Ieri, avrebbe dovuto riunirsi il Consiglio regionale; al contrario, è stato rinviato – di nuovo – a settimana prossima, con seduta programmata per il giorno 8 maggio, considerati gli impegni del governatore Luciano D’Alfonso che, in veste di senatore, ha partecipato alla direzione nazionale del PD riunita a Roma. Dal 27 dicembre ad oggi, l’assise regionale si è riunita una sola volta e, tra l’altro, a discussione in corso il numero legale era venuto meno per gli impegni da parlamentare del Presidente della Giunta.
Una situazione che, a due mesi dalle elezioni politiche, non è più tollerabile.
L’incarico di governatore è incompatibile con il mandato parlamentare e, su questo, non ci sono dubbi; tuttavia, l’organo predisposto all’accertamento è la giunta per le elezioni, cui spetta il compito di procedere alla verifica dei titoli di ammissione dei parlamentari ed alla valutazione delle cause sopraggiunte di ineleggibilità o di incompatibilità. D’Alfonso ha ribadito che non si dimetterà fino a quando non verrà convalidata la sua nomina con la Giunta per le elezioni che, a quel punto, darà un termine entro il quale scegliere il mandato da portare avanti. In effetti, fino a quando non si formerà il Governo – con la conseguente costituzione dell'organo parlamentare – nessuno potrà dichiararne l'incompatibilità. Si può già parlare, però, di un abuso del regolamento.
Tra l'altro, stando al senatore Gaetano Quagliariello a decretare l’intervenuta illegittimità del doppio incarico ci sarebbe addirittura una sentenza della Corte costituzionale; parliamo della sentenza numero 1 del 2014 che ha dichiarato incostituzionale il Porcellum scongiurando, però, lo scioglimento del Parlamento eletto nel 2013 con un sistema elettorale pure illegittimo. La Consulta ha chiarito che “le elezioni che si sono svolte in applicazione anche delle norme elettorali dichiarate costituzionalmente illegittime costituiscono, in definitiva, e con ogni evidenza, un fatto concluso, posto che il processo di composizione delle Camere si compie con la proclamazione degli eletti”. Un passaggio che, ha spiegato Quagliariello al fattoquotidiano.it, si applicherebbe al caso D’Alfonso: “Il governatore continua a giocare sui due distinti momenti della proclamazione e della convalida dell’elezione, sostenendo che solo a convalida avvenuta si produrrà la causa di incompatibilità. Ma la sentenza della Corte costituzionale ha chiarito ampiamente che il parlamentare entra nella pienezza della sua carica nel momento della proclamazione, che per D’Alfonso è già avvenuta”.
D’altra parte, il Servizio legislativo di Regione Abruzzo - interrogato prima delle consultazioni dal Movimento 5 Stelle – aveva già chiarito come “l’eventuale decadenza, o le dimissioni, del Presidente della giunta regionale, eletto a suffragio universale e diretto nel sistema di governo neoparlamentare delineato dalla Costituzione, oltre a non dar luogo a surroga, comportano lo scioglimento del consiglio regionale, l’interruzione anticipata secondo il noto principio del simul stabunt simul cadent e quindi il ritorno alle elezioni”.
Si può continuare a ‘giocare’ in punta di diritto, D'Alfonso potrà anche paragonarsi a Garibaldi e Mazzini ma le norme parlano chiaro e, finanche per una questione etica e di rispetto delle istituzioni, il governatore dovrebbe dimettersi sebbene la Giunta regionale per le elezioni abbia deciso, a maggioranza, che al momento non sussistono cause di incompatibilità, lasciando di fatto la discussione al Consiglio regionale che, come detto, doveva riunirsi ieri.
Inutile ribadirlo: a tenere D’Alfonso ‘attaccato’ alla doppia poltrona sono ragioni personali – c’è il rischio concreto di un ritorno alle urne e, dunque, il senatore non vuol rischiare di ritrovarsi fuori dal Parlamento dopo aver rassegnato le dimissioni da governatore – e d’opportunità politica: l’intenzione è tirare il più a lungo possibile la legislatura per consentire al centrosinistra di ritrovare compattezza e al Pd, in particolare, di passare la buriana. Tuttavia, col passare dei giorni è sempre più evidente come l’atteggiamento di D’Alfonso stia danneggiando il centrosinistra, con la tenuta della coalizione appesa ad un filo e il consenso dei dem che si assottiglia sempre di più.
In aggiunta, il governatore senatore sta approfittando di queste settimane per elargire nomine, assunzioni, rinnovi d’incarichi e proroghe, riorganizzando in modo profondo i Dipartimenti dell’Ente con la scelta di nuovi responsabili; dinamiche simili, tra l’altro, sembrerebbero in corso anche fuori dai palazzi dell’Ente, nelle Asl provinciali. Nella seduta del 30 aprile scorso della Giunta regionale, sono state approvate sette delibere riguardanti il “rafforzamento della dotazione organica”. L'architetto Pierpaolo Pescara - proveniente dal Comune di Pescara - è stato nominato direttore del Dipartimento Opere pubbliche; nei giorni precedenti erano stati nominati anche i direttori di altri Dipartimenti: Angelo Muraglia (Sanità), Piergiorgio Tittarelli (Lavoro e sviluppo economico), Emidio Primavera (Trasporti), Antonio Di Paolo (Agricoltura e pesca), Francesco Di Filippo (Cultura e turismo), Stefania Valeri (Avvocatura). Alla direzione generale è stato confermato Vincenzo Rivera. Inoltre, la Giunta ha posto a capo del servizio Assistenza farmaceutica e trasfusionale - Innovazione e appropriatezza la dottoressa Emanuela Grimaldi, proveniente dalla Asl di Teramo. Quindi sono stati elevati alla responsabilità dirigenziale ex art. 22 l.r. 77/1999 Raimondo Pascale, al servizio Programmazione sociale e sistema integrato socio-sanitario; Bernardo Serra, che coordinerà il servizio territoriale per l'agricoltura Abruzzo Est (Teramo); Sabrina Di Giuseppe - dottoressa di ricerca in servizio nella Regione Abruzzo - che dirigerà il servizio Gestione e qualità delle acque. E' stata anche attivata la procedura per un potenziamento dell'apparato tecnico attraverso l'inserimento con contratto a tempo indeterminato di 12 unità - tutte già in servizio presso l'ente da oltre dieci anni - mediante misure di superamento del precariato ex art. 20 D. lgs. n. 75 del 25/5/2017 (legge Madia). Altre tre figure verranno contrattualizzate a giugno nei settori della Protezione civile, dei trasporti e dell'informatica. Infine, l'Arta Abruzzo è stata autorizzata all'assunzione di un dirigente a tempo determinato per potenziare l'organico dell'agenzia.
Una evidente forzatura.
Un modo di fare che – a quanto si è appreso – avrebbe mandato su tutte le furie il vice presidente Giovanni Lolli cui, in queste settimane, Luciano D’Alfonso aveva lasciato il compito di rinsaldare i rapporti in seno alla coalizione, definendo un percorso programmatico di fine legislatura concertato e condiviso.
La resa dei conti è attesa per stasera, allorquando si riuniranno le forze di maggioranza.
Non è un mistero che D’Alfonso abbia definito ‘novecenteschi’ i metodi del suo vice e, d’altra parte, i concetti di collegialità e condivisione non appartengono al vocabolario politico del presidente che continua a tirare dritto per la sua strada. Di qui, l’irritazione di Lolli che non ha partecipato alla seduta della Giunta e, stando a voci ben informate, potrebbe addirittura rimettere nelle mani di D’Alfonso il coordinamento della maggioranza. Insomma, che sia D’Alfonso ad assumersi le responsabilità di una fase politica delicatissima, con l’Emiciclo che è una vera e propria polveriera, la macchina amministrativa paralizzata e il percorso di ricostruzione di una coalizione allargata di centrosinistra che rischia di naufragare sul nascere.