I giochi sembrano fatti.
Nonostante gli scossosi delle ultime ore, e chissà che non siano stati strumentali all'accordo, il Partito Democratico della provincia dell'Aquila va verso la definizione delle candidature alle elezioni politiche del 4 marzo.
Come anticipato da news-town nei giorni scorsi, la senatrice uscente Stefania Pezzopane sarà capolista nel listino proporzionale per la Camera dei Deputati sul collegio 'L'Aquila - Teramo'; al maggioritario invece, sul collegio 'L'Aquila - Marsica - Alto Sangro', il candidato dovrebbe essere Michele Fina, braccio destro del ministro Andrea Orlando.
Non ci sono conferme, ovviamente, ma le sensazioni che abbiamo raccolto a margine del congresso cittadino dei dem lasciano pochi dubbi. "Stiamo cercando di coniugare le proposte del territorio con le indicazioni della segreteria nazionale", ha spiegato il segretario regionale Marco Rapino. "Rispetto a 5 anni fa, i sondaggi attestano il PD sulle stesse percentuali: allora, però, c'era una legge elettorale che assegnò uno smodato premio di maggioranza; è il motivo per cui l'Abruzzo ha avuto un'ampia rappresentanza alla Camera dei Deputati. Stavolta, la partita è assai più complicata".
Come a dire, i deputati eletti - e così i senatori - saranno molti meno. Lo scriviamo da giorni: i dem hanno tre seggi blindati - il capolista al Senato ed i capilista alla Camera sul proporzionale, sui collegi 'L'Aquila - Teramo' e 'Chieti - Pescara'; potrebbe scattare un secondo seggio in Senato, e sempre sul proporzionale, ed un altro seggio alla Camera. Stando ai sondaggi, invece, sull'uninominale i dem - al momento - partono decisamente svantaggiati; per questo, Rapino ha tenuto a ribadire che lì "si giocherà la partita: dobbiamo andare a vincere sui collegi uninominali se vogliamo ottenere un risultato importante".
Detto questo, Rapino ha confermato la candidatura del governatore Luciano D'Alfonso come capolista al Senato sul collegio proporzionale - "a chiederlo è stato il segretario nazionale, Matteo Renzi" - e si è lasciato andare ad una considerazione piuttosto chiara: "se abbiamo bisogno di un capolista donna, e abbiamo una parlamentare uscente al primo mandato, ritengo che non si possa commettere un omicidio soltanto perché la scelta, per alcuni, non è abbastanza di rinnovamento. Penso che Stefania Pezzopane abbia le caratteristiche giuste per giocarsi la partita".
Più di una investitura, insomma.
Da parte sua, Pezzopane è parsa molto tranquilla: "E' evidente ci siano diverse aspettative in campo", ha sottolineato ai nostri microfoni; "è giusto sia così. Cinque anni fa, celebrammo le primarie che mi videro vincitrice con gli altri accodati, anche coloro che oggi si sono autocandidati e che già allora volevano tentare la competizione per le politiche", l'affondo. "Intorno a me - ha chiosato Pezzopane - sento moltissimo sostegno a supporto di una candidatura che è nella terna dei tre proporzionali: ma è bene che si discuta, che le aspettative siano esplicite, che non covino sottotraccia".
Più cauto che nei giorni scorsi anche il segretario provinciale Francesco Piacente: "Sul proporzionale, non possiamo che demandare alla segreteria nazionale, questa è la verità", ha chiarito. Piacente non si è detto affatto preoccupato delle candidature in campo, anzi: "chiediamo a coloro che sentono energia e motivazione, oltre che capacità di trascinamento elettorale, di mettersi a disposizione, a partire dai collegi uninominali: la partita andrà vinta lì, è lì che abbiamo migliaia di voti da recuperare. E non saranno i nomi espressi il punto di forza, bensì il metodo con cui li indicheremo: è la richiesta avanzata al tavolo regionale".
Piacente l'ha lasciato intendere: la rosa è oramai ristretta ad Americo Di Benedetto e Michele Fina, con quest'ultimo in rampa di lancio - aggiungiamo noi - anche per equilibri territoriali e tra correnti "Siamo un Partito Democratico e la discussione sarà elemento d'arricchimento delle scelte", le parole di Fina ai nostri microfoni; "non c'è altra strada: va recuperata la capacità di coinvolgere i territori, i circoli, gli amministratori locali, e di farli sentire partecipi delle decisioni". Poi, l'apertura alla candidatura sul maggioritario: "Considererei un onore dare una mano, comunque: l'ho fatto tante volte senza candidarmi, e sarei disposto a farlo pure stavolta, non candidandomi o candidandomi ovunque, anche nelle posizioni più scomode possibili".
Più chiaro di così.
A questo punto, non resta che definire la candidatura a capolista sul collegio uninominale 'L'Aquila - Teramo' (ad esclusione della Valle Peligna e del comune di Silvi) per il Senato: se fino a qualche ora fa pareva certo che la scelta potesse ricadere su un esponente dem del teramano, ad oggi non è da escludere - invece - che a scendere in campo sia un rappresentante dell'aquilano, con la provincia di Teramo che terrebbe per sé la seconda posizione nel listino proporzionale per Palazzo Madama, a traino di Luciano D'Alfonso. A quanto si apprende, il candidato non sarà il presidente del Consiglio regionale Giuseppe Di Pangrazio che ha rifiutato l'uninominale e che, col fratello Giovanni, sta dando vita all'esperienza civica di 'Abruzzo Centro'; un'altra spina per il Pd che, sul territorio provinciale, con 'Abruzzo Insieme' di Andrea Gerosolimo, vede nascere intorno a sé esperienze civiche che, sul lungo periodo, potrebbero finire per azzoppare il partito.
Intanto, in seno ai dem è esplosa un'altra grana che riguarda proprio uno dei tre seggi blindati sul proporzionale: la segreteria pescarese ha chiesto infatti che il collegio 'Chieti - Pescara', "destinato a Camillo D'Alessandro", vada piuttosto "ad uno dei tre parlamentari uscenti eletti nel 2013". E hanno motivato la loro presa di posizione: siccome al Senato, collegio uninominale, si candida D’Alfonso, "figura di spicco e rappresentativa del partito regionale, di sicuro valore aggiunto per tutta la coalizione di centro-sinistra", figura non di ispirazione provinciale ma di valenza regionale, allora occorre bilanciare con una candidatura che sia espressione del territorio.
Non solo. "A molti sembra di difficile comprensione e sicuramente inusuale la contemporanea candidatura del Presidente della regione e del Consigliere Camillo D’Alessandro, suo più stretto collaboratore, nonché già Sottosegretario alla Presidenza regionale e con attuale delega ai trasporti"; ma mentre la candidatura di Luciano D’Alfonso risulta essere il frutto di una richiesta diretta del segretario nazionale, Matteo Renzi, "le altre proposte di candidature presentate dal segretario regionale Marco Rapino sul tavolo nazionale, non hanno visto nessun riscontro di discussione e passaggio nell’unico organo politico previsto dallo Statuto del Pd ovvero la Direzione regionale".
Dunque, la segretaria provinciale ritiene "legittimo e indispensabile rivendicare la giusta rappresentanza per la pluralità delle sensibilità politiche che compongono il nostro partito, in coerenza con il Manifesto dei valori e del Codice etico che si ispirano ai principi di democrazia interna stabiliti nell’art.1 dello Statuto nazionale seguendo le indicazioni dell’art. 49 della Costituzione". Altrimenti, "scelte non discusse e figlie di un ristrettissimo gruppo dirigente regionale comprometterebbero gravemente l’impegno diffuso di tutto il Partito Democratico".