"Avevo già deciso a marzo; opto per il Senato dove, ora, si lavora a ritmo sostenuto. Il 7 settembre farò un grande evento a Pescara per spiegare agli abruzzesi ciò che ho fatto durante la mia presidenza".
La festa di settembre, all'Aurum di Pescara, doveva raccontare le 'dimissioni' di Luciano D'Alfonso da presidente della Giunta regionale; il governatore, invece, sarà costretto a dimettersi entro la prossima settimana. Significa che gli abruzzesi torneranno al voto, in anticipo rispetto alla fine della legislatura: "A novembre o a dicembre", ha confermato D'Alfonso.
Fino ad allora, a guidare Regione Abruzzo sarà Giovanni Lolli.
"Da marzo a giugno non c'è stata nessuna seduta del Senato e, anzi, c'era il rischio concreto di tornare alle urne. E poi ho sempre detto che avrei aspettato la convalida della Giunta delle elezioni. Infatti adesso la giunta si è riunita", le parole del governatore che ha giustificato, così, la mancata scelta tra lo scranno di Palazzo Madama e la poltrona di presidente. "Adesso riceverò la notifica sulla richiesta di opzione e a quel punto avrà tre giorni per decidere".
D'altra parte, il costituzionalista Enzo Di Salvatore aveva già spiegato che D'Alfonso non avrebbe potuto tirare oltre i tre giorni imposti dalla Giunta per le elezioni, con la comunicazione che dovrebbe essere notificata ad inizio settimana.
Di Salvatore: "Dimissioni entro tre giorni dalla notifica, al voto in 90 giorni"
L'improvvisa accelerazione imposta dalla Giunta per le elezioni del Senato sulla incompatibilità, acclarata sia chiaro, del governatore e senatore Luciano D'Alfonso, ha fatto molto discutere, in queste ore; se la comunicazione dell'organismo di Palazzo Madama sembrava parlar chiaro - "fissando un termine di tre giorni per l'esercizio del diritto di opzione da parte del senatore interessato" - gli osservatori politici, e persino alcuni senatori di centrodestra, avevano sottolineato come la mancata unanimità in Giunta avesse determinato, di fatto, la necessità di convocare una ulteriore riunione con lo slittamente, così, dei termini imposti a D'Alfonso che avrebbe potuto, dunque, rimettere il suo mandato di presidente della Giunta regionale il 7 settembre, come previsto da mesi, con la festa d'addio già fissata all'Aurum di Pescara. E con le Regionali che, di conseguenza, sarebbero slittate a marzo 2019.
Ed invece, le cose non stanno affatto così: anzi, D'Alfonso dovrà optare tra lo scranno di senatore e la poltrona di governatore entro la fine della prossima settimana, si presume tra l'8 e il 10 agosto, considerato che la comunicazione non è stata ancora notificata ufficialmente, e le elezioni dovrebbero tenersi entro 90 giorni; tanto è vero che, nelle prossime ore, il vice presidente Giovanni Lolli e il presidente del Consiglio regionale Giuseppe Di Pangrazio avranno un incontro col presidente della Corte d'Appello per analizzare la vicenda alla luce del pronunciamento del Senato.
A fare chiarezza sulla vicenda è il costituzionalista Enzo Di Salvatore, professore associato di Diritto costituzionale all'Università di Teramo.
Di Salvatore spiega che l'articolo 18, comma 5, del regolamento della Giunta stabilisce che "nel caso in cui la Giunta dichiari una carica o un ufficio incompatibile con il mandato parlamentare, il Presidente della Giunta ne dà comunicazione al senatore interessato e lo invita ad optare, entro il termine perentorio deliberato al riguardo dalla Giunta stessa, ai fini dell'applicazione delle disposizioni di cui al comma 7"; al comma 6 si legge che "l'opzione per il mandato parlamentare è valida se sia accompagnata da una dichiarazione di dimissioni dalla carica riconosciuta incompatibile e vi sia l'effettiva astensione dal compimento di qualsiasi atto, ivi compresa l'ordinaria amministrazione, inerente alla carica stessa"; il comma 7 precisa, quindi, che "in caso di mancata opzione, la Giunta dà inizio al procedimento per la dichiarazione di decadenza dal mandato parlamentare. In tal caso si applicano le disposizioni di cui agli articoli 13, 14, 15, 16 e 17"; il comma 8 dispone, infine, che "tuttavia, nei casi di ineleggibilità e di incompatibilità riconosciuti dalla Giunta all'unanimità, la Giunta stessa può deliberare con apposita votazione di prescindere dal procedimento di contestazione, ma la proposta di annullamento dell'elezione o di dichiarazione della decadenza dal mandato parlamentare dovrà sempre essere presentata al Senato con apposita relazione scritta".
Ora, l'accertamento dell'incompatibilità della carica di Presidente della Regione con il mandato parlamentare è procedimento già concluso: "il Comitato nominato da Gasparri - sottolinea Di Salvatore - ha già deliberato la sua proposta alla Giunta delle elezioni e lo ha fatto all'unanimità. Non c'è alcun procedimento di contestazione che, giunti a questo punto, deve o può essere istruito. Siamo già entrati nella fase successiva: la Giunta ha invitato il Presidente D'Alfonso ad optare entro tre giorni e - lo sottolineo - il termine fissato è perentorio, come si legge chiaramente all'art. 18, comma 5, del regolamento".
Il che comporta quanto segue: "D'Alfonso deve optare tra le due cariche entro tre giorni; qualora non opti e lasci spirare il termine si aprirà immediatamente il procedimento per la dichiarazione di decadenza dal mandato parlamentare (art. 18, comma 7), che potrebbe anche essere lungo ma ciò non comporterà che il presidente e senatore possa in seguito tornare sui suoi passi giacché quel procedimento terminerà, comunque, con la dichiarazione di decadenza dalla carica di senatore, anche qualora, per avventura, D'Alfonso dovesse rassegnare nel frattempo le dimissioni da Presidente della Regione, e cioè qualora tali dimissioni fossero rese nell'intervallo di tempo che va dal 4° giorno al giorno in cui la Giunta delle elezioni dichiarerà la decadenza di D'Alfonso dalla carica di senatore".
A farla breve, D'Alfonso deve assumere una decisione entro la prossima settimana, e la decisione dovrà essere definitiva. Considerato che il presidente e senatore ha già chiarito che opterà per lo scranno di senatore, l'Abruzzo dovrebbe tornare al voto entro 90 giorni, entro il 10 novembre per intendersi, sebbene vi sia la convinzione che le consultazioni potrebbero tenersi tra 120 giorni, per dare tempo ai sindaci dei comuni sopra i 5mila abitanti di dimettersi per presentarsi alle elezioni.
Anche su questo punto, però, Di Salvatore è chiaro: "faccio presente che le dimissioni del Presidente della Regione provocano automaticamente lo scioglimento del Consiglio regionale (art. 44, comma 5, dello Statuto regionale). È a partire dalle dimissioni, dunque, che decorrono i 90 giorni entro i quali devono essere indette e devono tenersi le nuove elezioni: lo stabiliscono l'art. 86, comma 4, dello Statuto regionale e l'art. 6, comma 2, della legge elettorale regionale, ove si legge: 'nel caso di scioglimento anticipato del Consiglio regionale le elezioni si svolgono entro tre mesi dallo scioglimento stesso'. Non vi è dubbio su questo e non v'è possibilità alcuna di prorogare il termine dei 90 giorni. D'altra parte, è la stessa Corte costituzionale ad avercelo detto con la sua giurisprudenza: in particolar modo, con una sentenza del 2003 avente ad oggetto proprio il sistema elettorale abruzzese".