“Non posso più tollerare lo squallido ritornello del centrosinistra: non stiamo affatto cavalcando le paure dei cittadini, abbiamo mantenuto toni e comportamenti sobri, seppure appassionati, mostrando in che condizioni è ridotta la città e portando avanti le nostre proposte. Non è colpa del centrodestra se a Coppito c’è una macchina bruciata sotto le piastre, non è colpa del centrodestra se in centro storico non ci sono regole, se è un vero e proprio far west”.
Pierluigi Biondi contrattacca e risponde per le rime alla conferenza stampa delle forze civico progressiste, riunite ieri al comitato elettorale di Americo Di Benedetto. “Ad aver paura è il centrosinistra che si sente mancare la terra sotto i piedi”, l’affondo dell’ex sindaco di Villa Sant’Angelo. Che accusa: “In campagna elettorale sono stati usati metodi indecorosi, tra messaggi inviati da operatori dei call center, medici che hanno fatto telefonate prendendo a prestito il database dell’Ospedale senza autorizzazioni, pressioni su cittadini che aspettano l’assegnazione del progetto Case”. Poi, la stoccata: “Avete capito almeno una delle proposte del candidato di centrosinistra? Vi è chiara la posizione sulla ricostruzione delle scuole, sulla ricostruzione pubblica, sulle frazioni, oltre le generiche assunzioni d’impegno? Avete sentito una presa di posizione sulle case popolari, sul masterplan di San Gregori, avete sentito Di Benedetto parlare di riqualificazione urbana? Noi – ha proseguito Biondi – abbiamo presentato le nostre proposte concrete, le abbiamo spiegate alla città: abbiamo parlato di iniziative per il rilancio del commercio, del nuovo piano d’assetto scolastico, della task force per la ricostruzione pubblica, della riperimetrazione del Sic Gran Sasso a saldo zero”. Per questo, “vorremmo confrontarci con il candidato di centrosinistra; se sfuggirà, andremo agli incontri che organizzerà: la città non può essere privata del diritto a conoscere le posizioni dei candidati a sindaco”.
Biondi non intende porre il ballottaggio come una battaglia tra centrodestra e centrosinistra, piuttosto come “una sfida tra la continuità rappresentata dal centrosinistra e il rinnovamento vero, che incarniamo come centrodestra: dovessimo vincere le elezioni, entrerebbero in Consiglio 8 donne – 5 di centrodestra – e tanti giovani, Francesco De Santis e Luca Rocci, Leonardo Scimia e Daniele D’Angelo oltre a Roberto Jr Silveri, con la metà dei consiglieri che sarebbe alla prima esperienza amministrativa”. E non è affatto preoccupato dal rischio astensione che potrebbe penalizzarlo: “Dipende dalle motivazioni che riusciremo a trasmettere al nostro popolo: non esiste aritmetica in politica, contiamo nel voto libero dei cittadini, svincolati finalmente dal voto di preferenza, slegati dai metodi clientelari del centrosinistra, dalla tracciabilità del voto uomo-donna”.
Anche i rappresentanti delle liste di coalizione, seduti accanto a Biondi, hanno inteso sottolineare come la candidatura di Di Benedetto rappresenti la continuità con la così detta ‘triade’: “Abbiamo letto le dichiarazioni della senatrice Stefania Pezzopane, le sue rivendicazioni sul ruolo centrale giocato dal Pd, le promesse agli assessori bocciati alle urne sul fatto che ‘la squadra non perderà pezzi’”, ha sottolineato Carla Mannetti di Fratelli d’Italia. “Biondi rappresenta l’alternativa e l’alternanza al sistema di potere costituito”. “Gli aquilani hanno bocciato l’amministrazione uscente e il progetto Pd”, ha aggiunto il coordinatore comunale di Forza Italia, Stefano Morelli; “pensavano di vincere al primo turno, non è andata così. Di Benedetto è un candidato zoppo, andato pesantemente sotto le liste, a dispetto della gioiosa macchina da guerra di occhettiana memoria che hanno messo in piedi: peccato abbiano sbagliato cavallo e il progetto proposto alla città”.
Ora, “ci troveremo a scegliere tra la conservazione e una nuova speranza per la città: in questo senso, il nostro appello è rivolto soprattutto all’elettorato più moderato che pensava di trovare, con Di Benedetto, una candidatura di rottura con le vecchie logiche e che, al contrario, si ritrova a sostenere lo stesso assetto di potere, un monocolore Pd. La nostra – ha chiarito Morelli – è una battaglia di libertà, di liberazione: in questi anni, il Comune è stato nemico dei cittadini, sul modello delle amministrazioni tosco-emiliano-romagnolo che prevede la raccomandazione per ottenere anche servizi dovuti. Noi, vogliamo che il Comune torni amico dei cittadini, con una burocrazia più snella, servizi efficienti e informatizzati”.
Per questo, Luigi D’Eramo (Noi con Salvini) è convinto che ci siano le condizioni per vincere il ballottaggio: “Il nervosismo che trapela dalla coalizione di centrosinistra sta a dimostrare che le mie parole corrispondono a verità. Stamane, è stata pubblicata un’intervista molto interessante al consigliere regionale Pierpaolo Pietrucci: cosa sta accadendo in seno alla coalizione civico progressista? E poi: è possibile che un candidato sindaco annunci di non voler partecipare a nessun tipo di dibattito con l'avversario? Evidentemente, ha paura: paura di non reggere il confronto, di non essere assistito da papà Cialente e mamma Pezzopane. In questi momenti, bisogna ‘cacciare’ gli attributi e, Di Benedetto, non li ha: chi rifiuta i confronti non ha la capacità di poter guidare una città complessa come L’Aquila”. Il ballottaggio “è una battaglia di libertà rispetto al sistema del Pd, fatto di interessi, intrecci a tratti oscuri tra alcune realtà economiche della città, collegamenti poco chiari con alcune lobby del mattone”, ha aggiunto D’Eramo.
“I risultati delle urne hanno creato un enorme malcontento in seno al centrosinistra”, ha concluso Emanuele Imprudente, primo degli eletti tra i salviniani. “Abbiamo avuto colloqui con alcuni candidati nelle liste di centrosinistra, che hanno messo la faccia in campagna elettorale convinti che la proposta di Di Benedetto rappresentasse un rinnovamento e che, ora, hanno deciso che sosterranno Biondi, disillusi dai giochi di palazzo, dalla influenza insopportabile della triade. Ce la possiamo fare”.