Lo scrivevamo una settimana fa [qui].
In vista delle elezioni politiche, col Partito Democratico che rischia il 'cappotto', di eleggere in Parlamento, cioé, soltanto tre rappresentanti, due deputati e un senatore col proporzionale - si potrebbe strappare un altro 'posto', alla Camera, un candidato col proporzionale indicativamente sui seggi della costa adriatica. a meno di non indicare candidature capaci di ribaltare i pronostici nelle sfide 'corpo a corpo' nei collegi del maggioritario - è Luciano D'Alfonso a dare le carte.
Stando ai rumors delle ultime ore, il governatore avrebbe rotto gli indugi, annunciando ai 'fedelissimi' la decisione di scendere in campo: terrà per sé il seggio blindato in Senato, col proporzionale su collegio unico. Dovesse essere eletto, e non paiono esserci dubbi, Giovanni Lolli sarebbe Presidente della Giunta regionale per il massimo consentito, sei mesi, e dunque fino a ottobre 2018, allorquando gli abruzzesi tornerebbero alle urne.
La strategia, avallata dalla segreteria regionale dei democratici, è chiara e, di nuovo, l'avevamo anticipata: D'Alfonso vuole per Camillo D'Alessandro il posto di capolista del collegio Chieti - Pescara sul proporzionale alla Camera, con la senatrice uscente Stefania Pezzopane sicura di tornare a Roma come capolista del collegio L'Aquila - Teramo.
Per il resto, ci si dovrà accontentare di candidature nient'affatto 'comode' nei listini del proporzionale - come detto, stante ai sondaggi il Pd potrebbe strappare un altro seggio alla Camera - e delle sfide 'corpo a corpo' nei collegi del maggioritario, a patto di indicare personalità politiche radicate sui territori e capaci, dunque, di navigare avverso il vento contrario che spira in faccia ai democratici. Sta lì la 'vera' battaglia politica che sono pochi, in realtà, a volersi giocare fino in fondo.
Delineato lo scenario, non è un mistero che i vari Antonio Castricone, Donato Di Matteo e Tommaso Ginoble - soltanto per fare alcuni nomi - siano sul piede di guerra e, ufficializzata la discesa in campo di D'Alfonso, c'è da attendersi una sorta di resa dei conti in seno ai dem d'Abruzzo.
Marcozzi (M5S): "L'Abruzzo vale... una poltrona sicura al Senato"
"L’Abruzzo vale... una poltrona sicura al Senato", l'affondo di Sara Marcozzi (M5S).
"Noi lo ricorderemo così, tra una promessa di 100mila nuovi posti di lavoro e una di coccole per i pazienti, tra una riconciliazione delle acque dolci dei fiumi con quelle salate dei mari e una trasmutazione dell’acqua in vino. Pare sia ufficiale, il presidente di Regione Abruzzo Luciano D’Alfonso abbandonerà la regione per candidarsi al Senato della Repubblica, ben un anno e mezzo prima della scadenza del suo mandato. Una candidatura comoda comoda, primo nel listino bloccato. Che coraggio! Da come ha sempre parlato, mi sarei aspettata un uninominale secco. Evidentemente non è così sicuro di sé come tenta di apparire. Troppo difficile rispettare il mandato conferitogli dagli elettori e portare a termine il compito per cui era stato eletto. Effettivamente è davvero impossibile dar seguito alle balle spaziali lanciate nella campagna elettorale nel 2014. Non ci mancherà, spero solo abbia la decenza di dimettersi prima del voto del 4 marzo. Il M5S, insieme a tutti voi, è pronto per restituire l’Abruzzo ai cittadini".
Malafoglia (FdI): "D'Alfonso abbandona una nave che sta affondando"
"Se le indiscrezioni fossero confermate, il vergognoso tira e molla che per mesi ha tenuto in ostaggio la politica abruzzese è finalmente terminato".
A dichiararlo è il portavoce al Comune dell'Aquila di Fratelli d'Italia, Michele Malafoglia, che commenta l'ufficializzazione della candidatura al Senato del presidente della Regione Luciano D'Alfonso. "L'ex presidente abbandona una nave che sta affondando, lasciando una regione allo sbaraglio, tradendo il mandato che gli era stato conferito dai lettori e con diverse partite ancora aperte che sarà la prossima maggioranza di centrodestra a dover chiudere – attacca l'esponente di Fdi – Sanità, trasporti, servizi sociali: settori cruciali per la vita di una comunità che troppo a lungo sono stati gestiti con approssimazione da una maggioranza che oggi non ha neanche più una guida".
"Le norme consentono la reggenza al vice presidente – conclude Malafoglia – ma l'Abruzzo non si può permettere che la situazione si protragga per oltre un anno, come dovrebbe essere. Nulla contro la persona ma il vice presidente in carica, Giovanni Lolli non era candidato nel 2014 e non si capisce bene a che titolo dovrebbe guidare la regione. L'intero consiglio dovrebbe dimettersi e consentire ai cittadini di tornare alle urne nel più breve tempo possibile: solo così si potrebbe tornare ad avere una maggioranza, che sarà di centrodestra, pienamente legittimata e a vincere le tante sfide che ancora attendono la nostra terra".