“Ho iniziato a partecipare agli albori del Movimento 5 Stelle; poi, mi sono attivato in prima persona sul territorio, fondando il primo gruppo pentastellato in Marsica, il secondo della provincia. In più, negli ultimi quattro anni ho avuto la fortuna e la capacità di un ulteriore percorso come collaboratore del gruppo consiliare M5S in Regione, un’occasione per mettere in pratica le mie competenze e acquisirne di nuove”.
Si presenta così Giorgio Fedele, 32 anni, candidato 5 Stelle sul collegio uninominale L’Aquila/Marsica/Alto Sangro oltre che nel listino proporzionale per l’elezione alla Camera dei Deputati. “Una candidatura frutto del percorso degli ultimi anni con gli attivisti e i gruppi della provincia”, sottolinea.
Fedele rivendica il metodo delle Parlamentarie per la scelta dei candidati nel proporzionale, “diamo la possibilità a tutti gli iscritti di scegliere i propri rappresentanti”, e sui nomi indicati per i collegi uninominali dal leader politico Luigi Di Maio sottolinea come “la necessità di individuarli sia conseguenza di una legge elettorale truffaldina, che costringe di nuovo ad esercitare il voto con la semplice apposizione di un segno sul simbolo”; nessun privilegio, nessuna conoscenza diretta, “i candidati sull’uninominale hanno due elementi in comune: hanno sviluppato competenze e capacità attraverso l’attivismo, la militanza, sebbene mi piace definirla partecipazione attiva sul territorio, e sono espressione dei territori. Altre forze politiche – l’affondo – e in particolare il centrodestra, hanno paracadutato in Abruzzo candidati di altri territori”.
Chiaro il riferimento ad Antonio Martino che dovrebbe contendersi il seggio con Fedele. “Non credo ai sondaggi, stando al trend delle ultime settimane, però, dovrebbe essere un testa a testa tra me e il candidato di centrodestra. Fino ad ora, però, non sono riuscito ad ottenere un confronto pubblico con lui, pur avendolo cercato. Trovare i candidati a 5 Stelle è facile: basta attraversare il territorio, siamo per strada, abbiamo deciso di dedicare la campagna elettorale ai confronti viso a viso con i cittadini, non ci interessano gli incontri al chiuso di un comitato elettorale per scattare qualche foto e fare propaganda”.
Dunque, il programma elettorale pentastellato. “L’idea che sta dietro ai venti punti che abbiamo declinato è il superamento di uno dei problemi che ha avuto la politica negli ultimi anni, e cioè l’incapacità di una visione, di capire il paese e immaginare una direzione diversa verso il futuro; si tratta di venti punti che interagiscono tra di loro, per restituire all’Italia dignità e sicurezza sul piano sociale, dei servizi e soprattutto dell’economia”. Tra le priorità, la riduzione della burocrazia che, ad oggi, “comporta per le imprese italiane una media di 269 ore l’anno perse a capire che regole rispettare e come”; in ambito fiscale, in particolare,“la Cgia di Mestre ci riporta che le imprese italiane, con una reale semplificazione degli oneri, potrebbero risparmiare 7mila e 500euro l’anno. Vanno liberate risorse private dal punto di vista della domanda e dell’offerta. E dunque, con una rimodulazione degli scaglioni Irpef che intendiamo portare da un range che si attesta ad oggi tra il 27 e il 43% ad un range tra il 23 e il 41% e, lato imprese, con la riduzione del cuneo fiscale e dell’Irap, si potrebbero recuperare fondi importanti per dare nuova linfa alle piccole e medie imprese”.
D’altra parte, la curva di Laffer dimostra che “la pressione fiscale oltre il 35% non aumenta ma riduce il gettito fiscale”.
Un ulteriore intervento proposto dai pentastellati è “la creazione di una banca d’investimento completamente pubblica, per dare impulso alle imprese che hanno solidità ma difficoltà di cassa”. E sul sociale, si dovrà lavorare su scuola e sanità che, “da enti che svolgevano un servizio indispensabile sono diventate delle vere e proprie aziende: le scuole non formano più le nostre classi dirigenti ma stampano bulloni, tutti uguali, appiattendo la creatività che è stata una leva fondamentale dello sviluppo economico del paese; per questo, vanno rimesse al centro dell’agenda politica, con un serio intervento strutturale – penso a L’Aquila, alla ricostruzione dell’edilizia scolastica non ancora avviata – e sulla didattica. Vale lo stesso per la sanità: dal 2012, i governi hanno ridotto di 25miliardi la spesa sanitaria portandoci sotto la soglia limite fissata dall’OMS affinché un sistema possa garantire universalità e qualità delle cure; vanno fermati i tagli che stanno favorendo, tra l’altro, la sanità privata, e qui in Abruzzo ne sappiamo qualcosa”.
A proposito di Abruzzo, e di aree interne in particolare, “dobbiamo ripartire invece dal settore dell’industria agroalimentare – aggiunge Fedele – che, nonostante la crisi, partecipa al Pil del paese per il 2.1% e ha aumentato più di altri le ore lavorate. Inoltre, siamo la Regione verde d’Europa e bisogna investire sullo sviluppo sostenibile. Poi, le infrastrutture: vanno riconcepiti i collegamenti, viviamo sull’asse fondamentale Roma-Pescara, una straordinaria occasione di sviluppo, e non possiamo accettare l’oligopolio di Toto, con la connivenza particolare dell'amico D’Alfonso”.
Tornando alla politica nazionale, a ciò che potrebbe accadere se, il 5 marzo, non ci dovesse essere una maggioranza in grado di governare, Fedele chiarisce come il Movimento “abbia avuto negli anni una evoluzione in termini di maturità e consapevolezza politica: è indispensabile mettere al centro l’interesse del paese e, in questo senso, l’apertura è a 360°, non tanto ai partiti ma ai parlamentari che verranno eletti, per un accordo programmatico, sulle idee. Non ci interessa il mercato delle vacche, non ci interessa discutere di poltrone: mettiamo sul tavolo le nostre proposte, alcune – tra l’altro – trasversali, se è vero che anche altri parlano di sburocratizzazione, semplificazione del sistema fiscale, superamento della Legge Fornero. Su questi punti si potrà trovare un accordo di governo, finalizzato al bene degli italiani. Se dovessimo essere il primo partito, e i sondaggi dicono questo, addirittura potremmo arrivare a doppiare Forza Italia e Lega, chiederemo al presidente Mattarella il mandato esplorativo e ci confronteremo con tutti, con responsabilità, ma non ci piacciono i furbetti e i voltagabbana”.