Dalla minoranza di centrosinistra, la richiesta di Consiglio comunale straordinario sull’impasse nella quale versano le società partecipate del Comune dell’Aquila era arrivata 40 giorni fa; il presidente Roberto Tinari ha inserito la discussione come punto all’ordine del giorno dell’assise convocata ieri mattina, e non sono mancate le scintille tra l’opposizione e il sindaco Pierluigi Biondi.
“La melina per affrontare la discussione soltanto all’indomani della presentazione delle candidature in vista delle elezioni politiche del 4 marzo rende evidenti i motivi dei ritardi nella nomina dei vertici delle partecipate”, l’affondo del capogruppo dem Stefano Palumbo; “7 mesi dopo, è questione di equilibri politici tra le forze di maggioranza”.
In questi mesi, “avete condotto battaglie ideologiche assecondando la pancia del vostro elettorato – le parole di Palumbo – cercando l’accordo politico teso alla conquista di postazioni di comando; una spartizione consumata a danno del compito che la città vi ha assegnato: governare. E purtroppo, poco cambierà guardando alle elezioni regionali”. Per il capogruppo dem, “è irresponsabile aver lasciato le società partecipate – che erogano servizi fondamentali per la città – di fatto con amministratori sfiduciati o, addirittura, col contratto già scaduto, come accaduto in Afm e al Sed, col rischio di nullità degli atti prodotti. Il Ctgs – ha proseguito Palumbo – è l’unica partecipata su cui la Giunta ha messo le mani, nel tentativo d’intestarsi i meriti della sostituzione delle Fontari, liquidando in malo modo l’amministratore unico e nominando il dirigente Domenico de Nardis, con atto che è al vaglio dell’Anac”.
Dunque, lo 'schiaffo' all’amministrazione: “avete parlato di situazione disastrosa delle partecipate: ebbene vincete le elezioni, annunciate lo spoils system e poi lasciate tutto così com’è per più di 7 mesi? Ora, annunciate un atto d’indirizzo per la selezione degli amministratori che non è altro che un accordo al ribasso, stretto non per selezionare le migliori competenze ma per giustificare, piuttosto, la nomina di personalità indicate dai partiti, in una logica spartitoria che ha dovuto fare i conti con la composizione delle liste per le politiche. Si parla di persone, non di obiettivi da raggiungere: preoccupa, considerato che l’Ente trasferisce, ogni anno, circa 20 milioni alle società partecipate”.
A supporto delle argomentazioni di Stefano Palumbo, le parole del capogruppo de ‘Il Passo Possibile’ Paolo Romano che si è chiesto “come si possa amministrare una società quando da un momento all'altro si dovrà lasciare l'incarico e su quali obiettivi strategici stiano lavorando gli amministratori sfiduciati considerando che la scadenza degli organi amministrativi è prevista all'approvazione del terzo esercizio finanziario, dalla loro scadenza possono essere prorogati per non più di 45 giorni, nel periodo di prorogatio possono adottare solo gli atti d’ordinaria amministrazione, nonché gli atti urgenti ed indifferibili con motivazione ben specificata e, inoltre, decorso il termine sono dichiarati decaduti e tutti i loro atti, successivamente adottati, considerati nulli. Nel panorama delle partecipate – ha aggiunto Romano - abbiamo due società che versano in questo status, Sed e Afm, con i relativi amministratori che stanno andando avanti esponendo sé stessi e gli Enti amministrati a dichiarazioni di nullità. Si è chiesto sindaco – ha domandato Romano a Biondi - quali e quanti atti sono stati adottati dagli amministratori decaduti e quali sono gli effetti sulla città? Credo che questa debba essere una tematica di V Commissione che, ad horas, mi sento di chiedere al presidente Americo Di Benedetto al fine di delineare luci ed ombre sulle partecipate e sul rischio o meno di un danno economico per le società stesse”.
Il sindaco Pierluigi Biondi non ha mancato di replicare all'opposizione: “non potendo più dare il cattivo esempio, il centrosinistra dà i consigli”, la risposta di Biondi che ha citato Fabrizio De André. “E’ una ricostruzione piuttosto fantasiosa, quella di Palumbo, e cioè che si sia ritardato ad approvare l'atto d'indirizzo per la nomina dei vertici delle partecipate in attesa della composizione delle liste per le politiche; talmente fantasiosa che è smentita dai fatti: infatti, l’atto - che a breve arriverà a discussione delle Commissioni e, quindi, del Consiglio - è stato approvato in Giunta il 25 gennaio scorso, momento in cui la caducità delle scelte dei partiti non forniva affatto un quadro chiaro”.
L’atto d’indirizzo – ha rivendicato Biondi – contiene scelte nuove: “avremmo potuto riprendere l’atto redatto dall’allora segretario Carlo Pirozzolo per l’ex sindaco Massimo Cialente e riproporlo, semplicemente; invece, abbiamo voluto segnare un cambio di passo a partire dal fatto che, per esempio, gli amministratori unici avranno un tempo d’assegnazione alle aziende che potrà essere inferiore ai tre anni. Non solo. Avranno obiettivi assegnati all’atto del conferimento dell’incarico, e verranno valutati sul raggiungimento degli stessi: in questo senso, la forma d’indennizzo per la carica sarà in parte fissa e in parte legata percentualmente ai risultati conseguiti. Se avessimo voluto fare marchette elettorali, non avremmo assunto determinate scelte”. Stando al sindaco dell’Aquila, è la definizione stessa dell’atto – così pensato – che ha richiesto tempi più lunghi per l’approvazione in Giunta, col conseguente ritardo nella nomina dei vertici delle partecipate che, facendo di conto, non arriverà prima di qualche mese. “Il lavoro svolto ha richiesto una fase di confronto importante, e non può essere certo considerato un male per un'amministrazione comunale che ha una Giunta e un Consiglio, e non un uomo solo al comando che decide e minaccia, schiacciando la maggioranza. Sulle partecipate, Cialente non vi ha fatto toccare palla”, l’affondo di Biondi ai consiglieri che erano al governo fino a giugno scorso.
Poi, il primo cittadino ha inteso ribadire che “non si può prescindere dalla situazione disastrosa ereditata”, parlando di partecipate; “penso al Ctgs: in fase d’approvazione del bilancio, era stato annunciato in pompa magno un avanzo d’amministrazione. Invece, ci siamo ritrovati a dicembre che non si potevano pagare le fatture, col durc non in regola, poiché non erano stati pagati i contributi dei lavoratori, e con l’Iva che non veniva pagata da luglio. Il cambio dell’amministratore unico è stato determinato da ciò: non volevo intestarmi alcunché, e mai ho annunciato l’avvio della stagione in Natale, ho sempre parlato di auspicio”. E’ andato oltre, Pierluigi Biondi: “Vogliamo parlare degli impegni che erano stati assunti dal consigliere regionale delegato D’Alessandro e dall’allora sindaco Cialente sulla fusione di Ama in Tua? Li abbiamo rimessi in campo, in un confronto continuo con amministratori e rappresentanti sindacali. Vogliamo parlare dell’ex Onpi, dove ho scoperto che si protocolla ancora a mano? Vogliamo parlare dei problemi dei lavoratori Afm, del settore pedagogico e farmacie, noti da tempo e che non sono stati mai affrontati? La situazione delle partecipate – ha aggiunto – era un pentolone che bolliva, pronto ad esplodere, su cui la passata amministrazione è rimasta seduta. Ora c’è bisogno di lavorare, di cambiare tanti modi di fare, rimuovere tanti privilegi, intervenire su tante situazioni incancrenite: non ho la bacchetta magica, e il risanamento delle aziende non si può pensare possa arrivare in qualche mese; probabilmente, i frutti si vedranno a fine legislatura”.
Biondi ha confermato che Asm entrerà in Cogesa, “operazione importante che libererà risorse per migliorare la qualità del servizio”, ha ribadito che è stata chiesta la rimodulazione delle risorse per lo sviluppo del Gran Sasso, “così da definire un piano industriale serio”, e ha concluso sottolineando come, con l’avvio della macrostruttura, “la centrale unica di committenza si occuperà di stipulare convenzioni con le partecipate per gli acquisti di beni e servizi che superino i 40mila euro”.
Proprio sulla macrostruttura amministrativa, però, a incalzare Biondi è stata la consigliera della Coalizione sociale, Carla Cimoroni. “Ho chiesto lumi al Sindaco sull'operatività della nuova macrostruttura; un obiettivo della Giunta, annunciato a più riprese, presentato a ottobre, deliberato infine a dicembre e che sarebbe dovuto andare a regime dal 1 febbraio, dopodomani”, ha spiegato in serata. “Finora non siamo entrati nel merito della nuova organizzazione, aspettiamo che operi per giudicarne efficienza ed efficacia; ci saremmo aspettati però che entro il 1 febbraio venissero compiuti in maniera risoluta e puntuale tutti i passaggi necessari per rendere la macchina operativa per quella data, come annunciato. Del resto la stessa delibera del 28 dicembre scorso fissa al 1 febbraio l'entrata in vigore della macrostruttura prendendosi un mese per ‘definire gli aspetti organizzativi relativi alle sedi di lavoro’ e ‘consentire – nel mese di gennaio - anche il passaggio di consegne tra i Dirigenti e tra il personale’. Alcuni servizi infatti nella nuova organizzazione sono stati accorpati/divisi e presumibilmente dovranno fisicamente traslocare da una sede all'altra, ma basta andare negli uffici comunali per vedere che non si è mosso nulla e regna l'incertezza”.
Nel frattempo, i tre dirigenti esterni hanno cessato il loro incarico il 31 dicembre scorso, come noto da tempo, ma ad oggi non è stato pubblicato alcun bando per la loro sostituzione, e ancora gli incarichi di Posizione Organizzativa scadono il 31 gennaio, ma anche lì nessun bando all'orizzonte. “L'unica novità per il 1 febbraio sarà, come riferito dal Sindaco nella sua risposta, la rotazione dei dirigenti interni. Fatto sta che dopodomani la nuova macrostruttura sarà tutt'altro che operativa, a differenza di quanto dichiarato e deliberato. E ad oggi non è dato sapere quando si arriverà all'effettiva e completa funzionalità”.