Martedì, 20 Febbraio 2018 19:57

Elezioni, le interviste. Danilo Leva (LeU): "Aree interne questione nazionale"

di  Roberto Ciuffini e Nello Avellani

Un welfare “dalla culla all'età avanzata”; una politica economica basata su investimenti pubblici (soprattutto in settori come la sanità, il lavoro e l’istruzione) e non sulle detrazioni e i bonus fiscali; le aree interne, un tema da rilanciare come questione nazionale. E, ultima ma non ultima, una scelta di campo chiara, che esclude qualsiasi alleanza con le destre.

Sono questi, afferma Danilo Leva, capolista di Liberi e Uguali sul collegio proporzionale L’Aquila-Teramo per la Camera, i pilastri del programma elettorale della formazione guidata da Pietro Grasso, che pensa sì alle elezioni ma cerca di guardare oltre.

Stiamo lavorando per ridare all’Italia una prospettiva di sinistra. Il 4 marzo sarà solo il primo passo nella costruzione di un soggetto politico, la nostra campagna elettorale serve anche per mettere radici sul territorio e gettare il primo seme per ridare una casa e una speranza a quanti, in questi anni, hanno vissuto con distacco gli avvenimenti politici. Una forza di sinistra non può non porsi come prioritario il tema dell’uguaglianza sociale, specie in un paese come il nostro, in cui l’1% della popolazione detiene il 70% della ricchezza nazionale. Dal 2007, anno di inizio della crisi, la forbice delle diseguaglianze sociali è aumentata. Siamo gli unici a parlare di queste cose”.

Leva, avvocato penalista, è parlamentare uscente ed è stato, in passato, consigliere nella sua regione, il Molise, per due legislature. Una regione, per certi versi, molto simile all’Abruzzo, soprattutto per i tanti problemi che affliggono le aree interne. Un tema che sta molto a cuore a Leva e a Liberi e Uguali.

Le aree interne e l’Appennino devono diventare una questione nazionale” afferma “Ma perché una questione diventi prioritaria nell’agenda di un partito ce la devi avere prima nella testa e noi ce l’abbiamo. L’Abruzzo e il Molise hanno sofferto, come molte altre regioni appenniniche, lo spopolamento, un fenomeno che si è accompagnato spesso, come qui all’Aquila, a gravi crisi industriali e a catastrofi naturali. Perché l’Italia possa uscire dalla crisi c’è da affrontare il tema delle aree interne. Bisogna trovare dei meccanismi che determinino una sorta di automatismo nella destinazione di una quota del bilancio dello Stato a questi territori, per creare condizioni favorevoli all’apertura di insediamenti industriali. E poi c’è la grande sfida nei servizi, dei diritti fondamentali che oggi sono negati. Come quello alla salute: basti pensare allo smantellamento dei presidi sanitari. Oppure al diritto alla mobilità, sempre più a rischio da quando è stato smantellato il trasporto pubblico locale. In Italia si spendono miliardi di euro per guadagnare pochi minuti per andare da Roma a Milano e poi si abbandonano al loro destino interi territori. Io vengo dal Molise, da un paese di 1500 abitanti. Nell’epoca della globalizzazione il principale diritto da garantire a un essere umano è quello di metterlo in condizione di decidere dove vivere”.

Sempre in tema di aree interne, LeU propone di realizzare, nei primi cento giorni di governo, un testo unico per la ricostuzione, per uniformare, a livello normativo, gli interventi in favore delle zone colpite dai terremoti del 2009 e del 2016/17. "Fenomeni come i terremoti sono diventati strutturali, servono pertanto risposte strutturali".

Gli altri settori su cui Liberi e Uguali propone di contrare maggiori investimenti sono sanità, istruzione e lavoro.

La sostenibilità di un programma simile passa anzitutto attraverso una riforma in senso progressivo della fiscalità generale: “Gli altri parlano di flat tax. Che sia Berlusconi a proporla è comprensibile, va meno bene quando a scimmiottare Berlusconi è Renzi, che non va oltre la politica dei bonus. Noi diciamo di metterci alle spalle un fisco così ingiusto e di provare a riscoprire il valore della progressività. L’abbiamo chiamata imposta di equità: non è una patrimoniale, è un’imposta sul reddito che però è unica e tiene conto di tutto. Cancelliamo le miriadi di bonus fiscali che oggi abbiamo, proviamo a fare una media dei patrimoni posseduti a livello nazionale e tracciamo una linea: chi sta sotto non paga niente, chi sta sopra paga di più a seconda di quel che possiede”.

Dove si trovano le coperture necessarie a finanziare un piano di investimenti pubblici così massiccio?

“Le coperture ci sono" dice Leva "la politica deve fare delle scelte su come allocare le risorse. I governi di Renzi e Gentiloni hanno destinato alla lotta alla povertà, che coinvolge ormai 5 milioni di persone, 5 miliardi di euro ma ne ha dati 30 alle banche e 30 alle imprese a fondo perduto. Gli 80 euro sono costati più di 10 miliardi di euro. Noi siamo per aumentare la spesa pubblica sulla sanità, portandola ai livelli dell’Unione Europea, cioè al 7,5% del Pil. In Italia siamo ormai al 6,4%, e il Def prevedeva per il prossimo anno un ulteriore definanziamento. 12 milioni di cittadini nel nostro Paese rinunciano a curarsi per problemi economici, questo significa smantellare la sanità pubblica. Abbiamo perso 75 mila posti letto, sono stati chiusi centinaia di ospedali, questo definanziamento non è più giustificato da scelte economiche, sono scelte politiche. Il diritto alla salute è un diritto universale, la sanità privata non può sostituirsi a quella pubblica. Servono 40 mila medici, per abbattere le liste di attesa. Ci vuole un intervento strutturale, un piano di assunzioni vero, investimenti dirottati sul pubblico. L’altro grande pilastro del nostro progetto è il diritto allo studio, che deve essere gratuito per tutti, dalla culla all’università. E' la fiscalità generale che deve essere rigorosoa e progressiva, è lì che chi ha di più deve dare di più. Siamo ancora penultimi in Europa per numero di laureati, come facciamo, così, a innovare e a fare ricerca? Il basso numero di laureati si accompagna anche al più alto numero di disoccupati".

A chi, come Renzi, sostiene che dare il voto a LeU equivalga a votare Salvini Leva risponde: “Quello del voto utile è un imbroglio colossale. Il Rosatellum è una legge elettorale proporzionale, le coalizioni sono finte, non sono vincolate a un programma o a un candidato. Non c’è nemmeno un premio di maggioranza per la coalizione che arriva prima. Quale sarebbe il voto utile? Quello per Renzi, per farlo governare di nuovo con Berlusconi? Oppure quelli a Casini o alla Chiavaroli, che festeggiava con Biondi la vittoria della destra al comune dell’Aquila? Il vero voto utile in un sistema proporzionale è a chi rappresenta i tuoi ideali, i tuoi valori i tuoi principi. Se uno è di sinistra ha un’idea di paese diversa dalla destra, sennò poi finisce che siamo tutti uguali e si alimenta il populismo”.

Sul capitolo alleanze, infine, Leva precisa: “Mai con Berlusconi e il centrodestra, dopodiché la nostra è una repubblica parlamentare, spetterà agli eletti e alle forze politiche presenti in parlamento rispondere, alla luce del sole, a quello che deciderà il capo dello stato. Se ci sarà una convergenza sui punti intorno ai quali stiamo costruendo la nostra proposta politica, si vedrà”.

Ultima modifica il Martedì, 20 Febbraio 2018 21:39

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