Bufera sulle parole del consigliere comunale dell'Aquila Francesco De Santis che, in occasione della visita a Silvi del vice ministro e leader della Lega Matteo Salvini, ha arringato i simpatizzanti del 'Carroccio' affermando la necessità di "difendere le donne che hanno il coraggio di non abortire: non abbiamo bisogno di altri immigrati ma di italiani".
Sdegnata la reazione di Sinistra Italiana, dei Giovani Democratici, di Coalizione sociale, del gruppo consiliare Il Passo Possibile e delle Democratiche della provincia dell'Aquila.
Sinistra Italiana "E così, mentre una donna e il suo bambino vengono lasciati morire su un gommone distrutto dalla Guardia Costiera libica, finanziata e formata con fondi europei, la cui responsabilità non può che ricadere sugli stessi governi, in primis quello italiano, in quel di Silvi, dove il ministro Matteo Salvini arringa la folla con slogan e invettive di ogni genere, il consigliere comunale dell'Aquila Francesco De Santis, facente parte della delegazione aquilana della Lega, nel suo intervento sul palco, per ristabilire ancora una volta il primato della razza ariana sugli ultimi del mondo, con la sconcertante affermazione 'dobbiamo difendere le donne che hanno il coraggio di non abortire, non abbiamo bisogno di altri immigrati ma di italiani', frase che sembra essere pronunciata da un nazional socialista che ci riporta in altre epoche, non trova altro di meglio da fare che insultare le tante donne che con il loro sacrificio hanno faticosamente lottato per conquistare il diritto a poter scegliere se interrompere o proseguire una gravidanza".
Così il segretario comunale di Sinistra Italiana, Pierluigi Iannarelli. Che aggiunge: "Ricordiamo al giovane esponente della nuova destra che la legge 194 del 1978, assoluto baluardo di civiltà, ha superato i dettami del cosiddetto Codice Rocco, caratterizzato da una impronta sessista e sessuofobica propria dell'ideologia e della propaganda fascista che tanto piace al nostro consigliere. Ma come si permette il consigliere De Santis di giudicare la scelta di donne con storie e vissuti che seguono una casistica infinita?", si chiede Iannarelli; "il consigliere della Lega dovrebbe provare a pensare alle donne che interrompono la gravidanza perché messe davanti a diagnosi prenatali che non sentono di poter sostenere. Ci vuole più rispetto per le donne, tutti bravi a fare i figli a parole, ma nelle situazioni bisogna starci, caro consigliere De Santis, così come ci vuole più rispetto per i figli degli altri che muoiono in mare, mentre il Ministro dell'"Inferno"Salvini inneggia alla razza bianca nelle piazze italiane".
Giovani Democratici Durissimi anche i Giovani democratici. "L'intervento a Silvi, ad una manifestazione di partito, del consigliere comunale aquilano della Lega Francesco De Santis, persino depurato dalla sua valenza propagandistica, va al di là dei limiti costituiti dal buon senso e della responsabilità, ed è condannare senza indugio", sottolineano. "Distruggere e valicare ogni giorno i limiti entro cui sono racchiuse le elementari regole della democrazia, del vivere civile, del rispetto del prossimo e del diverso: è la Storia che ci ha già drammaticamente mostrato dove ci porta questa rincorsa alle pulsioni. E' facile per De Santis scagliarsi contro l'aborto, senza considerazione né rispetto per le donne, per le quali è sempre una scelta tragica, che segna. Non si tratta di essere pro o contro l'aborto, pro o contro chi fa figli, è ovvio che non sono questioni che si possono affrontare secondo logiche da tifoseria, ma piuttosto tenendo conto della complessità delle opzioni e dei diritti che il nostro ordinamento prevede di cui De Santis, che è un rappresentante delle istituzioni, dovrebbe tenere conto. Oggi sono l'aborto e l'accoglienza, attraverso l'arruffata propaganda sull'housing sociale (la sospensione del bando del Progetto Case causò la protesta di una giovane madre, a rappresentare i tanti privati di un diritto che si era costituito al momento della partecipazione), domani chissà. E' comoda, ma pericolosa, la strada che ci riporta agli anni bui".
Coalizione sociale Di parole vergognose parla anche la Coalizione sociale. "Facciamo figli, facciamolo per l'Italia e difendiamo chi ha il coraggio di non abortire, perché questa nazione non ha bisogno di altri immigrati. Questa nazione ha bisogno di difendere i propri figli": con queste parole il consigliere del Comune dell'Aquila, Francesco De Santis, ha ammonito il pubblico della Lega Nord e di Matteo Salvini a Silvi Marina. Ma difendere da cosa? Certamente dall'invasione di migranti neri! Che poi i dati e i numeri siano tali da sconfessare qualsiasi ipotesi di 'invasione' che importa?! Che siano uno o un milione, sempre pericolosi invasori neri sono, no?! E se annegano nel Mediterraneo sotto gli occhi delle nostre equipaggiate navi, non siamo certo noi a lasciarli morire, ma è colpa loro che, temprati dagli stenti, osano arrembare le nostre coste a bordo di agili e minacciosi gommoni. Ma, ovviamente, tocca difendersi anche e soprattutto dentro i confini, da chi promuove da decenni una maternità consapevole, libera da stereotipi culturali e scelte doverose - secondo il consigliere De Santis - addirittura nel nome della Nazione, senza avere alcun riguardo per le dinamiche demografiche della razza italica, e di conseguenza per gli equilibri previdenziali".
Sono le donne che hanno conquistato con sofferenza e determinazione il diritto di decidere, le pericolose alleate di questo disegno criminoso ai danni dell'identità nazionale. "Che poi il concetto di identità sia tutt'altro che statico e cristallizzato, che importa?! Al popolo vanno impartiti concetti semplici, slogan ad affetto, nemici deboli e facili da attaccare. Il punto è che quando si mette in discussione il diritto e la libertà di scegliere una vita migliore per se stessi - e sì, anche per i propri figli - si comincia dall'uomo nero di turno, quello diverso e che fa più paura, e si arriva a chiedere da un palco alle donne 'il coraggio di non abortire e fare figli' a prescindere, indipendentemente da condizioni e aspirazioni personali e familiari, nel solo supremo interesse dell'identità nazionale. Ci sono, poi, figlie e figli di questo Paese che aspettano solo di essere riconosciuti cittadini italiani per poter contraccambiare con impegno ed entusiasmo l'investimento in termini culturali e sociali che ogni Paese civile deve alle giovani generazioni che scelgono di crescere in quel territorio. Continuare ad ignorarli, invocando un ricambio generazionale rigorosamente autoctono, oltre che una riedizione allarmante della 'difesa della razza', è sintomo di una profonda ignoranza e ipocrisia e di una totale mancanza di rispetto per i diritti civili, per i quali le donne e gli uomini continuano a lottare in ogni parte del mondo".
Il Passo Possibile Anche il gruppo consiliare al Comune dell'Aquila de Il Passo Possibile interviene nel dibattito scatenato dalle parole del consigliere De Santis, definito "un novello Mario Borghezio in salsa aquilana".
"Tra panini alla mortadella e inni antiabortisti poi goffamente rinnegati - scrive in una nota il gruppo consiliare - De Santis sembra prediligere quella politica fatta solo di sfottò di branco e provocazioni che evidentemente ancora non collidono con il rigore degli altri esponenti del suo partito a livello locale, più proiettati verso un profilo di concretezza. Denunciare per contrastare l’effettivo calo della natalità nel Paese, e dunque anche a L’Aquila, non può risolversi con un ordine del giorno che favorisca l’accesso dei nuclei monoparentali nella graduatoria per gli alloggi del Piano Case se poi, al contempo, ci si lascia sfuggire circa 150mila euro dei 'Piani di conciliazione' della Regione Abruzzo per sostenere le donne con figli under 12. Dove era De Santis quando l’assessore dimenticò di far partecipare L’Aquila a quel bando?"
Le politiche per la famiglia - si legge nella nota - si inseriscono nel programma di mandato e si guardano crescere e prosperare nei vari capitoli di bilancio a loro dedicati. "Altrimenti il consigliere avrà dato solo prova di aver imparato sin troppo presto che l’elettore va titillato e arruffianato, all’occorrenza aizzato verso le categorie più deboli, in un gioco di distrazione che porti l’attenzione al di fuori dell’unico luogo dove si incide sulle sorti della città: il Consiglio Comunale. Si fanno più figli se si viene garantiti sul lavoro, non dove le società licenziano le donne in attesa e non ci sono segnali da parte di chi governa. Si fanno più figli se la città può accoglierli nei suoi luoghi fisici, non dove l’amministrazione neanche vuole confrontarsi con l’unico gruppo che in città ha contezza di questi problemi, Mamme per L’Aquila. Si fanno più figli se si hanno rassicurazioni che poi saranno cresciuti in una società sicura, non dove neanche le scuole sono sicure, né dove non si ha ancora contezza del luogo nel quale verranno ricostruite. E si abortisce perché una legge ne riconosce il diritto da quarant’anni, troppo pochi per vedere garantito un diritto di tutte le società civili e troppi per ascoltare un amministratore che confonde il concetto di libera scelta con quello di difesa identitaria".
"Questi - conclude la nota de Il Passo Possibile - sono solo alcuni dei temi dei quali dovrebbe occuparsi De Santis, smettendo di giocare al giovane Borghezio e cominciando a lavorare in Consiglio Comunale".
Democratiche della provincia dell'Aquila "I Diritti delle donne, tema che se affrontato con superficiale supponenza, così come avvenuto su un palchetto a Silvi, finisce col trasformarsi nell'ennesimo proclama elettorale di una campagna leghista infinita. Quanto rumore per nulla, verrebbe da dire, solo e sempre proclami; mai un minimo cenno a proposte concrete che diano risposte vere a questioni stringenti. Propaganda ideologica e nulla più", le parole di Gilda Panella, coordinatrice della Democratiche della provincia dell'Aquila. "La politica, quella vera, è chiamata a produrre soluzioni a tutela delle persone e per la crescita dei territori: abc non solo della politica ma anche e soprattutto della Democrazia", l'affondo; "i diritti acquisiti in decenni di battaglie contro una sub-cultura misogina che relegava le donne, tutte le donne, a ruolo marginale e subalterno, il libero arbitrio sulle scelte della propria vita e quindi anche sulla maternità e quale naturale conseguenza la tutela della salute delle donne: temi che non possono e non devono essere messi in discussione. Sarebbe finalmente ora - ha aggiunto Panella - che piuttosto dei proclami chiassosi e vuoti d'ogni contenuto degli ultimi mesi, assistessimo a proposte concrete per rafforzare il diritto all'autodeterminazione".
Quindi sulla questione dell'aborto quale la risposta a chi intende mettere in discussione un diritto acquisito? "Esiste una legge dello Stato che tutela sia il diritto delle donne ad una scelta, mai facile, cui nessuno ha il diritto di porre alcun veto, sia la loro salute. Le mammane appartengono ad un'epoca lontana. Se ne facciano una ragione i novelli 'integralisti'". Gilda Panella fa cenno anche alla questione nascite: "La 'nazione' ha bisogno di figli si sente riecheggiare da una storia lontana e buia; no, il Paese ha bisogno di risposte concrete e non di perenni spot elettorali che nulla di buono producono, per nessuno"