giorno fa, e proprio ai nostri microfoni: "Tre candidati del PD alle primarie sarebbero troppi", aveva spiegato. "Si prefigurasse questa ipotesi, qualcuno dovrebbe mostrare senso di responsabilità: chi non ha deciso di scendere in campo a tutti i costi, o chi ha capito che, pur potendo esprimere potenzialità importanti, non ci sono le condizioni politiche che possano determinarne l'elezione". Ci avevamo letto l'intenzione di fare un passo di lato, se non fosse arrivato un sostegno deciso di Cialente e degli amministratori uscenti. Così è andata: "Ringrazio coloro che mi hanno incoraggiato e sostenuto con sincerità e affetto", le parole dell'avvocato aquilano.
Come previsto, dunque, saranno Pietrucci e Di Benedetto i candidati democrat alle primarie che, con ogni probabilità, si terranno il 2 aprile; resta da capire se si manifesteranno altre disponibilità, espressione delle forze di coalizione: si sussurra della possibile candidatura di Lelio De Santis, già assessore comunale.
Per coloro che intendano concorrere, il termine ultimo alla presentazione delle firme che dovranno sottoscrivere la candidatura - tra le 150 e le 200, non è stato ancora deciso - dovrebbe essere fissato a sabato prossimo, 18 marzo; l'indomani, inizierà la campagna elettorale vera e propria, concentrata in due settimane.
Pietrucci: "Vivo la politica con spirito di servizio, se la mia comunità mi chiama, ci sono"
"Ho partecipato ad una discussione bellissima, di alto livello. Sono orgoglioso di fare parte di una comunità che credo debba rappresentare un modello anche per il livello nazionale. Si è parlato dell'Aquila, e sono i problemi dell'Aquila che contano, i problemi e le strategie per risolverli".
Così Pierpaolo Pietrucci racconta ai microfoni di NewsTown l'assemblea del Partito Democratico cittadino che ha dato il via libera alla sua candidatura alle primarie. "Io vedo come priorità per il prossimo sindaco la necessità di rafforzare la prospettiva della città territorio, un ruolo incisivo del capoluogo nel contesto regionale, la possibilità di porsi come riferimento per le politiche di ricostruzione e rinascita economica dell'Appennino centrale, le tematiche del lavoro da costruire e salvaguardare, le scuole con un piano che contemperi il breve e il lungo periodo oltre che la sicurezza e l'attività didattica, le opportunità notevoli che ci vengono dal patrimonio immobiliare pubblico, opportunità queste da cogliere assieme alle altre amministrazioni", ha inteso sottolineare.
Sulle primarie, "ho ribadito all'assemblea la mia disponibilità - ha spiegato Pietrucci - ed è emersa chiaramente da molti interventi la necessità e l'utilità della mia candidatura. Questo mi ha convinto: vivo la politica con spirito di servizio, se la mia comunità mi chiama, ci sono".
Di Benedetto: "Da soli si va veloce, insieme si va lontano"
"La discussione assembleare è stata davvero interessante, dal punto di vista dialettico e degli stimoli che sono arrivati, con la preoccupazione condivisa per il futuro della nostra città più che sul nome di chi sarà chiamato alla candidatura".
Parole di Americo Di Benedetto che racconta così, al nostro giornale, la riunione che ha cristallizzato la sua candidatura alle consultazioni del 2 (o 9, si deciderà in queste ore) aprile. "Si è concluso un lungo percorso di lavoro, ognuno ha cercato di offrire il proprio contributo ai vari livelli di discussione fino all'assemblea degli iscritti che ha certificato, laddove fosse stata necessaria una ultiore conferma, il percorso delle primarie che racconteranno un confronto importante, ognuno per la sua motivazione, chi a chiamata e chi a risposta".
C'è stata una legittimazione piena del partito sulle figure che si confronteranno, ha tenuto a ribadire il presidente della Gran Sasso Acqua: "Se si fosse trovata la piena sintesi intorno ad un profilo, le primarie non sarebbero state necessarie"; primarie che, sottolinea, "saranno libere, aperte e pienamente contendibili. La mia - ha inteso sottolineare Di Benedetto - non è una candidatura di servizio: intendo invece misurarmi affinché si possa realizzare una prospettiva di governo della città condivisa con un gruppo di persone che, da tempo, stanno lavorando insieme dentro il partito e nella città diffusa, meno organica - magari - alle dinamiche partitiche ma attenta comunque al futuro, dunque dentro una dimensione anche civica sensibile ai mondi che si mostrano più in sofferenza".
Una candidatura in 'continuità' col lavoro svolto fino ad ora, "figuriamoci se possiamo permetterci di non proseguire sul percorso tracciato - chiarisce - saremmo i primi avversari di noi stessi; significherebbe che si è lavorato a compartimenti stagni, e non per la comunità politica cui si sente di appartenere. Se lavori a compartimenti stagni, lavori ad una prospettiva politica personale; al contrario, lavorare per una comunità politica significa dare un contributo, ognuno per il ruolo che è chiamato a svolgere, per la crescita di tutti. Ognuno contribuisce a far crescere la comunità se fa bene il suo lavoro, in un contesto ampio e condiviso. Da soli si va veloci, insieme si va lontano".