Giovedì, 22 Febbraio 2018 02:18

Elezioni, le interviste. Quagliariello: "Governo di centrodestra o pasticcio"

di 

Professore di Storia contemporanea, presidente della fondazione Magna Carta, già componente della ‘commissione dei saggi’ e ministro delle Riforme Costituzionali del governo Letta, Gaetano Quagliariello, senatore uscente, è ricandidato del centrodestra a Palazzo Madama sul collegio uninominale L’Aquila/Teramo.

Nel libro ‘Sereno è’, Quagliariello ha ricostruito il dietro le quinte della passata e ‘spericolata’ legislatura, dal sostanziale pareggio elettorale del 2013 passando per la nascita e la fine del governo Letta, la condanna di Berlusconi, l’ascesa di Matteo Renzi e il tracollo referendario, il bis di Napolitano e l’elezione di Mattarella, passando per la diaspora del centrodestra fino alla ritrovata unità di questa campagna elettorale. Partiamo proprio da qui, con la nostra intervista; dall’avversione di Quagliariello per Renzi, che traspare chiaramente dalle pagine del libro, ai tormenti personali per la fine dell’esperienza del Popolo delle Libertà e la rinascita di Forza Italia che, con le altre forze di coalizione, ha candidato il senatore uscente in Abruzzo.

Torniamo dunque alle elezioni del 2013 “che segnarono una svolta nella storia politica d’Italia: le elezioni, infatti, segnano la fine del bipolarismo. Dalle urne emersero tre poli, anzi quattro, considerato che c’era anche la scelta civica di Mario Monti. Impossibile formare un governo. Si aprì dunque una prospettiva ed una possibilità: mettiamo a posto i conti del paese, scriviamo regole condivise che aggiornino la nostra Costituzione e che consentano di stringere un nuovo patto nazionale. Magari, se centrodestra e centrosinistra avessero approfittato di quel tempo per rinnovare la loro cultura politica - i problemi del XXI secolo non sono quelli del secolo scorso - sarebbe stato ancora meglio. Ebbene, a quella prospettiva ci ho creduto: ritengo infatti che fare politica sia innanzitutto cercare di dare un contributo al proprio Paese; ci ho lavorato, ho fatto il ministro, ho partecipato alla commissione dei saggi, mi sono messo a disposizione. Ad un certo punto, però, mi sono accorto che Matteo Renzi stravolgeva questo obiettivo ad un programma tutto elettorale, scrivere delle regole per legittimare sé stesso e un piccolo gruppo di potere. Sia chiaro: non ho mai pensato di cambiare parte politica; pensavo piuttosto che si potesse collaborare tra diversi per un tempo limitato, 18 mesi, e poi ognuno sarebbe tornato a fare la propria parte. Quando mi sono accorto che persino alcuni miei compagni di viaggio piuttosto che partecipare alla costruzione di un nuovo centrodestra erano diventati una costola di un nuovo centrosinistra, ho lasciato incarichi ministeriali e poi di partito, fondando il movimento ‘Idea’. Ero convinto che il centrodestra avrebbe potuto ritrovare unità e tornare a vincere; ero considerato un matto malinconico, all’epoca, considerato che in Italia erano quasi tutti renziani”. Forse anche Silvio Berlusconi. “In quella fase iniziava a capire, ma lo era stato”, riconosce Quagliariello.

E’ arrivata così la candidatura al Senato sul collegio L’Aquila/Teramo, “come sbocco naturale di quel percorso: oggi - rivendica Quagliariello - sono il candidato del centrodestra unito; non ho voluto paracaduti, sebbene avrei potuto averne in una delle liste particolari: in politica, qualcuno deve pur rischiare e metterci la faccia, troppo facile essere soltanto nominati, e poi ci tenevo ad essere il candidato di coalizione, c’è bisogno di mettere d’accordo le diverse anime. D’altra parte, se abbiamo una legge elettorale basata sulle coalizioni, debbono funzionare; poi, il motivo per cui Renzi ci ha dato una simile legge, considerato che il Pd non è riuscito a costruirne una, di coalizione, non lo so proprio”.

I maligni sostengono che, in realtà, Renzi la legge elettorale l’abbia scritta con Forza Italia, con l’obiettivo di un governo di larghe intese; tuttavia, i sondaggi danno i dem in caduta libera e, d’altra parte, la Lega non è così lontana da Forza Italia. “Non ho mai creduto ad un governo di larghe intese – chiarisce Quagliariello - non si possono fare con Renzi: il segretario dem ha problemi persino a fare intese con sé stesso. E poi, non credo ci siano i numeri”. E l’ex ministro non si dice preoccupato dall’ascesa di Salvini: “La legge elettorale ha una sua razionalità: è una competizione tra partiti all’interno di una coalizione, e le competizioni si debbono accettare. Credo che bisogna avere una coalizione equilibrata, non sono stato scontento sia stata allargata alla quarta componente moderata e liberale; detto questo, se c’è una competizione va accettata: se Salvini prenderà un voto in più toccherà prenderne atto, mi auguro però che la componente moderata possa mobilitarsi e fare di tutto affinché ciò non avvenga”.

Dunque, il programma di Quagliariello che ruota attorno ad alcune parole chiave: fisco, burocrazia, ricostruzione. “Sulla proposta di flat tax lavoro con la mia fondazione dal 2012”, svela nell’intervista a news-town; “penso ad un’aliquota unica sotto il 23%, con una no-tax area all’interno della quale valgano anche i requisiti familiari. E’ questo elemento che garantirebbe la progressività richiesta dalla Costituzione. Evidentemente, sarebbe necessario tagliare incentivi e detrazioni dando finalmente certezza ai cittadini e alle imprese”. Così si favorirebbero i più ricchi, però: “una sciocchezza - stando a Quagliariello - chi ha un patrimonio più alto, infatti, pagherà tasse più alte. E poi, così crediamo possa esserci un’emersione del nero: non converrà più evadere. Tra l’altro, dando certezza fiscale potremmo anche evitare che le imprese, arrivate in Italia sfruttando detrazioni e incentivi, una volta esauriti decidano di delocalizzare altrove, lasciando i lavoratori in mezzo alla strada. E’ una proposta attuabile, concreta: l’abbiamo sperimentata anche con economisti di sinistra, che sono contrari dal punto di vista ideologico ma non dicono che la proposta sia impraticabile”. Certezza del fiscale e certezza del diritto. “La burocrazia sta soffocando le imprese con lacci e lacciuoli infiniti; stamane, leggevo un articolo sui danni economici che sta producendo il nuovo Codice degli appalti, e qui l’emergenza è tangibile: ci sono comuni del cratere che hanno i soldi in cassa per l’edilizia scolastica ma gli appalti non partono”.

E arriviamo così al tema della ricostruzione: nei giorni scorsi, Quagliariello ha presentato una legge organica per la ricostruzione e la messa in sicurezza del territorio; “sarà il primo impegno della nuova legislatura, dovessi essere eletto”, la promessa. “L’Italia è un paese sismico: negli ultimi vent’anni abbiamo speso 105 miliardi per le ricostruzioni, se si fosse fatta prevenzione avremmo risparmiato vite umane e soldi. Ebbene, la legge si basa sull’aggiornamento delle carte sismiche, incredibilmente arretrate, sulla tutela dei centri storici attraverso il fascicolo di fabbricato, con la rivalutazione del bene immobile, su assicurazioni obbligatorie per gli edifici pubblici così che si possano utilizzare anche fondi privati per opere di ricostruzione o di rafforzamento delle strutture, e su un programma di educazione civica nelle scuole”.

Altra proposta di legge su cui la Fondazione Magna Carta sta studiando, e che Quagliariello vorrebbe presentare prima delle elezioni, attiene allo sviluppo nei Parchi e nelle aree protette. “Alla base, alcune idee semplicissime: innanzitutto, interventi per mettere in collegamento le montagne con la costa, credo sarebbe una rivoluzione copernicana per l’Abruzzo, un grande volano di sviluppo; e poi, l’adeguamento della legislazione esistente sui Parchi: dobbiamo fare in modo che il Parco serva all’uomo e che ci sia convivenza tra tutela e sviluppo, per ragioni d’ordine culturale ed economico: i Parchi non sono stati volano di sviluppo in questi anni, debbono diventarlo”.

Quagliariello non sfugge una battuta su paracaduti e paracadutati, a rispondere agli esponenti politici del centrosinistra che, in questi giorni, sottolineano come molti tra i candidati del centrodestra sui collegi del territorio siano stati calati dall’alto; Rotondi, Martino e lo stesso ex ministro. “Rispondo per me: i paracaduti mi hanno sempre fatto paura, possono non aprirsi. Non sono abruzzese, è vero, ma sto in Abruzzo da quando avevo 29 anni: ho fatto il professore all’Aquila per 9 anni, sono stato il commissario del Pdl che ha vinto la Regione, tutte le province e quasi tutte le grandi città, sono senatore uscente di questa terra, qui ho un movimento radicato che esprime un consigliere regionale: non credo che dal punto di vista politico si possa chiedere di più. E poi, ho fatto la scelta di non avere paracaduti: non ho fatto come Maria Elena Boschi, non sono andato a Bolzano e non mi sono fatto candidare sul proporzionale. Torno dai miei elettori: se mi daranno una preferenza in più degli avversari politici siederò ancora in Parlamento, altrimenti no. Credo che dal punto di vista della teoria della rappresentanza, mi permetta di fare il professore, è il comportamento più lineare che si possa avere”.

Su cosa potrebbe accadere il 5 di marzo, non ci fosse una maggioranza definita in Parlamento, Quagliariello è altrettanto chiaro: “Rischiamo la palude; poiché il centrodestra la maggioranza può averla, e una spinta determinante potrà arrivare proprio dall’Abruzzo, dobbiamo fare di tutto per ottenerla. Alcuni elettori di centrosinistra, che sto incontrando nei vari appuntamenti di campagna elettorale, mi hanno confidato che per la tutela del sistema voteranno centrodestra, così che il centrosinistra abbia anche il tempo per rigenerarsi, e sanno meglio di noi quanto ne abbia bisogno. Certo, si tratta di casi estremi; ma percepisco la consapevolezza che, dopo il 4 marzo, o avremo un governo di centrodestra o ci sarà un grande pasticcio”.

Ultima modifica il Giovedì, 22 Febbraio 2018 02:35

Articoli correlati (da tag)

Chiudi