Si è chiusa la XVII legislatura, una delle più travagliate della storia Repubblica, iniziata con una diretta streaming per tentare di formare il governo e segnata da tre Presidenti del Consiglio - Enrico Letta, Matteo Renzi e Paolo Gentiloni - e due Presidenti della Repubblica, Giorgio Napolitano e il successore Sergio Mattarella che, in serata, ha sciolto le Camere.
Nessun rinvio per urgenti riforme: si andrà al voto il 4 marzo, come ipotizzato, dunque fra poco più di 60 giorni.
Il premier Paolo Gentiloni è salito al Colle per due volte: la prima, intorno alle 15, seguito a stretto giro dal presidente del Senato Pietro Grasso e, dopo di lui, come prassi vuole quando si avvia la procedura di scioglimento delle Camere, dalla presidente della Camera Laura Boldrini; poi, di nuovo, alle 18. Al termine di questi passaggi istituzionali, il capo della Stato ha potuto fare il passo atteso, firmare il decreto di scioglimento del Parlamento, che è stato subito dopo controfirmato dal premier uscente.
Nel tardo pomeriggio c'è stato un altro passaggio chiave: un Consiglio dei ministri lampo ha deliberato la data delle prossime elezioni politiche smentendo così le trame di rinvio evocate da Lega e M5s. Non solo. Il Cdm ha stabilito che la prima riunione del nuovo Parlamento si terrà il 23 marzo. Non è stato esaminato, pur essendo all'ordine del giorno, il delicato decreto sulla missione italiana in Niger.
In mattinata, il premier aveva tracciato davanti ai giornalisti il bilancio dei suoi dodici mesi a palazzo Chigi: "Abbiamo dimostrato che c'è una sinistra di governo al servizio del Paese" ha sottolineato, annunciando che farrò campagna elettorale per il Pd, "e il mio governo non tirerà i remi in barca fino alla fine".
Gentiloni ha rivendicato che "la legislatura è stata fruttuosa" e che "l'Italia che si è rimessa in moto dopo la più grave crisi del dopoguerra". Con un passaggio in romanesco: "Nell'export, siamo uno dei quattro-cinque maggiori player al mondo. E come si dice a Roma 'nun ce se crede'". Un'ultima battuta sullo Ius Soli: "Non c'era incertezza sui contenuti, ma sui numeri". Quindi, una sferzata sulla commissione banche: "Ho registrato con sollievo la fine delle audizioni, non credo siano state utilissime. Ho insistito io perché Boschi restasse nel governo".