Domenica, 12 Novembre 2017 14:18

La Nuova Pescara, L'Aquila capoluogo e le vocazioni dei territori

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La nota inviata alla stampa dall'ex sindaco di Montesilvano Enzo Cantagallo [puoi leggerla qui] ha scatenato un vero e proprio putiferio. "Le prossime settimane saranno decisive per l'approvazione della legge regionale n° 206, conosciuta meglio come 'Costruzione della Nuova Pescara'", ha sottolineato Cantagallo; "se s'istituirà questa grande città, di circa 200mila abitanti, dovrà essere il motore dell'economia, del turismo e della crescita imprenditoriale per garantire un reale sviluppo". Dunque, l'affondo: "la Nuova Pescara non potrà prescindere dal ruolo di capoluogo di regione". E giù le polemiche, con gli aquilani 'imbufaliti' su Facebook a rinverdire i moti del '71.

Le dichiarazioni di Cantagallo andrebbero - quantomeno - contestualizzate.

Cantagallo è stato sindaco di Montesilvano fino al novembre 2006, quando venne arrestato insieme ad altri 5 tra imprenditori e amministratori con l'accusa di aver intascato tangenti per gli appalti delle fogne di via Adige; passò 66 giorni nel carcere di San Donato e altri 44 ai domiciliari. In questi anni, ha subito 6 processi separati, su 36 capi d'imputazione diversi: è stato assolto per 34 ipotesi di reato, e in due casi è intervenuta la prescrizione. Così, alla fine dell'anno passato è tornato sulla scena politica, organizzando alcuni convegni sul tema della fusione tra Pescara, Montesilvano e Spoltore. Alla fine di ottobre scorso è stato eletto segretario del Partito Democratico di Montesilvano, con 182 preferenze, un terzo degli iscritti al circolo cittadino. E non sono mancate le polemiche, fuori e dentro il PD.

Insomma, parliamo di un personaggio piuttosto discusso che, sulla vicenda della fusione, sta giocando il suo 'gran ritorno' sulla scena politica cittadina e regionale. L'obiettivo è chiaro, e l'ha dichiarato lui stesso: "Penso al 2019 come ad un possibile spartiacque tra 13 anni di inattività e la ripresa di un discorso che si è interrotto nel 2006", ha dichiarato qualche mese fa.

A dire che Cantagallo pensa alle amministrative - oppure alle Regionali, ce ne fosse l'occasione - e non è un caso che nella nota stampa diffusa ieri abbia voluto sottolineare "il rischio di un salto nel buio senza percorrere insieme la necessaria fase di 'fidanzamento' per affrontare questioni vitali per il futuro della nuova città"; in altre parole, "sarebbe una follia attuare il processo di fusione in tempi brevi" ha chiarito, in "meno di un anno effettivo". Ci vuole più tempo, dunque, e l'ex sindaco punta a giocare un ruolo da protagonista nel processo che dovrebbe cambiare la storia regionale, cancellando, di fatto, Montesilvano e Spoltore, inglobate nella grande città metropolitana.

E quindi, cosa c'è di più semplice che rilanciare l'idea di trasferire il capolugo di Regione sulla costa per tornare al centro del dibattito politico e dare il senso dell'esistenza di sé? Che si tratti di una boutade, d'altra parte, si evince dalle ultime parole del comunicato: "sarà fondamentale approvare la legge già con la Nuova Pescara capoluogo di regione". Chiaramente impossibile, per chiunque abbia un poco di buon senso, dal punto di vista politico innanzitutto, amministrativo e normativo poi. Non si può certo 'spostare' il capoluogo di Regione con un colpo di spugna, da un giorno all'altro.

Sta di fatto che le dichiarazioni di Cantagallo hanno dato forma ai pensieri di molti, sulla costa pescarese dell'Adriatico, scatenando reazioni rabbiose nell'aquilano e costringendo il PD abruzzese a prendere immediatamente le distanze. "Quella di Cantagallo credo sia una sua posizione personale, io non la penso così. Il capoluogo di Regione è L'Aquila e resta L'Aquila", ha sottolineato il segretario regionale Marco Rapino; "non esiste alcuna proposta del Pd di cambiare la sede del Capoluogo di Regione, al contrario abbiamo presentato la legge su 'L'Aquila capoluogo' per rafforzare la sua funzione", ha chiarito il consigliere regionale Camillo D'Alessandro, coordinatore della maggioranza di centrosinistra in assise regionale. "Si tratta di una dichiarazione di un esponete locale che avrebbe potuto anche dichiarare guerra all'Austria", ha ironizzato. "Il capoluogo di Regione è e resta L'Aquila, ed è questa la posizione degli organi dirigenti, dei rappresentanti istituzionali, della comunità del partito", hanno ribadito lo stesso Rapino, e con lui Francesco Piacente, Pietro Di Stefano, Stefano Albano, Stefano Palumbo, Americo Di Benedetto, Emanuela Iorio, Antonio Nardantonio, Stefania Pezzopane, Giovanni Lolli e Pierpaolo Pietrucci. "Cercare visibilità attorno al lavoro del Pd in Regione per i territori, offrire il destro a polemiche strumentali lascia il tempo che trova", la presa di posizione dei dem. "Il Pd rimane a tutti i livelli al lavoro per lo sviluppo dell'Abruzzo e del suo capoluogo, L'Aquila. Valgono come esempi dell'attaccamento della comunità del Pd all'Aquila i fatti, e non le chiacchiere, a cominciare dai miliardi stanziati dal governo Renzi per la ricostruzione, la scelta di farne una delle cinque città italiane dove si sperimenterà la rivoluzione tecnologica del 5G, gli investimenti nel comparto della formazione con lo sviluppo del GSSI, solo per fare pochi esempi".

Insomma, non c'è da raccogliere sanpietrini per prepararsi a ripercorrere i giorni di quasi 50 anni fa. E dunque, le parole di Cantagallo vanno derubricate semplicemente come una boutade? Fino ad un certo punto. Se si esce dalla logica del 'campanile' da social, dal rimpallo di dichiarazioni strumentali, in un senso e nell'altro, potrebbero avere il merito - almeno - di aprire una seria discussione sulla legge per la 'Costruzione della Nuova Pescara', sul ruolo dell'Aquila come capoluogo di Regione oltre il 'titolo' formale e, più in generale, sulle diverse vocazioni dei territori abruzzesi.

"Il progetto 'Nuova Pescara' è una questione serissima, per tutta la Regione", ha giustamente sottolineato Luca D'Innocenzo di Articolo 1; "la norma sulle fusioni è stata pensata, e finanziata, per favorire l'unione dei piccoli comuni: tutti i progetti di fusione in Italia sono su questo, tranne uno. Si usa una legge pensata per altro, ma non esplicitata normativamente in quel senso, per far nascere un Comune da 200mila". Di converso, la legge 'L'Aquila capoluogo' - pensata proprio per riequilibrare il progetto costiero di area metropolitana - giace ancora chiusa in un cassetto, e non pare, comunque, avere la forza di garantire appieno le prerogative di un capoluogo nella pienezza delle funzioni.

Non si tratta della dicitura istituzionale di Capoluogo, che non è affatto in discussione; si tratta, appunto, delle funzioni di un Capoluogo e della vocazione dei diversi territori. Lo 'svuotamento' degli uffici regionali a L'Aquila è nei fatti; con gli anni, venisse approvata la legge per la 'Nuova Pescara', è chiaro che il processo di spostamento degli uffici - e non solo - sulla costa potrebbe accellerarsi. Che poi, il problema non è solo - non soltanto, almeno - la diaspora dei lavoratori dell'Ente verso la costa: a parere di chi scrive, lo spostamento del concerto di Noa da L'Aquila a Pescara dovrebbe preoccupare molto più che le dichiarazioni personali di Cantagallo che lasciano, come detto, il tempo che trovano.

Ecco la forza che dovrebbe assumere la legge per 'L'Aquila capoluogo' che, se non ci fossero tensioni mai sopite, non avrebbe alcun senso d'esistere, a dire il vero; il provvedimento dovrebbe ridisegnare il ruolo della città, in un'ottica più ampia di definizione delle vocazioni che dovrebbero assumere i diversi territori verso il rilancio di una Regione di poco più di 1milione e 300mila abitanti che sarebbe tragico non avesse l'ambizione di crescere con un progetto unico di sviluppo economico, culturale e sociale. E così, se la città metropolitana di 200mila abitanti non farebbe altro che rafforzare la spinta propulsiva della costa adriatica come motore economico della Regione, luogo di traffici e scambi commerciali, la legge per L'Aquila, invece, dovrebbe rinsaldare la vocazione istituzionale e culturale del Capoluogo.

A farla semplice: il rilancio dell'Aquila, e il suo senso nel disegno di sviluppo regionale, non può che passare dalla garanzia che gli uffici regionali restino in città e che, anzi, venga superata la suddivisione tutta abruzzese dell'Ente su due territori. Inoltre, la Regione dovrebbe impegnarsi - economicamente e politicamente - a rafforzare la vocazione culturale e d'alta formazione della città, a partire dall'Università e passando per il finanziamento e il rilancio delle Istituzioni culturali. 

Altrimenti, si corre il rischio che L'Aquila capoluogo resti una dicitura svuotata di senso, e poco altro, con i cittadini e la politica a discutere delle dichiarazioni di un qualsiasi Cantagallo mentre altrove, e nei fatti, le funzioni - oltre le formule - vengono pian piano trasferite.

Ultima modifica il Lunedì, 13 Novembre 2017 03:56

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