Martedì, 05 Dicembre 2017 19:35

Quando il presepe è usato come un'arma: le scenette social della destra aquilana

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L'ossessione securitaria e identitaria della destra aquilana sta toccando livelli parossistici.

Dopo i crocefissi riappesi alla chetichella, le ordinanze antibivacco, i consigli comunali straordinari chiesti per rendere obbligatorio l'inno nazionale in apertura delle sedute dell'assise civica, le commissioni convocate per discutere di inesistenti emergenze migranti, i bandi sospesi al grido di "prima gli aquilani!", ecco, nel giro di due giorni, spuntare altre due proposte che confermano, ancora una volta, la natura codina e strapaesana di una larga parte della maggioranza.

Una prima proposta è firmata dai consiglieri comunali Della Pelle, Silveri (entrambi Forza Italia) e D'Angelo (Benvenuto presente) e chiede al consiglio comunale di approvare un ordine del giorno che impegni "il sindaco e la giunta a promuovere la realizzazione di un presepe in tutte le sedi comunali, istituzionali e delle aziende partecipate dell'ente, nonché a invitare i dirigenti scolastici ad adottare analoghe iniziative negli istituti di istruzione di ogni ordine e grado, coinvolgendo i docenti e le famiglie".

"I cristiani" scrivono i tre consiglieri "sono il gruppo religioso più perseguitato al mondo. Appare dunque necessario che le comunità cristiane si mobilitino in difesa del diritto di professare la propria fede e i propri valori. Il presepe, oltre ad essere un elemento fondamentale della nostra cultura e della nostra tradizione, rappresenta uno straordinario messaggio di pace, serenità, civiltà e convivenza tra i popoli, oltre che di speranza, soprattutto per le nuove generazioni".

La seconda proposta, invece, viene da Francesco De Santis. Il giovane consigliere comunale di Noi con Salvini ha depositato un ordine del giorno che sollecita l'amministrazione comunale a usare "il pugno duro contro quelli (sic) che fuori dai negozi e dai supermercati superano la semplice e legittima richiesta di elemosina e passano direttamente a spintoni, violenza fisica ed insistenza". Una "tolleranza zero" invocata sulla base del fatto che, nei giorni scorsi, "decine di segnalazioni sono arrivate al gruppo giovanile di Ncs da parte di ragazze che hanno avuto seri problemi fuori i parcheggi dei centri commerciali. Vogliamo più severità per chi strattona" tuona il giovane consigliere "più severità per chi insiste arrivando a bloccare gli sportelli delle macchine, più controlli sulla presenza di clandestini tra quelli che violentemente importunano specialmente le donne e le ragazze".

Dopo le scie chimiche di Ermanno Giorgi, credevamo, francamente, di aver visto tutto. E invece siamo passati dalle scie agli ordini del giorno per fermare gli strattonamenti. A quando una mozione per arginare la terribile piaga di chi salta la fila alle poste o di chi, al bancone, sgomita per ordinare una birra?

Peraltro le "decine di segnalazioni" di cui parla De Santis non trovano riscontro in denunce o segnalazioni ricevute dalle forze dell'ordine.

Interpellati da NewsTown, polizia e carabinieri affermano di non essere dovuti intervenire per episodi come quelli di cui parla il consigliere né di aver registrato denunce per aggressioni o intimidazioni subite dai cittadini. La richiesta di De Santis appare quantomeno pretestuosa, l'ennesima trovata per scatenare la caccia all'immigrato.

Quanto all'idea di riempire L'Aquila di presepi, detto che non si può banalizzare, decontestualizzandolo e strumentalizzandolo come fanno i tre esponenti del centrodestra, un fatto tragico come quello delle violenze e delle persecuzioni religiose, è curioso sentir parlare di "pace, serenità, civiltà e convivenza tra i popoli" da parte di chi ha definito il fascismo "uno stile di vita" (D'Angelo) o di chi vorrebbe ripulire la città da centri sociali, migranti e altre presenze indesiderate (Silveri).

"Appare opportuno responsabilizzare ciascun componente del consiglio, quale rappresentante della cittadinanza, nel testimoniare l'identità culturale e religiosa della nostra comunità".

E' arrivato il momento, probabilmente, di farla finita con il concetto di identità - "parola avvelenata, perché promette ciò che non c'è" ha scritto l'antropologo Francesco Remotti - e di dire a chiare lettere che tra identitarismo e razzismo non c'è molta differenza.

A furia di parlare solo e a sproposito di identità, radici, passato, tradizioni, e di abbarbicarsi ai suoi vecchi idoli, ai suoi pregiudizi, al suo dialetto e ai suoi santi protettori, questa città si sta spaventosamente restringendo in un provincialismo asfittico e senza sbocchi, senza altri sguardi che quelli per se stessa.

Quella che lancia crociate sul presepe o contro i mendicanti è una destra caricaturale, che cerca di far parlar di sé attraverso pietose scenette. L’emblema di una politica da social network che non ha più ragion d’esistere.

E' appena il caso di ricordare, poi, che le sedute delle commissioni e dei consigli comunali hanno un costo, che viene coperto con i soldi dei contribuenti. Sarebbe il caso, pertanto, che i consiglieri di maggioranza la smettessero di usare questi organi di rappresentanza in modo strumentale, mascherando la mancanza di una visione progettuale per la città dietro retrive battaglie ideologiche, buone per imbonire gli haters sui social, e iniziassero a impiegare il proprio tempo in discussioni più proficue, attinenti i veri problemi che affliggono questo territorio: la disoccupazione, la povertà, le nuove forme di esclusione e emarginazione sociale, lo spopolamento, l'isolamento,la qualità della vita,  la mancanza di prospettive per i giovani, la sicurezza delle scuole.

Per tutto il resto, c'è il Presepio di Trilussa: Ve ringrazio de core, brava gente/pé 'sti presepi che me preparate/ma che li fate a fa? Si poi v'odiate/si de st'amore non capite gnente...Pé st'amore sò nato e ce sò morto/da secoli lo spargo dalla croce/ma la parola mia pare 'na voce/sperduta ner deserto, senza ascolto. La gente fa er presepe e nun me sente/cerca sempre de fallo più sfarzoso/però cià er core freddo e indifferente/e nun capisce che senza l'amore/è cianfrusaja che nun cià valore.

Ultima modifica il Martedì, 05 Dicembre 2017 20:07

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