Difesa dei diritti dei lavoratori; redistribuzione della ricchezza; riduzione delle diseguaglianze sociali; costruzione di alleanze trasversali tra i soggetti sociali rimasti schiacciati dalla globalizzazione e impoveriti dalle politiche economiche neoliberiste; riattualizzazione di concetti impressi nel dna della sinistra, come quello di coscienza di classe.
Sono i temi alla base della proposta politica di Potere al popolo, la lista nata lo scorso novembre sulle ceneri del “fallimento” del gruppo del Brancaccio dalla rete dei centri sociali (in primis Je so’ pazzo di Napoli) e delle associazioni di base attive sui territori, con l’appoggio di Rifondazione comunista.
“Una proposta politica nuova, di rottura” dice Alessandro Tettamanti, 37 anni - candidato alla Camera dei deputati nel collegio uninominale del collegio L’Aquila-Marsica-Alto Sangro – per una lista sì giovane ma tutt’altro che improvvisata, composta da persone attive da molti anni in politica e nel sociale.
Riportare nel dibattito pubblico temi di sinistra: è questo l’obiettivo di PaP, che prova a gettare il cuore oltre l’ostacolo guardando molto oltre il 4 marzo: “Partecipiamo a queste elezioni, paradossalmente, andando contro le elezioni stesse” afferma Tettamanti “E’ ovvio che corriamo per superare la soglia di sbarramento, io su questo sono molto ottimista. Ma il nostro non è solo un progetto elettorale. Qualsiasi cosa accada, continueremo a fare quello che abbiamo sempre fatto fino ad oggi: impegnarci tutti i giorni nel sociale e nella politica. Era necessario accettare questa sfida, sfruttare il momento elettorale per fare entrare le questioni che ci stanno più a cuore nel dibattito politico. Siamo l’unica forza politica di sinistra in grado di parlare realmente di lavoro, lotta alle disuguaglianze, politiche sociali, visto che il Pd è stato il fautore di scelte e decisioni che hanno precarizzato il lavoro e indebolito il ceto medio e le classi lavoratrici e Liberi e uguali è nata da una scissione tattica, non da una rottura, tant’è che Grasso ha già parlato di tornare ad allearsi con il Pd dopo il voto”.
A chi li accusa di essere l’ennesimo movimento populista, Tettamanti e gli altri candidati di PaP rispondono: “Non siamo populisti ma popolari, vogliamo tornare a usare un linguaggio di sinistrain grado di parlare al cuore delle persone. Un linguaggio che parli di riscatto e coscienza d classe. Le cose che diciamo oggi le dicevamo già nel 2001”.
In effetti nel programma di Potere al popolo si ritrovano molti dei contenuti che facevano parte delle piattaforme politiche del social forum di Porto Alegre e di tutto il cosiddetto movimento no global nato a cavallo del nuovo millennio. Quel movimento, dopo il G8 di Genova, subì un duro colpo e si disperse in mille rivoli, lasciando uno spazio vuoto poi occupato da altre forze politiche, come i Cinque Stelle. Con i quali, però, Pap sente di non condividere quasi niente.
“Da quella stagione che ci ha visti protagonisti” osserva Tettamanti “ci siamo ritirati e alcuni temi sono stati usati da Grillo per fare politica. Noi abbiamo un dna di sinistra e proposte che vengono da decenni di storia e che vogliamo riattualizzare”.
Provvedimenti come il Jobs Act e la legge Fornero, sostiene Pap, votati per obbedire ai diktat dell’Europa, hanno fatto della “macelleria sociale”. Pur non essendo un movimento sovranista – al contrario, è tra le poche forze politiche a definirsi internazionaliste – Potere al popolo è disposta a mettere in discussione la permanenza nell’Unione europea e nel sistema della moneta unica (anche attraverso un referendum sull’euro) se entrambi devono continuare a essere solo “l’ennesimo strumento in mano alle classi dominanti per fare gli interessi dell’1% più ricco. Noi vogliamo un’Europa dei popoli, che metta al centro il lavoro, la dignità delle persone, l’attenzione verso i più deboli, il welfare. Quando queste cose mancano, quando la tua esistenza è precaria e fai fatica ad arrivare alla fine del mese, è facile che accadano episodi di razzismo, perché l’abbrutimento sociale e la paura portano a prendersela con l’altro, il diverso, con chi ha ancora meno di noi. Non crediamo affatto che l’Italia sia un paese razzista. E’ l’incertezza e l’esclusione sociale che causano certi episodi e certi fenomeni. Noi vogliamo costruire alleanze di classe tra coloro che in questi anni hanno visto venire meno i propri diritti”.
“Per noi” dichiara Tettamanti “qualsiasi politica deve avere come monito il motto ‘restiamo umani’. Siamo estremisti dell’umanità”.