Mercoledì, 07 Marzo 2018 00:53

Elezioni, parola agli eletti. Martino e Quagliariello: "Centrodestra radicato"

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“La campagna elettorale è partita tripolare ma, lungo la strada, abbiamo perso un ‘pezzo’: mi è stato chiaro per tempo. Ho capito che il 35-36% che ci eravamo dati come obiettivo sarebbe stato insufficiente per l’elezione”.

A dirlo è Gaetano Quagliariello che ha conquistato il collegio uninominale L’Aquila/Teramo per il Senato col 39.3% delle preferenze, poco meno di 3 punti sopra Emanuela Papola, candidata del Movimento 5 Stelle. Staccatissimo Massimo Cialente, che si è fermato poco sopra il 17%. Quagliariello è riuscito con Antonio Martino a strappare almeno due collegi uninominali alla marea gialla del Movimento 5 Stelle che, in Abruzzo, ha sfiorato il 40%, conquistando i restanti cinque collegi del ‘corpo a corpo’ e portando a Roma ben 11 parlamentari dei 21 eletti in Regione. Guarda caso, entrambi i seggi del centrodestra ruotano intorno alla provincia dell’Aquila.

“L’Aquila città ha dato una straordinaria prova di fiducia nei confronti dell’amministrazione comunale, che ho cercato di assecondare”, sottolinea l’ex ministro ai microfoni di newstown. “Si sono riallacciati i fili del passato, ricostruendo la verità del post terremoto con Guido Bertolaso, volgendo però lo sguardo in avanti, e non indietro”. Quagliariello, però, rivendica anche la capacità del centrodestra di “frenare il voto di protesta sul teramano, dando una prospettiva e una voce di speranza alla città: forse, è stata la cosa più difficile da fare”. In generale su L’Aquila e, sebbene in parte, su Teramo “la coalizione di centrodestra ha funzionato come tale: Forza Italia è rimasta la prima forza, la Lega ha avuto una netta affermazione, Fratelli d’Italia ha quasi raddoppiato il dato nazionale; anche il quarto polo dei moderati ha ottenuto risultati significativi, con Chiodi e Sottanelli in particolare”.

Tornando alla città capoluogo, Quagliariello ribadisce come “la voglia di rivalsa non sia passata: L’Aquila aveva voltato pagina e non è voluta tornare indietro”; riconosce, tuttavia, come “il candidato all’uninominale – stante i meccanismi della legge elettorale – fosse molto legato alla coalizione: se ti tirava giù, come è accaduto a Cialente, c’era poco da fare”. Il senatore rieletto lo ribadisce, non ne è rimasto stupito avendo capito per tempo che la corsa, oramai, era col Movimento 5 Stelle, che il Pd era fuori dai giochi: “in particolare nel mezzogiorno, il voto ai pentastellati ha rappresentato l’espressione di una rivolta sociale; il sud Italia è stato tartassato, in questi anni, e non possiamo rischiare diventi la Corsica d’Italia, anche perché la Corsica, sul pil francese, pesa per il 3%, le regioni del mezzogiorno, in Italia, per il 33%”.

E dunque, stante il risultato del movimento guidato da Di Maio che cosa succederà? “La situazione è più complicata che nel 2013: bisogna avere pazienza, stare sul pezzo e, se mi permette, evitare certe provocazioni: chi parla di vacanze sulla neve (Matteo Renzi, ndr) dovrebbe mostrare maggiore responsabilità”. Guardando alla legge elettorale, “non ci sono dubbi sul fatto che il Capo dello Stato dovrebbe conferire l’incarico di governo al centrodestra: d’altra parte, i seggi sono stati ripartiti prima per coalizioni e poi alle diverse liste che componevano le stesse. Detto ciò, Mattarella ha questo riferimento e, il più importante, le consultazioni con i partiti: la Costituzione chiarisce che l’incarico va affidato a chi ha le maggiori possibilità di dar vita ad un esecutivo”.

Anche Antonio Martino, raggiunto telefonicamente da newstown, ha voluto dare merito per la sua elezione sul collegio L’Aquila/Marsica/Alto Sangro ad una classe dirigente che, sul territorio, “sta lavorando molto bene, e da tempo; poi, l'aquilano ha dimostrato una volta di più di avere la capacità di essere concreto, di saper interpretare i problemi, e non con la pancia: in questo senso, credo abbia premiato il mio programma elettorale, il fatto che mia sia presentato come uomo di impresa che vuole mettere a disposizione della politica le proprie esperienze e competenze”. Così, “il centrodestra potrà riprendersi anche la Regione: tornando tra la gente, come abbiamo fatto a L’Aquila, spiegando le proprie proposte senza filtri, con concretezza. Il fenomeno M5S, prima o poi, passerà; d’altra parte, i problemi della vita quotidiana non si risolvono con le urla: un conto è sbraitare, un altro governare e laddove i pentastellati sono all’amministrazione non stanno affatto brillando”.

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