“Sono l’unico capolista aquilano sul collegio unico regionale, fa riflettere: sebbene Liberi e Uguali sia la forza politica che meno fa leva sulle questioni di campanile, siamo gli unici che hanno scelto un capolista del capoluogo”.
Si presenta così Fabio Ranieri, candidato con LeU al Senato; dalle scelte assunte a livello nazionale, spiega a NewsTown, “è la classe dirigente locale del centrodestra ad esserne uscita con le ossa rotte: diciamo che lo slogan ‘prima gli aquilani’ non deve essere particolarmente piaciuto neanche a Roma, oltre che a gran parte della città. Il Pd, invece, è andato sull’usato sicuro; Stefania Pezzopane si è salvata dalla normalizzazione ‘renziana’ essendosi schierata negli ultimi anni al fianco del segretario, ed essendo parlamentare uscente al primo mandato: sarebbe stato complicato e poco comprensibile non candidarla. Per il resto, non ci sono grandi esponenti della classe politica cittadina in posizioni eleggibili. Noi, abbiamo cinque candidati aquilani e, quindi, cercheremo di fare un lavoro forte sul territorio”.
Ranieri, però, ci tiene a ribadire che si sta parlando di elezioni politiche: “la discussione che anima tanti candidati, che la buttano sul campanile o, peggio, su se stessi, mi sembra un modo per non farsi carico di un momento fondamentale per la vita del Paese, della necessità di rappresentare un progetto politico, gli elettori e non se stessi”. In questo quadro, “ogni voto a LeU è utile e indispensabile per scongiurare il rischio di un governo di larghe intese; la vergognosa legge elettorale con cui andremo a votare – voluta dal Pd a colpi di fiducia e scritta con Verdini e Berlusconi – era funzionale a questo obiettivo che, tuttavia, sta venendo meno per il crollo dei dem nel gradimento degli elettori”. Non solo. “Più successo avrà il nostro progetto, più si riaprirà la partita per la costruzione di una sinistra culturalmente e politicamente indipendente, di un centrosinistra in discontinuità col recente passato”.
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Il coordinatore regionale di Liberi e Uguali ribadisce come il progetto politico non possa ricondursi semplicemente ad un gruppo di persone che stavano nel Pd e ne sono uscite: “per la prima volta, abbiamo fatto un'operazione ad unire le diverse forze della sinistra, con Articolo 1, Possibile, Sinistra Italiana, il gruppo civico di Pietro Grasso, Anna Falcone ed altri; la nostra storia non può essere ridotta a ‘quelli che non ce l’hanno più fatta a stare nel Pd’. Se vogliamo parlarne, però, in molti non ce l’hanno più fatta più perché il Pd si è trasformato in un partito di centro che guarda a destra”.
E’ così che si spiega la chiusura ad un percorso politico comune. “E’ l’idea stessa di Paese che ci divide: il Pd è l’unico partito che continua a perseguire le politiche messe in campo negli ultimi vent’anni, prone alla globalizzazione senza controllo, ad una Europa senza anima e senza visione, alle politiche di austerità. Noi stiamo sul terreno delle nuove sinistre europee, da Podemos ai principali partiti socialisti, che si sono resi conto che, negli ultimi anni, ci sono state delle sottovalutazioni e che il mondo è profondamente cambiato. Il Pd racconta un paese felice e in crescita, noi tocchiamo con mano i problemi che vivono i cittadini e, per questo, proponiamo un programma diametralmente opposto su sanità, investimenti pubblici, diritti, ambiente, lavoro”.
E’ chiaro che i nostri avversari stanno a destra – chiarisce Ranieri – “una destra regressiva e preoccupante, ma il Pd ha un progetto politico che, secondo noi, è il motivo principale per cui M5S e destra stessa continuano a crescere”. Dunque, la discontinuità “che è sui diritti: siamo per difendere e rilanciare uno stato sociale universalistico, dall’istruzione - a partire dalla scuola materna e fino all’università, ribadiamo la nostra proposta della gratuità –alla sanità: nei prossimi anni – ha sottolineato Ranieri – rischiamo di vedere peggiorare drammaticamente la vita delle persone. Più investimenti e più presenza dello Stato, insomma, che significa anche più presidi sul territorio, più insegnanti, più Vigili del Fuoco, più operai che spalano la neve, rattoppano le buche o spengono gli incendi. Si pensi alle aree interne, zone completamente spolpate in questi anni: sono sparite scuole, presidi sanitari e, di conseguenza, i trasporti pubblici. Ebbene, vogliamo invertire la tendenza. E sul lavoro, intendiamo ripristinare l’articolo 18 e tornare a parlare finalmente di diritti”.
Dove trovare i soldi? “Faccio notare che il Jobs Act, che ha creato una lievissima ripresa dell’occupazione sebbene precaria, e sempre più precaria, è costato 23 miliardi di euro in 3 anni; la nostra proposta sull’università costa 1.5 miliardi di euro, ed è l’unica davvero sostenibile tra quelle presentate agli elettori. Abolire il canone Rai, la proposta del Pd – e si noti la differenza culturale e di riflessione sui problemi del paese – costa più che rendere l’università gratuita per tutti. E poi, vanno riallocate le risorse: non lo dice più nessuno da anni, ma il rapporto tra Pil e spese militari, nel nostro paese, è il più alto d’Europa e, in questi anni, è l’unico settore che non ha patito tagli, anzi, ha visto aumentare gli investimenti”.
Infine, uno sguardo all’Abruzzo. “Inutile girarci intorno, i problemi sono il lavoro – e va affrontato con qualche strumento in più – e la messa in sicurezza del territorio, con un investimento strategico a partire dall’edilizia scolastica. La politica regionale sta andando nella direzione opposta. Si pensi alla vicenda Snam, al folle progetto di bucare un territorio a forte rischio sismico. Continuo ad ascoltare Luciano D’Alfonso, a leggere improbabili interviste del padrone delle autostrade abruzzesi (Carlo Toto, ndr): propongono ancora un modello di sviluppo fatto di grandi opere, d’interventi che non impatteranno sul futuro dell’economia regionale e sulla vita delle persone. L’Abruzzo deve ritrovare la vocazione che ha perso, e lo dico criticando noi stessi che, quatto anni fa, stringemmo un patto di centrosinistra che, in seguito alle accelerazioni degli ultimi mesi sta venendo decisamente meno”.