Mercoledì, 12 Settembre 2018 03:33

Elezioni, Lolli: "Stiamo solo rispettando la legge, anche noi vogliamo che si voti il prima possibile". E sul sisma del 2009 afferma: "Questo governo ha dimenticato L'Aquila"

di  Roberto Ciuffini e Nello Avellani

"In questi giorni ho letto di tutto: 'scippi', 'golpi bianchi'. Ma basta leggere le leggi per scoprire che stiamo andando esattamente alla velocità a cui potevamo andare. Anche noi siamo perché le elezioni vengano celebrate il prima possibile ma nel rispetto di quello che dice la legge".

Il presidente della regione vicario, Giovanni Lolli, risponde così a chi, soprattutto nelle fila del centrodestra ma anche dal fronte pentastellato, aveva parlato, nei giorni scorsi, di un centrosinistra che sta tenendo in ostaggio la Regione non convocando la data delle elezioni.

Quest'ultima, dice Lolli a NewsTown, è una decisione che "non si stabilisce per via politica o facendo manifestazioni in piazza ma osservando scrupolosamente quello che le leggi stabiliscono e cioè che il presidente, ascoltato il parere non vincoltante del presidente del Consiglio regionale e quello vincolante della presidente della Corte d'Appello, faccia una proposta. Oggi (ieri, ndr)" spiega Lolli "io e Di Pangrazio abbiamo incontrato la presidente della Corte d'Appello (Fabrizia Ida Francabandera, ndr), alla quale abbiamo portato tutta la documentazione che abbiamo raccolto, compresi i pareri che nel frattempo abbiamo chiesto agli uffici legislativi e all'avvocatura della Regione. La presidente adesso dovrà fare i suoi approfondimenti. Ci rivedremo a brevissimo e a brevissimo fisseremo la data. Stiamo solo facendo quello che la legge ci impone di fare".

Lolli non si sbilancia parlando di date e nega che il problema sia quello legato al costo che le consultazioni elettorali avrebbero per le casse della regione, soldi che l'ente non ha ancora messo a bilancio: "Questi argomenti, e altri che sono circolati, come quello secondo cui non si potrebbe votare subito perché la Regione non avrebbe il software necessario, non sono dirimenti. E' chiaro che le elezioni costano e trovare i soldi è una cosa complicata ma ciò non vuol dire che non possiamo non adempiere a un mandato costituzionale. Quest'ultimo supera tutte le altre perplessità".

In questi giorni di "limbo" elettorale, la Regione può sbrigare solo l'ordinaria amministrazione ma è una condizione che non dovrà, dice Lolli, durare a lungo perché ci sono troppe questioni calde da affrontare, dossier che un prolungato periodo di "sospensione" dell'attività legislativa ed esecutiva finirebbe solo per complicare: dal bilancio ("Abbiamo un ritardo conclamato nei riaccertamenti dei disavanzi degli anni passati ho aperto un dialogo con la Corte dei Conti per portare quest'operazione il più avanti possibile") ai fondi comunitari non spesi ("Dobbiamo scongiurare qualsiasi ipotesi di disimpegno); dall'acqua del Gran Sasso - "Voglio portare a compimento l'iter che abbiamo iniziato" - all'esecuzione dei lavori previsti dal Masterplan. Non dimenticando le decine di crisi aziendali che punteggiano la regione.

Ma le vere emergenze, dice Lolli, sono soprattutto due: la messa in sicurezza delle autostrade e la ricostruzione post-terremoto.

Riguardo il primo tema, "abbiamo aperto un tavolo istituzionale di cui fanno parte anche il Lazio e i ministeri" spiega Lolli "C'è una legge che mette a disposizione del gestore 250 milioni di euro ma dal 2020. Occorre un'anticipazione e sia l'Abruzzo che il Lazio sarebbero pronti, a certe condizioni, a contribuire per partire subito".

Riguardo invece i terremoti, sia quelli del 2016/17 sia quello dell'Aquila, Lolli si dice "preoccupato" per i ritardi del governo: "In questi giorni si sta decidendo chi sarà il nuovo commissario per i terremoti del 2016/17 ma il vero problema è chi nell'esecutivo seguirà la ricostruzione. Avevamo un modello, quello basato su un sottosegretario alla presidenza del Consiglio che aveva la delega per L'Aquila, l'Emilia e il Centro Italia, che stava funzionando. Vanno prese delle decisioni, le lancette corrono. Mi preoccupa soprattutto la scomparsa del sisma dell'Aquila, finito in un cono d'ombra. Su questo tema c'è davvero un problema serio di rapporto con il governo. Faccio due esempi. Uno è quello delle tasse: a luglio abbiamo incontrato Giorgetti, persona che io apprezzo, che ci aveva detto: "Se ne riparla a settembre". Settembre è arrivato e la proroga sta per scadere. Le lancette corrono. L'altro esempio è quello del personale. A gennaio non avremo più una parte del personale, perché ogni anno per prolungare i contratti serve una proroga. Per questa, però, c'è bisogno prima di una legge, poi dell'approvazione del Cipe, poi della bollinatura della Corte dei conti. Per fare tutti questi passaggi ci vogliono sei/sette mesi. C'è una nebulosa. Ho l'impressione che mentre per il nuovo sisma il problema sia soprattutto di decisioni politiche, sul vecchio non c'è niente. L'Aquila è stata dimenticata. Per questo per la prossima settimana ho convocato un incontro al quale parteciperanno il sindaco dell'Aqiuila, i sindaci coordinatori delle aree omogenee e i parlamentari abruzzesi. Non possiamo rimanere passivi e in attesa".

Sulla competizione elettorale che inizierà di qui a breve, Lolli torna a caldeggiare, come aveva fatto pochi giorni fa, la candidatura a presidente, per il centrosinistra, dell'attuale vice presidente del Csm ed ex sottosegretario Giovanni Legnini: "Personalmente credo che per l'Abruzzo sarebbe un'opportunità enorme poter avere un presidente come lui, un uomo di immensa esperienza, di grande credibilità, con rapporti nazionali e internazionali importanti e rimasto, in questi anni, fuori dall'agone politico. Sarebbe un'opportunità da non perdere".

Su quale sia invece il modello di coalizione che il centrosinistra dovrà costruire, Lolli osserva che ci sono "due modelli entrambi esauriti: uno è quello della vecchia Unione, l'altro è il renzismo. Sono entrambi risultati perdenti. Abbiamo bisogno di un altro schema, adeguato ai problemi attuali. I cittadini chiedono al centrosinistra un profondo atto di umiltà e autocritica. Noi abbiamo fatto tante cose buone governando l'Italia e l'Abruzzo ma evidentemente non siamo stati credibili e capaci di ascoltare i problemi che soprattutto la parte più povera della popolazione, purtroppo molto vasta in Italia, stava subendo. E' da lì che bisogna ripartire. Da un'autocritica e dalla constatazione che in Italia si sta delineando un'emergenza democratica, causata dal populismo e da un destra molto radicale, secondo me pericolosa per il Paese. Dato che ci siamo già passati, dobbiamo stare molto attenti e mettere in campo una proposta politica nuova, che abbia la capacità di aggregare un'area molto ampia e contemporaneamente sappia parlare soprattutto a quella parte di elettorato più disagiato che è quello che rischia di costituire la base di una svolta reazionaria".

Ultima modifica il Mercoledì, 12 Settembre 2018 08:42

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