Uno scontro istituzionale senza precedenti.
Sono ore drammatiche per il Paese. E' fallito il tentativo di Giuseppe Conte che ha rinunciato all'incarico di formare il nuovo Governo: non si è sciolto il nodo intorno alla nomina di Paolo Savona a Ministro dell'Economia su cui Lega e Movimento 5 Stelle hanno 'giocato' il futuro della legislatura. "Ho agevolato in ogni modo il tentativo di Lega e M5S di formare un governo, ho atteso la formazione di un programma, ho superato ogni perplessità sulla circostanza che un governo politico fosse guidato da un esponente non eletto in Parlamento. Nessuno può sostenere che io abbia ostacolato la formazione del governo che viene definito del cambiamento", ha affermato il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, in un discorso che è suonato molto politico e inusualmente duro. E ha aggiunto: "Il presidente della Repubblica svolge un ruolo di garanzia che non può subire imposizioni. Ho accettato tutte le proposte tranne quella del ministro dell’Economia. Dai partiti ho registrato indisponibilità a ogni soluzione". Ma il Capo dello Stato "non può subire imposizioni", l'affondo di Mattarella. "Ho chiesto per il ministero dell'Economia l'indicazione di un autorevole esponente politico della maggioranza, coerente con il programma; che non fosse visto come sostenitore di una linea più volte manifestata e che potrebbe provocare l'uscita dell'Italia dall'euro", ha chiarito il Capo dello Stato che ha annunciato una sua "iniziativa" nelle prossime ore.
Si preannuncia un incarico a Carlo Cottarelli, atteso per domattina in Quirinale.
"L’incertezza sulla nostra posizione riguardo la moneta unica ha posto in allarme investitori e risparmiatori italiani e stranieri che hanno investito nei nostri titoli di Stato e nelle nostre aziende. L’impennata dello spread riduce le risorse dello Stato, occorre fare attenzione al pericolo dell’aumento degli interessi per i mutui e per i finanziamenti alle aziende. È mio dovere essere attento alla tutela dei risparmi degli italiani, in questo modo si riafferma concretamente la sovranità italiana". Spiegando che "l’adesione all’euro è una scelta fondamentale, se si vuole discuterne si deve farlo in modo approfondito", Mattarella ha concluso aggiungendo di essere stato "informato di richieste di alcune forze politiche di andare a elezioni ravvicinate. E’ una decisione che mi riservo di prendere dopo aver valutato quanto accadrà in Parlamento".
Sul piede di guerra M5S, Lega e pure Fratelli d'Italia che, ora, minacciano la messa in stato d'accusa di Mattarella. "La scelta di Mattarella è incomprensibile", ha attaccato Di Maio; "la verità è che non vogliono il M5s al governo, sono molto arrabbiato ma non finisce qui", la minaccia del leader politico grillino. Parole che trovano, pochi istanti più tardi, una prospettiva istituzionalmente drammatica: secondo quanto apprende l'agenzia Ansa, infatti, i vertici del M5S starebbero ragionando sull'impeachment nei confronti del presidente della Repubblica, facendo riferimento all'articolo 90 della Costituzione secondo il quale 'Il Presidente della Repubblica non è responsabile degli atti compiuti nell'esercizio delle sue funzioni, tranne che per alto tradimento o per attentato alla Costituzione. In tali casi è messo in stato di accusa dal Parlamento in seduta comune, a maggioranza assoluta dei suoi membri'.
Una possibilità evocata anche dalla leader di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni.
"Prima gli italiani, il loro diritto al lavoro, alla sicurezza e alla felicità. Abbiamo lavorato per settimane, giorno e notte, per far nascere un governo che difendesse gli interessi dei cittadini italiani: ma qualcuno (su pressione di chi?) ci ha detto no", l'affondo di Matteo Salvini. Che ha aggiunto: "Mai più servi di nessuno, l’Italia non è una colonia, non siamo schiavi di tedeschi o francesi, dello spread o della finanza. A questo punto, con l’onestà, la coerenza e il coraggio di sempre, la parola deve tornare a voi".
Insomma, l'attacco al Quirinale è già partito; ed è chiaro che se la campagna elettorale dovesse giocarsi con questi toni, non ci sarebbe da stare affatto tranquilli.
In mattinata, Savona aveva provato a sbloccare l'impasse sul suo nome. In un comunicato affidato a scenarieconomici.it ha detto: "Le mie posizioni sono note. Voglio un'Europa diversa, più forte ma più equa". Un tentativo di smontare le accuse di antieuropeismo, legate alle sue prese di posizione critiche sull'euro e sul ruolo della Germania, fonte di preoccupazione al Quirinale. Savona aveva parlato di "polemiche scomposte" maturate nelle ultime ore. E ha fatto riferimento al contratto di governo tra Lega e M5S. Con la richiesta all'Unione Europea di una "piena attuazione degli obiettivi stabiliti nel 1992 con il Trattato di Maastricht, confermati nel 2007 con il Trattato di Lisbona, individuando gli strumenti da attivare per ciascun obiettivo". Insomma, ancoraggio ai trattati europei. Poi, Savona aveva auspicato l'attribuzione "al Parlamento europeo di poteri legislativi sulle materie che non possono essere governate con pari efficacia a livello nazionale".