Saranno giorni ad altissima tensione in Regione.
In serata, gli assessori Donato Di Matteo (Regione Facile) e Andrea Gerosolimo (Abruzzo civico) hanno presentato le dimissioni, chiedendo contestualmente al presidente della Regione, e senatore della Repubblica Luciano D'Alfonso, di azzerare la Giunta e avviare "una fase che possa portarci a comprendere se ha ancora senso andare avanti". La decisione è stata presa dopo l'analisi del voto alle elezioni politiche in considerazione della perdita di "fiducia da parte di 180 mila abruzzesi".
Una richiesta irricevibile "sia sul piano istituzionale che sul piano politico", la reazione del segretario regionale dem, Marco Rapino, anch'egli dimissionario. "La discussione interna alla maggioranza è necessaria e nelle prossime ore incontreremo i nostri alleati", ha aggiunto Rapino; "se il passaggio di rimettere il mandato è un passo per discutere il rilancio dell’azione di governo siamo disponibili ad un confronto vero. Il PD ritiene però che, prima della politica, prevalga il dovere di governare rispettando il mandato dei nostri elettori".
"Trovo singolare la richiesta di azzeramento della giunta – le parole del coordinatore della maggioranza in Consiglio regionale, Camillo D’Alessandro - Mi chiedo cosa c’entri la giunta e il lavoro che c’è da fare con posizioni che hanno il sapore del mettere le mani avanti, come se il consenso o il dissenso nei confronti dell’esecutivo regionale non li riguardasse direttamente, non riguardasse due componenti della giunta. Al di là della singolarità, è straordinario il tempismo. Invito i due assessori ad essere all’altezza dei momenti che in politica si vivono, quando si vince, ma soprattutto quando ci sono le difficoltà. Che, in ogni caso, riguardano tutti, compresi loro”.
Sta di fatto che Di Matteo e Gerosolimo hanno rimesso il mandato e, se dovessero andare fino in fondo, potrebbero determinare la caduta del governo D'Alfonso in anticipo rispetto alle intenzioni del governatore che, come avevamo anticipato, vorrebbe andare avanti fino alla metà di dicembre, per lasciare la guida della Regione a Giovanni Lolli fino a scadenza naturale di mandato. Anche perché pure Mario Olivieri, presidente della Commissione sanità, ha parlato di risultato elettorale dovuto "alla superficiale, personalistica e supponente gestione della politica regionale, da parte di alcuni componenti della squadra targata Partito Democratico".
Una vera e propria stilettata.
D'altra parte, gli assessori Di Matteo e Gerosolimo col consigliere Olivieri sono mesi che tengono sotto scacco la Giunta D'Alfonso, e ripetutamente hanno chiesto una verifica dell'azione di governo; il risultato elettorale del 4 marzo scorso, col Pd abruzzese sotto la già deludente media nazionale, non ha fatto altro che alimentare le tensioni, e i mal di pancia. "Abbiamo il dovere morale di riconoscere lo scollamento che si è creato tra noi e la gran parte dei cittadini abruzzesi. Siamo passati dall'altissimo gradimento, ricevuto in occasione delle elezioni regionali del 2014, al deludente risultato delle ultime elezioni politiche", l'affondo degli assessori dimissionari.
"Sappiamo bene che tanti sono i fattori di questa consistente flessione. Alcuni sono da ricercare nello scenario nazionale e internazionale, ma il dato della nostra regione è inequivocabile, ed i sui contorni ci appaiono per la loro disarmante crudezza. Bisogna prendere atto che abbiamo perso la fiducia di circa 18 mila abruzzesi". Questi numeri "non possono che imporci una seria e profonda riflessione su quella che è stata l'azione politica dell'attuale giunte regionale. Pertanto siamo pronti ad assumerci per primi le nostre responsabilità rimettendo ciascuno nelle tue mani il ruolo di assessore ed invitandoti, contestualmente a procedere con l’azzeramento della Giunta, e con il contestuale avvio di una fase che possa portarci a comprendere se ha ancora senso andare avanti e, in caso, di risposta affermativa, con quali termini e modalità".
Insomma, le porte non sono chiuse e c'è spazio per un ripensamento, a patto che si metta in campo un'azione "chiaramente caratterizzata da discontinuità e da profondo amore per la nostra Regione"; Di Matteo e Gerosolimo, in questo senso, sottolineano come la Giunta abbia fallito "nell'affrontare temi importanti e strategici: l'azione intrapresa sulla sanità, sul riequilibrio dei territori, sull'utilizzo dei fondi strutturali, sulla riorganizzazione delle società partecipate e sulle tematiche ambientali, ad esempio, è sicuramente apparsa poco coraggiosa e poco rappresentativa delle istanze e dei sentimenti degli abruzzesi".
Ora, non resta che attendere la reazione di Luciano D'Alfonso, già nel mirino di centrodestra e 5 Stelle che continuano a chiedere le dimissioni immediate del governatore. "Che la Giunta regionale fosse arrivata al capolinea lo avevamo capito da tempo. Quello che non potevamo mai immaginare è invece questa frantumazione immediata dell'esecutivo dove viene scaricato completamente ed in maniera brutale il Presidente all'indomani delle elezioni Politiche", l'affondo del consigliere regionale forzista Mauro Febbo. "Il governo regionale da oggi è tecnicamente finito; si è concluso definitivamente il ciclo di D'Alfonso. Il centrosinistra ha fallito. Con senso di responsabilità si dia immediatamente la voce agli abruzzesi per ridare una dignità politica all'Abruzzo. Il centrodestra è già pronto".
D'Alfonso: "Soluzione non è il passo laterale ma aumentare il lavoro"
E la reazione è arrivata.
A margine di una conferenza stampa tenuta a Pescara, Luciano D'Alfonso ha sottolineato come la soluzione ai deludenti risultati elettorali del 4 marzo non sia di sicuro "il passo laterale ma aumentare piuttosto il lavoro e fare in modo che aumenti la cultura del governo ritrovando anche una struttura valoriale".
D'Alfonso ha chiarito di non aver letto la "pergamena" di Gerosolimo e Di Matteo, "ma mi aspetto di leggere una lettera che parli di immissione in ruolo e sono convinto che ci sia scritto. Davanti ad un riordino dello schieramento politico con il rischio che tra Salvini e Cinque Stelle ci sia un ridisegno totale dello spazio politico italiano - ha aggiunto D'Alfonso - non saranno le pergamene ad avere valore". Secondo il governatore dell'Abruzzo "ci vuole una grande riflessione che duri sei-otto mesi ma su strutture di fondo dell'offerta politica e dell'offerta culturale. Il Pd - ha proseguito - ha perso 70 mila voti. Gli altri partiti ne hanno persi tanti nel centrodestra e nel centrosinistra. Adesso dobbiamo capire come rimediare davanti a una vicenda che ha dimensioni nazionali ed europee".
D'Alfonso ha quindi ribadito, come già dichiarato in altre occasioni, "che è stata una violenta battuta d'arresto per quanto riguarda il centrosinistra con numeri che ci sono stati tolti perché quello dei cittadini è stato un giudizio di non conferma di un lavoro nazionale, e come ho già dichiarato, mi prendo tutta la responsabilità a livello regionale. Ma la soluzione a questo - ha evidenziato ancora - non è di sicuro il passo laterale".