Martedì, 22 Maggio 2018 23:25

Anatra zoppa, conclusa l'udienza pubblica al Tar: il dispositivo della sentenza è atteso in giornata, in 10 giorni le motivazioni

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Si è conclusa poco dopo le 15, dopo circa due ore di confronto tra gli avvocati delle parti, l'udienza pubblica innanzi ai giudici del Tar dell'Aquila che dovranno esprimersi nel merito del ricorso firmato il 21 agosto scorso da Americo Di Benedetto, Maurizio Capri, Emanuela Di Giovambattista, Fabrizio D’Alessandro, Stefano Albano, Stefano Palumbo, Antonio Nardantonio (Pd), Sergio Ianni (Abruzzo civico), Gianni Padovani (Socialisti e popolari), Fabrizio Ciccarelli, Paolo Romano (Il Passo Possibile) e Massimo Scimia (Idv).

Il ricorso – formalmente presentato contro il Comune dell’Aquila e contro i consiglieri eletti che, nel caso d’accoglimento, perderebbero il seggio – chiedeva il riconteggio delle schede in 11 seggi elettorali per valutare eventuali “incongruenze e imprecisioni” che sarebbero potute emergere dai verbali elettorali; la richiesta è stata accolta dal Tribunale amministrativo che, alla fine di novembre, ha affidato la verifica alla Prefettura dell’Aquila fissando l’udienza di merito, appunto, ad oggi, 23 maggio.

Il dispositivo della sentenza è atteso per domani, giovedì 24 maggio, al massimo per venerdì mattina. 

Insomma, a breve sapremo se il ricorso verrà accolto e, dunque, scatterà la così detta ‘anatra zoppa’ avendo il centrosinistra superato al primo turno elettorale il 50% + 1 dei voti validi, se sarà respinto e, così, la maggioranza resterebbe salda in Consiglio comunale o se il procedimento verrà invece sospeso, in attesa che venga reso noto l’esito del processo civile parallelo per querela di falso, su atto di citazione presentato dagli avvocati Roberto Colagrande e Livio Proietti su incarico degli assessori Carla Mannetti e Luigi D’Eramo, in relazione all’errore materiale di trascrizione nel verbale delle operazioni elettorali del seggio 41, non oggetto di ricorso.

Come svelato da NewsTown, nel verbale sono stati trascritti 10 voti ai candidati a sindaco ma ben 386 alle diverse liste, e così nel prospetto riassuntivo allegato al verbale dell’Ufficio centrale elettorale. Impossibile: stante la legge elettorale in vigore, infatti, ogni voto dato ad una lista, laddove non sia indicata anche la preferenza ad uno dei candidati a sindaco, va conteggiato come preferenza al candidato collegato alla lista stessa. D'altra parte, i dati provvisori della sezione - e così i risultati pubblicati sul sito del Ministero dell'Interno - sono molto diversi, e riportano 411 voti ai candidati a sindaco e 386 alle liste. Per un errore, nel passaggio dai dati provvisori a quelli definitivi della sezione 41 sono sparite insomma 401 preferenze ai candidati stante, invece, i voti alle liste. Dunque, risulterebbe falsato il dato relativo ai voti dei singoli candidati a sindaco e, di conseguenza, il dato globale dei voti validi che non sarebbero 39.039, come riportato, bensì 39.457; questione nient’affatto irrilevante, considerato che la soglia del 50% + 1 dei voti si calcola proprio sul dato globale delle preferenze riportate dai candidati.

Ad essere chiari: i dati pubblicati sul sito del Comune dell’Aquila riportano 19.479 voti alle liste di centrosinistra sui 39.039 riportati nei verbali: così fosse, la coalizione civico progressista sarebbe al 49.9% e i voti mancanti al quorum 41. Tuttavia, i risultati pubblicati sul sito del Ministero riportano 39.457 voti validi per i sindaci e 19.498 per le liste di centrosinistra (418 voti in meno ai candidati, e 401 mancanti alla sezione 41, solo 19 alle liste a sostegno di Americo Di Benedetto): così fosse, le liste della coalizione civico progressista sarebbero al 49.41%, 231 voti sotto il quorum.

Il Comune dell'Aquila ha fatto istanza di correzione dell’errore materiale, presentandola, però, al Tribunale dell'Aquila che non aveva, tuttavia, giurisdizione considerato che l'ufficio centrale elettorale fa riferimento al Ministero dell'Interno, e comunque oltre i termini stabili: per questo, non è stata accolta. Ecco spiegato il motivo dell’atto di citazione per falso, l’unica strada percorribile per riaprire i verbali del seggio 41.

In udienza, si è discusso in particolare dell'ammissibilità o meno della richiesta di sospensiva; d'altra parte, le motivazioni di merito delle parti in causa erano già state esplicitate per iscritto. "Volendo semplificare al massimo, il motivo della inammissibilità e della irrilevanza della querela del falso, a nostro parere, sta nel fatto che coinvolge, e può coinvolgere, solo il verbale della sezione elettorale 41 ma non anche il verbale dell'ufficio centrale elettorale", ha spiegato a NewsTown l'avvocato Claudio Verini che, con Maurizio Capri, sostiene la causa dei ricorrenti. "Considerato che il verbale della sezione 41 non fa parte di questo giudizio, in nessuno degli atti che lo connotano, è stata sollevata la questione della erroneità dei dati in tale verbale riportati, a nostro modo di vedere non rileva l'eventuale falsità del verbale trattandosi di vicende esterne al giudizio del quale il Tar è chiamato ad esprimere giudizio". 

Stando a Verini, gli avvocati di centrodestra avrebbero dovuto perseguire la via del ricorso incidentale, "ovviamente si tratta della nostra opinione che, evidentemente, è differente da quella del Comune resistente e dei soggetti controinteressati, ma riteniamo che le doglianze che si risolvono in danno dei ricorrenti avrebbero dovuto essere richieste esperendo appunto un ricorso incidentale". Anche perché, seppure dovesse procedere il procedimento su querela di falso, il giudice non potrebbe che annullare il verbale del seggio 41 determinando, così, l'annullamento dei 10 voti erroneamente riportati ai candidati sindaci e dei 387 assegnati alle liste a loro supporto, con ripercussioni difficili da prevede sull'esito delle elezioni amministrative, evidentemente. 

Oltre la richiesta di sospensiva, tuttavia, reiterata dagli avvocati Roberto Colagrande e Livio Proietti, il collega Raffaele Daniele, legale dei controinteressati è entrato anche nel merito della memoria depositata dai ricorrenti, sottolineando come "l'articolo 34 del codice del processo amministrativo stabilisce che i giudici debbano decidere nei limiti della domanda: ragion per cui, nei limiti della domanda, i voti che sono stati recuperati dai ricorrenti sono inferiori a quelli utili per superare la prova di resistenza", ha spiegato l'avvocato, e consigliere comunale di maggioranza, ai nostri microfoni. A dire che il riconteggio della Prefettura negli 11 seggi indicati è andato oltre i motivi del ricorso degli esponenti del centrosinistra e, dunque, se ci si limitasse al merito, la coalizione civico progressista avrebbe recuperato un numero di voti non sufficiente a superare la soglia del 50% + 1 dei voti validi, necessari a far scattare l'anatra zoppa

Ovviamente, starà ai giudici del Tar esprimersi.

Se il ricorso dovesse essere accolto, e dovessero essere rispettate le prerogative dei ricorrenti che, in sostanza, hanno chiesto si torni all’atto della proclamazione, verrebbe ridisegnato il Consiglio comunale con l'assegnazione di 20 scranni alle attuali opposizioni e 12 (più il sindaco Pierluigi Biondi) al centrodestra. In particolare, entrerebbero in Consiglio comunale Emanuela Di Giovambattista, Maurizio Capri e Fabrizio D’Alessandro del Pd, Fabrizio Ciccarelli del Passo Possibile, Anna Lucia Bonanni della Coalizione sociale, Fabrizio Righetti del Movimento 5 Stelle, Sergio Ianni di Abruzzo Civico e Giorgio Spacca di Articolo 1. Verrebbe altresì azzerata la Giunta, poiché i consiglieri che si sono dimessi a seguito della proclamazione per entrare nell’esecutivo tornerebbe in Consiglio, se eletti, o addirittura resterebbero fuori dall’assise. A quel punto, è evidente che gli avvocati incaricati dal centrodestra appellerebbero la sentenza in Consiglio di Stato – avrebbero trenta giorni per farlo - chiedendo la sospensiva del provvedimento del Tar; nella prima udienza di merito in calendario, e dunque in tempi relativamente brevi, il Consiglio di Stato dovrebbe dunque esprimersi, ed è difficile credere che non accolga la richiesta, fissando, contestualmente, un’udienza di merito e congelando la situazione.

Di converso, se il Tar dovesse respingere il ricorso, sarebbero gli avvocati dei ricorrenti di centrosinistra a fare appello in Consiglio di Stato, assumendo, evidentemente, una ulteriore responsabilità politica.

In caso di sospensione, invece, si dovrebbe attendere l’esito del processo civile per falso - la prima udienza utile è stata fissata per il 18 di settembre, ma i tempi del procedimento sarebbero piuttosto lunghi - con una conseguenza preoccupante, tuttavia, per la tenuta della maggioranza cui abbiamo accennato: dovesse davvero essere accertato il falso, il verbale del seggio 41 verrebbe considerato nullo, e così i voti assegnati, e il giudice non avrebbe competenza a riassegnare le preferenze correttamente espresse. Così fosse, le elezioni potrebbero essere finanche annullate.

Ultima modifica il Giovedì, 24 Maggio 2018 00:47

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