Domenica, 06 Maggio 2018 23:29

Altro che anatra zoppa: è il centrodestra che sta azzoppando il sindaco Biondi

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Altro che ‘anatra zoppa’, verrebbe da scrivere: con un facile gioco di parole, si potrebbe dire che ad azzoppare il sindaco Pierluigi Biondi ci sta provando la sua stessa maggioranza; pensando a che cosa potrebbe accadere il 23 maggio prossimo, magari, dovessero davvero ribaltarsi gli equilibri di forza in seno al Consiglio comunale.

Ieri, sul quotidiano ‘Il Centro’ è apparso un articolo che ha scatenato un mezzo putiferio in seno al centrodestra cittadino; è stato pubblicato lo screenshot di una conversazione sul gruppo Whatsapp dei capigruppo di maggioranza in Consiglio comunale – Roberto Jr Silveri (Forza Italia), Daniele D’Angelo (Benvenuto presente), Daniele Ferella (Lega), Raffaele Daniele (Udc), Giorgio De Matteis (Fratelli d’Italia) e Roberto Santangelo (L’Aquila futura) – col sindaco che offriva una “doverosa precisazione” circa il “vigliacco attacco dei sedicenti Globuli rossi”. Chiaro il riferimento; tuttavia, a far scalpore è stata l’immagine scelta per il gruppo, le insegne di una bandiera di combattimento delle forze armate della Repubblica sociale italiana, un’aquila in nero ad ali spiegate poggiata su un fascio posto in senso orizzontale.

Ora, lo screenshot è ‘girato’ - di telefono in telefono - per l’intera giornata di sabato, ed è finito sui cellulari di consiglieri comunali e giornalisti [vedi l'immagine]: considerato che si tratta di un gruppo chiuso, viene da chiedersi chi l’abbia diffuso. E si tratta di una domanda nient’affatto banale. E’ chiaro come l’intento fosse quello di mettere in difficoltà la maggioranza in Consiglio comunale e, di riflesso, il sindaco dell’Aquila; immaginate cosa potrebbe accadere se un quotidiano nazionale dovesse riprendere la notizia.

D'altra parte, lo screenshot è stato diffuso in un momento particolarmente delicato, col centrodestra che si è spaccato sull’ordine del giorno della minoranza che ha impegnato il primo cittadino all’allargamento del progetto Sprar ai minori non accompagnati, e le polemiche, furenti, che ne sono seguite, a colpi di comunicati stampa e post al vetriolo su facebook. Non solo: la “doverosa precisazione” del sindaco, oggetto della discussione sul gruppo, verteva su una vicenda piuttosto delicata per il primo cittadino, che coinvolge gli affetti più cari.

E dunque, chi ha diffuso lo screenshot? Non lo sapremo mai, ovviamente. Non si può sottacere, però, come sia in corso da tempo una ‘guerra’ intestina tra le forze di centrodestra che non si risparmiano ‘colpi bassi’ facendo ricorso, anche, a ‘soffiate’ alla stampa. Lo spettro dell’anatra zoppa ha peggiorato la situazione, sebbene le tensioni covino da tempo, sin dalla campagna elettorale: a poche settimane dal voto erano quattro i candidati sindaco del centrodestra, con l’unità ritrovata sulla candidatura di Biondi che non è stata affatto digerita da chi, evidentemente, aveva altre aspettative.

I malumori sono esplosi a seguito delle elezioni politiche del 4 marzo: ricorderete l’irrituale affondo del deputato di Forza Italia Antonio Martino che, all’indomani del voto, aveva invitato l’assessore Luigi D’Eramo, anch’egli eletto alla Camera, a farsi da parte, rimettendo l’incarico nelle mani del sindaco; l’avevamo spiegato: in seno agli azzurri, si stava lavorando all’idea di un rimpasto dell'esecutivo che rafforzasse la posizione del partito in vista delle regionali, col vice sindaco Guido Quintino Liris in odore di candidatura. L’incastro doveva trovarsi con l’ingresso in Giunta di Stefano Morelli – esponente azzurro della prima ora, la generazione del ’94 per intendersi - e Leonardo Scimia, eletto con Benvenuto Presente e dato per vicinissimo ai forzisti, col sacrificio di Sabrina Di Cosimo e Monica Petrella. In un’ottica più generale di ridistribuzione delle deleghe, l’urbanistica - affidata a D’Eramo - era particolarmente appetibile; inoltre, per la questione delle 'quote rosa' sarebbe servita una donna e non è un caso che sui giornali si sia fatto il nome di Tiziana Del Beato, la prima dei non eletti in quota Lega.

Si spiega anche così la fronda interna che ha tentato di ‘far fuori’ l’assessore Di Cosimo, col capogruppo azzurro Roberto Jr Silveri che ha presentato persino una richiesta d’accesso agli atti sugli affidamenti diretti del settore alla società ‘L’Aquila Young’ per alcuni eventi del cartellone natalizio e di Carnevale, parlando, poi, al nostro giornale, di “attenzione per il lavoro dell’assessorato: sono settimane che c’è un supporto, un sostegno”, le parole di Silveri; “d’altra parte, ci sono situazioni da equilibrare e aggiustare”. Anche allora, si lavorò dietro le quinte per far emergere dettagli e circostanze sugli affidamenti decisi da Di Cosimo.

Così, alla fine di marzo Biondi fu costretto a sbattere i pugni sul tavolo. "La giunta comunale è organismo fiduciario del sindaco, quindi la permanenza o meno degli assessori in carica dipende dal livello di gradimento del lavoro svolto. Nessuno può permettersi, da dentro o da fuori l'amministrazione, di mandare messaggi subliminali per 'guidare' certe scelte che sono nelle prerogative di chi è stato chiamato dagli aquilani a governare la città, pertanto non ho alcuna intenzione di mettere mano a inesistenti rimpasti", l’affondo del primo cittadino. "Ricordo a tutti - aggiunse Biondi - che solo meno di un anno fa la coalizione di centrodestra aveva 19 punti di svantaggio rispetto a quella del centrosinistra e che al ballottaggio l'offerta di esperienza politica e amministrativa del sottoscritto ha consentito di ribaltare un risultato già chiaro, non altro. Di quella vittoria – ribadì il primo cittadino - bisognerebbe far tesoro, con sobrietà e responsabilità, soprattutto da parte di chi ne ha beneficiato, a vario titolo, in questi dieci mesi. Ogni ulteriore invasione di campo, sia essa palese o sotterranea, non sarà tollerata”.

Un vero e proprio avvertimento. Con Biondi che lanciò pure un’altra stilettata: “Ho ricevuto un mandato di cambiamento dagli aquilani che, pur tra mille difficoltà e con la resistenza di troppi, sto portando avanti. Tra la poltrona di primo cittadino e la dignità, sceglierò sempre la seconda. Lo tengano a mente consiglieri comunali, partiti e parlamentari”.

Parole chiarissime.

Eppure, tre giorni dopo – in Consiglio comunale – la maggioranza franò sulla proposta del consigliere di minoranza Lelio De Santis di ripristinare la pubblicità del santuario della Jenca sulla A24, in risposta all’assessore Di Cosimo che aveva deciso di non rinnovare la convenzione; sul punto, amministrativamente assai poco rilevante, il centrodestra andò in frantumi, con Forza Italia spaccato che non potè sfiduciare pubblicamente il suo assessore alla cultura e il voto degli altri gruppi di maggioranza che suonò come un messaggio diretto agli azzurri: in sostanza, si manifestò un asse tra le forze di maggioranza per evitare che la Giunta, e il Consiglio, fossero piegati a interessi personali o di partito.

Un voto che ha avuto i suoi effetti.

Forza Italia ha capito la mala parata e si è ricompattato: non è affatto un caso che gli azzurri abbiano tenuto una conferenza stampa a pochi giorni dal Consiglio comunale di venerdì, un incontro piuttosto irrituale se è vero che s’è trattato di un rendiconto dell’attività amministrativa di assessori e consiglieri di una sola forza politica di maggioranza, e tra l’altro con la mancata presenza del sindaco. I forzisti hanno inteso restituire un’immagine d’efficienza ma soprattutto di unità, col capogruppo Silveri a difendere l’assessore Di Cosimo parlando di tensioni dimenticate, di corto circuiti comunicativi.

Qualche ora dopo, in Consiglio comunale i forzisti avrebbero ‘restituito’ lo schiaffo alle forze alleate, votando in modo compatto – con i consiglieri di L’Aquila futura - a favore dell’ordine del giorno delle minoranze sull’allargamento del progetto Sprar ai minori non accompagnati, sebbene si fosse stabilito di non votare a favore di iniziative dell’opposizione senza un preliminare accordo collegiale. A svelare l'accordo è stato l’assessore e onorevole Luigi D’Eramo che, in una nota, ha parlato di “atteggiamento irresponsabile di Forza Italia che ha deciso di mettere in grande imbarazzo il sindaco e l’intera maggioranza”.

In effetti, gli azzurri hanno inchiodato pubblicamente il centrodestra ad un impegno che, d’altra parte, la Giunta aveva già assunto, all’unanimità, appostando 1.5 milioni di euro sul capitolo di bilancio destinato alla voce ‘minori stranieri non accompagnati’. Scatenando, così, la reazione di ‘pancia’ degli elettori di centrodestra e dando un colpo durissimo alla tenuta della maggioranza. Una scelta rivendicata immediatamente, tra l’altro, con un comunicato stampa diramato poco dopo il voto in aula, quasi fosse già preparato; in queste ore, Forza Italia sta tentando di ritagliarsi un suo spazio politico preciso, di forza moderata, cattolica e liberale: il coordinatore comunale Stefano Morelli ha citato Aldo Moro, parlando di classe politica capace di “mettere davanti la riflessione ed il ragionamento alle urla, la ponderazione nella discussione alla rincorsa di slogan pericolosi, specie quando dietro si vede chiaro un vuoto culturale che può sfociare verso pericolose ed incontrollabili derive”.

Oltre il merito della vicenda, insomma, un chiaro intento politico – che segue alla conferenza stampa di qualche giorno fa – di prendere le distanze dalle forze considerate più estreme e populiste, e cioè dalla Lega e da Fratelli d’Italia, il partito del sindaco Pierluigi Biondi. Con un duplice obiettivo; il primo, a breve termine, mettere alle strette il primo cittadino che, in questi giorni, è atteso dalle nomine dei vertici delle partecipate: non è un mistero che la Lega abbia chiesto per sé la presidenza di due aziende, Ama ed ex Onpi, e considerato che un’altra dovrebbe andare all’Udc, il Sed, con l’Afm che potrebbe restare nelle ‘mani’ di Giorgio Masciocchi, vicinissimo al consigliere regionale di centrosinistra Pierpaolo Pietrucci – e così si spiega l’atteggiamento delle ultime ore di L’Aquila futura che ha indicato per l’azienda farmaceutica Salvatore Santangelo – a Forza Italia resterebbe soltanto l’Asm. Gli azzurri, invece, chiedono almeno due presidenze. Il secondo obiettivo, sul lungo periodo: segnare una discontinuità con Lega e Fratelli d’Italia, in vista delle Regionali ovviamente, e in attesa dell’anatra zoppa che potrebbe segnare la fine dell’amministrazione Biondi.

Così, torniamo al punto di partenza.

La maggioranza di centrodestra è al collasso, l’azione amministrativa è congelata, le promesse della campagna elettorale ancora disattese, le spaccature e le tensioni di dieci mesi fa non sono mai state sanate e, dunque, ci si prepara per ciò che potrebbe accadere se il Tar dovesse davvero ribaltare gli equilibri in seno al Consiglio comunale; d’altra parte, non è ancora chiaro cosa accadrà a Roma, se si riuscirà a formare un Governo o se si andrà a nuove elezioni, alla fine dell’anno si dovrebbe – il condizionale è d’obbligo - tornare alle urne per il rinnovo del Consiglio regionale e, in questo quadro, dovesse scattare l’anatra zoppa, se Biondi decidesse davvero di dimettersi come ha lasciato intendere, il quadro politico potrebbe uscirne rivoluzionato.

Si bada agli interessi di parte, insomma, alla poltrona in una partecipata, all’avvio della campagna elettorale per le regionali, con lo sguardo rivolto a Roma, anche se questo significa depotenziare l’azione amministrativa, anche se questo significa indebolire il sindaco eletto a giugno e la sua Giunta. Dunque, accade anche che vengano diffusi screenshot di conversazioni private per gettare altra benzina sul fuoco.

A farne le spese sono i cittadini aquilani, che attendono risposte su questioni decisive per il futuro della città e del territorio – la gestione del progetto Case, con i debiti che vanno accumulandosi pericolosamente, la sicurezza delle scuole, la rinascita del centro storico, il rilancio economico che passa, anche, dallo sviluppo turistico e del Gran Sasso, in particolare, la ricostruzione delle frazioni e così via – e che sono costretti ad assistere attoniti, invece, alle guerre intestine di una maggioranza già a brandelli, a dieci mesi dalle elezioni. In una fase così delicata, a ricostruzione fisica ben avviata ma con un tessuto economico e sociale da reinventare, L’Aquila non può proprio permetterselo.

Ultima modifica il Lunedì, 07 Maggio 2018 09:02

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