Pubblichiamo il testo della lettera aperta inviata al presidente dell'InpsTito Boeri dalla senatrice Pd Stefania Pezzopane e dal consigliere regionale Pierpaolo Pietrucci in merito alla situazione del contact center dell'Aquila, che rischia di non riveder rinnovata la commessa da parte dell'ente.
Egregio Presidente Boeri,
è con urgenza che torniamo a rivolgerle, in forma di lettera aperta, un appello su una questione che suscitando gravi preoccupazioni all'Aquila.
Ci riferiamo alla commessa per la gestione del call center Inps nella nostra città. Come Lei sa, la commessa è stata prorogata nel dicembre scorso per altri sei mesi, ed è quindi in scadenza nel giugno prossimo. I circa cinquecento lavoratori all'Aquila (e altri 1500 in altri presidi) e le relative famiglie non hanno ancora rassicurazioni su come sarà redatto il nuovo bando e quindi, in definitiva, sul loro destino.
Quello che torniamo a chiedere è che il bando in preparazione accolga in pieno le norme di legge recentemente approvate: la clausola sociale specifica per i call center inserita nel nuovo codice degli appalti e l'esclusione del spese per il personale dal meccanismo del massimo ribasso. Queste misure devono essere previste sia per il personale che opera in appalto sia per quello in subappalto. Quello che chiediamo, quindi, è semplicemente di applicare delle norme pensate, scritte e approvate per la tutela dei lavoratori. Inutile ribadire quanta la questione sia centrale anche per il mantenimento della coesione sociale all'Aquila: una città colpita da un terremoto devastante otto anni fa, che si sta faticosamente rialzando, dove stiamo facendo ogni tipo di sforzo per creare occupazione, usufruendo di fondi specifici previsti dallo Stato per la ricostruzione economica. Ma creare posti di lavoro è difficile, non serve sottolinearlo; non possiamo in più permetterci che in un solo colpo ne vengano cancellati centinaia. Si andrebbe incontro, senza esagerazioni, a una vera e propria macelleria sociale.
La predisposizione del nuovo bando dell'Inps con le norme enunciate avrebbe una logica economica, oltre che sociale: non tenerne conto significherebbe creare nuovo precariato e in aggiunta consegnare alla cassa integrazione e degli ammortizzatori sociali la vita dei lavoratori, con costi aggiuntivi per lo Stato.