"Abbiamo risolto molti problemi legati al nostro debito pubblico". A sottolinearlo il presidente del Consiglio dei ministri Enrico Letta che, nel corso della tavola rotonda 'Future of Italy summit', organizzata dal Financial Times, ha rivendicato il lavoro fatto dal suo governo negli ultimi mesi: "Il 2013 è stato un anno di transizione politica ed economica, ma il 2014 sarà decisivo. In questo trimestre prevediamo di risolvere il problema della crescita".
A patto che le forze politiche di maggioranza sappiano garantire stabilità all'esecutivo. "Quello che è successo nel centrodestra aiuterà l'Italia, ne sono sicuro" ha sottolineato Letta, salutando così la nascita di Ncd, il gruppo degli alfaniani leali al governo. Il Presidente del Consiglio, inoltre, ha chiuso sul nascere la polemica con Matteo Renzi, sempre più favorito nella corsa alla segreteria del Partito democratico: "Non sono in competizione con Matteo, siamo sullo stesso percorso con lui e il Pd, perché l'anno prossimo sarà un anno in cui dovremo applicare le riforme".
Segnali di ritrovata armonia, insomma. Segnali di equilibrio per il futuro, con due grandi partiti di 'moderati', di centrodestra e centrosinistra, che si alterneranno alla guida del Paese in nome di interessi oramai consolidati. Con Grillo alla necessaria opposizione, perché l'ordine si mantenga. O almeno questo pare il progetto che si sta realizzando sotto l'alto Patrocinio del Presidente della Repubblica, con Vendola fuori dai giochi dopo la diffusione della telefonata a Girolamo Archinà (e delle risate per lo 'scatto felino' del pr dei Riva, ora agli arresti domiciliari), e Berlusconi oramai all'angolo e costretto ad accettare la scissione del centrodestra. Almeno fino alle prossime elezioni. In attesa del pronunciamento del Senato sulla decadenza da senatore e delle sentenze degli altri processi che lo vedono coinvolto.
Renzi e la corsa alla segreteria. Matteo Renzi corre sicuro verso la vittoria alle primarie del Partito Democratico. Sarà lui, a meno di clamorose sorprese dell'ultima ora, il nuovo segretario. Il sindaco di Firenze, infatti, ha incassato il primo vero risultato positivo: il successo nei circoli tra i militanti. Ha staccato Cuperlo di otto punti: 46,7% per Renzi, 38,4% per l'ultimo segretario Fgci. Civati sfiora il 10%, Pittella si ferma al 6%. Insomma, se è vero che l'ex rottamatore non ha sfondato il 50%, è vero anche che in molti avevano profetizzato un Renzi vincitore seppur con i circoli territoriali nelle mani di Cuperlo. E invece. I numeri nazionali sono confermati anche in Abruzzo: "Il PD ha scelto il cambiamento, ha vinto Renzi, con oltre il 48%, dietro di lui Cuperlo fermo al 37. Caduto il dogma dei tesserati. Ora inizia la partita vera, quelle delle primarie dell'8 dicembre", ha sottolineato il capogruppo democrat in Regione, Camillo D'Alessandro. "Un risultato storico, anche in Abruzzo - commenta - come nel resto del Paese. La base, i nostri militanti, hanno aperto la seconda fase dei democratici in Italia".
Una vittoria che arriva, però, tra non poche polemiche. Pippo Civati ha denunciato 'gravi irregolarità': "Tra i non rari casi che andranno chiariti - spiega - segnaliamo ad esempio Isernia, 535 tesserati nel 2012, 429 tessere risultanti prima del congresso e altre 201 inviate in fase congressuale, per un totale di 630. E ieri a votare sono andate 823 persone, 200 in più delle tessere presenti sul territorio. Una vergogna".
Poco importa. Come previsto, il segretario sarà l'ex rottamatore. A dirlo anche un sondaggio Ipso, pubblicato dal Corriere della Sera, sulle intenzioni di voto dei simpatizzanti che parteciperanno alle primarie dell'8 dicembre. Tra gli elettori del Pd, il 30% ha dichiarato che andrà a votare 'sicuramente'. Il 38%, invece, 'probabilmente' lo farà. È quasi un elettore democratico su 4 ad affermare con certezza, invece, che non andrà ai gazebo per scegliere il nuovo segretario. Chi si recherà ai seggi ha pochi dubbi: Matteo Renzi stacca nettamente gli altri candidati, con il 72% delle preferenze. Gianni Cuperlo è al 14% (avrebbe qualche punto in più, il 17%, tra chi andrà sicuramente a votare). Pippo Civati si ferma al 7%. Appena l'1% per Gianni Pittella.
Si profila una vittoria indiscutibile, insomma. A certificarla la polemica a distanza tra il sindaco di Firenze e Massimo D'Alema. Il leader maximo non ha mancato di rispondere alle parole di Renzi che l'aveva accusato di aver distrutto la sinistra e di non aver mai vinto le elezioni. Oltre a sottolineare che l'ex premier non aveva mai perso un congresso. "Renzi è superficiale e ignorante - ha sottolineato D'Alema -. Noi abbiamo vinto due volte le elezioni e abbiamo portato per la prima volta la sinistra al governo del Paese". Poi, l'affondo: "Renzi non può fare il gianburrasca: ha avuto il sostegno di De Luca, Bassolino, Veltroni, Fassino e Franceschini. Alcuni per convinzioni, altri per opportunità. Sono curioso di vedere quali prezzi dovrà pagare a questo establishment". Inoltre l'ex rottamatore, continua D'Alema, "ha un grande sostegno da parte dei media e di vari poteri, da Carlo De Benedetti a Flavio Briatore. C'è una larga parte di iscritti al Pd che pensa che possiamo diventare la peggiore Dc".
Difficile dar ragione a D'Alema, per carità. Stavolta, però, non ha tutti i torti. Anzi. La candidatura di Renzi, non è mistero, ha raccolto parecchie simpatie tra volti assai noti della vita politica del centro (sinistra) degli ultimi trent'anni e dell'establishment economico del Paese. Una candidatura che piace a molti. Anche nel centro destra che vive ore di scissioni più o meno laceranti.
Ncd, l'operazione di Angelino Alfano. In chiaro c'è la vicenda politica, la rottura tra le truppe del delfino Alfano e il padre nobile Silvio Berlusconi, le conferenze stampa, le interviste in televisione. Poi, appena si spengono i riflettori, emerge la fitta rete di interessi e relazioni che ha guidato la scissione. Non certo la rottura.
"Onorevole, il progetto che state elaborando è interessantissimo. Andate Avanti". Ad incoraggiare al telefono Angelino Alfano, con voce flebile e ferma al tempo stesso, è stato Camillo Ruini in persona. Il retroscena l'ha raccontato Il Messaggero, quotidiano di proprietà del gruppo Caltagirone. Tra le righe emergono dettagli assai curiosi: chiuso il telefono, Alfano si sarebbe guardato intorno, tra i ministri che aveva convocato a Palazzo Chigi insieme a Chicchitto e Sacconi. Scrutando le facce dei suoi, avrebbe incrociato lo sguardo di Gaetano Quagliariello: "Sei tu che gli hai detto di chiamarmi, eh?". "Ma nooo", si sarebbe schermito il ministro delle Riforme, uno degli artefici della 'pacifica scissione'.
Dalla parte di Angelino si sono schierati gli uomini di Comunione e Liberazione. Tutti, senza eccezioni, lo hanno seguito nel Nuovo centrodestra. Dall'ex presidente della Compagnia delle opere Raffaello Vignali al pasdaran Roberto Formigoni, fino al sottosegretario Gabriele Toccafondi, fiorentino, un ottimo rapporto con Matteo Renzi. A volte, le coincidenze. E poi c'è Maurizio Lupi, ministro delle Infrastrutture: nella gestione dell'affaire Alitalia, ha portato a galla la sintonia tra il vicepremier e un importante stakeholder come Massimo Sarmi, che dalla cabina di regia di Poste italiane può dire la sua su più partite strategiche, in campo politico ed economico. A partire proprio da Alitalia, nella quale figura come vicepresidente Savatore Mancuso, fratello di Bruno Mancuso, senatore fresco di passaggio in Ncd.
Si sa poi che Oltretevere da un po' di tempo ha preso le distanze dalle stravaganze di Silvio Berlusconi. E, al di là della telefonata interessata di Ruini, una larghissima parte della Curia romana guarda con simpatia al Nuovo centrodestra. In Ncd, oltre a Lupi e Quagliariello, sono confluiti - e non è un caso - anche Maurizio Sacconi e Eugenia Roccella, i due teocon delle battaglie per la vita.
Quagliariello è una pedina chiave anche nei rapporti con il Colle, che osserva con occhi preoccupati ma soddisfatti l'evoluzione di queste ore. "Le mosse di Angelino - ha detto il ministro - sono guidate da Napolitano". Insomma, anche se Angelino non ha i voti - come osservano i maligni - ha più di una carta in mano per andarseli a trovare. Compattando, così, il centrodestra italiano insieme alla nuova Forza Italia. Anche perché, come abbiamo già avuto modo di ricordare, il vicepremier insieme al primo ministro Enrico Letta, nipote di Gianni e assai gradito ai poteri forti - dal Vaticano agli Stati Uniti, ai poteri economici e finanziari -, ha dato vita alla associazione veDrò.
veDrò. L'Associazione coinvolge uomini che operano nel mondo delle istituzioni, dell’impresa, della cultura: “veDrò è un think-net nato per riflettere sulle declinazioni future dell’Italia e delineare scenari provocatori, ma possibili, per il nostro Paese - si legge sul sito internet - La nostra è una rete di scambio di conoscenza formata da più di 4.000 persone: professori universitari, imprenditori, scienziati, liberi professionisti, politici, artisti, giornalisti, scrittori, registi, esponenti dell’associazionismo. I vedroidi - si definiscono così - oltre che dal dato generazionale, sono accumunati dalla disponibilità ad apprendere costantemente, a mettersi in discussione, ad analizzare temi e fenomeni senza barriere ideologiche o tesi precostituite, secondo una chiave interpretativa lungimirante che vada oltre la contingenza dei dibattiti in corso”.
I vedroidi si riuniscono a Drò, ogni estate al finire di agosto, all’ombra del lago di Garda. Tre giorni di presentazioni, feste e dibattiti. Bipartisan. Si discute, si lavora, si costruiscono relazioni. Tra gli altri partecipano i giornalisti Curzio Maltese, Antonello Piroso e Oscar Giannino. Non mancano mai Mauro Moretti, numero uno delle ferrovie, Corrado Passera, ministro del governo Monti, Chicco Testa e Nicola Maccanico. E poi Gianluca Comin di Enel, Andrea Prandi di Edison e Enrica Minozzi di Eni. I politici se la giocano da padroni di casa: oltre ad Alfano e Letta, Giulia Bongiorno, Ivan Scalfarotto, Paola De Micheli, Benedetto Della Vedova, Renata Polverini, Mariastella Gelmini e Maurizio Lupi. L’orientamento è assolutamente trasversale. Naturalmente, non è disponibile alcun bilancio di Vedrò se non quello relativo alla società a responsabilità limitata d’appoggio, 'Italia futuro servizi', controllata interamente. "Un elenco di massima dei supporters - scrive Altraeconomia - privo però dell’ordine di grandezza dei singoli contributi, è possibile ottenerlo scorrendo gli sponsor dell’evento: Enel, Eni, Telecom Italia, Vodafone, Sky, Lottomatica, Sisal, Autostrade per l’Italia, Nestlé, Bombardier, Farmindustria e il Gruppo Cremonini. Attori che stringono con il think-net accordi di natura commerciali, registrati alla voce “ricavi” del bilancio 2010 di “Italia futuro servizi” per 397mila euro. Nel caso di Eni, della quale Enrico Letta ha riproposto la privatizzazione, il rapporto si traduce nella sponsorizzazione diretta sul sito internet". E' un mondo a cui non dispiace affatto la vittoria di Renzi alle primarie del Partito Democratico.
E' così che si sta disegnando il futuro del Paese. Sempre più al centro. Destra o sinistra, scegliete voi.