Un "movimento del territorio", per mettere insieme "le persone di buona volontà del centrodestra", oltre le singole appartenenze politiche e "oltre le logiche elettorali di prossima scadenza".
A lanciare la proposta è il sindaco dell'Aquila Pierluigi Biondi che, qualche giorno fa, ha contattato alcuni amministratori locali: "questo messaggio vi arriva - ha spiegato - perché siete in una lista di amministratori che godono della mia stima. Credo sia giunto il tempo di tornare a far sentire la nostra voce, a riconquistare spazi di dignità, a rivendicare le responsabilità che il nostro ruolo ci assegna", le parole del primo cittadino; "credo sia giunto il tempo di un nuovo protagonismo delle aree interne, contro ogni tentativo di marginalizzazione".
In questo senso, "metto a disposizione il mio ruolo di sindaco del capoluogo di regione (con un passato da primo cittadino di un piccolo comune) per avviare e guidare il percorso di un 'movimento del territorio'".
Biondi sembra fare sul serio: ha già messo a punto una sorta di "manifesto di valori" che, "nel riconoscere il concetto della città-territorio come elemento portante e dell’Aquila come fulcro strategico di questo progetto, parli di concetti fondamentali come ricostruzione, sanità, ambiente, turismo, innovazione e molto altro". Un manifesto che il sindaco dell'Aquila ha allegato al messaggio, "naturalmente soggetto a modifiche e integrazioni. Chi vorrà potrà sottoscriverlo per dare vita a questo movimento che è mia intenzione presentare a breve in maniera ufficiale".
Quali siano le reali intenzioni del sindaco dell'Aquila, difficile a dirsi; così come non è chiaro il tipo di "movimento" che Biondi ha in mente, come si strutturerà. Potrebbe trattarsi di un tentativo di dare maggiore sostanza all'ipotesi di una candidatura al ruolo di commissario straordinario del cratere 2016/2017, ventilata su alcuni quotidiani seppure assai poco credibile, al momento, ed infatti non mancano riferimenti agli eventi sismici che si sono susseguiti dal 2009 in poi. Ma il lancio del progetto politico potrebbe pure intrecciarsi con gli ultimi accadimenti 'romani', col centrodestra che avrebbe trovato la quadra sulle candidature alle regionali, e l'Abruzzo spetterà a Fratelli d'Italia.
Sta di fatto che Biondi, da mesi, sta cercando di assumere un ruolo di più ampio respiro, anche se il compito di sindaco di una città come L'Aquila dovrebbe impegnarlo oltremodo considerati i problemi non risolti che l'affliggono. Non è un caso che sia stata annunciata con particolare enfasi la nomina a coordinatore provinciale di Fratelli d'Italia; ricorderete, inoltre, che all'inizio dell'estate il primo cittadino ha organizzato gli "stati generali della sanità nelle aree interne" all'Auditorium del Parco, presentato come il primo focus monotematico nell’ambito del percorso finalizzato alla promozione del progetto "L’Aquila capitale degli Appennini", per ora rimasto sulla carta.
Ed ora, è spuntato questo "manifesto dei valori", ribattezzato "Aree interne 4.0" a fondamento di un "movimento del territorio" che verrà presentato ufficialmente a stretto giro. Un manifesto che 'nasce' sulla "faglia che corre lungo la dorsale appenninica e che sempre di più sta isolando le aree interne", col rischio che venga minata la coesione del Paese. "Quella della faglia - scrive il sindaco dell'Aquila - non è una metafora casuale: la crisi delle aree interne è infatti antica, ma – parlando dell’Abruzzo - è evidente che i terremoti dal 2009 in poi hanno aggravato di molto lo scollamento tra costa ed entroterra appenninico. Da ultimo il sisma del 2016-17, che ha colpito quattro regioni e a livello centrale è stato assolutamente non-gestito, ha spostato verso Nord il confine del Mezzogiorno e accelerato una tendenza allo spopolamento che va contrastata con ogni mezzo. Insomma: la frattura tra l’Italia costiera e quelle 'aree marginali' che oggi rappresentano il 60% della superficie, il 52% dei comuni e il 22% della popolazione del Paese (dati dell’Agenzia per la Coesione territoriale), sta diventando ogni giorno di più la criticità del nostro tempo".
Un programma per il rilancio delle aree interne non può non partire da qui, ribadisce Biondi. A cominciare da alcuni punti nodali, e il primo è la ricostruzione. "È necessario completare la ricostruzione post-sismica, che nel caso del terremoto del 2009 non è conclusa e per il 2016-17 non è ancora neppure iniziata. Per fare presto e bene occorre un modello unitario, che non ingessi nelle pastoie delle procedure ordinarie la gestione di situazioni straordinarie, e punti alla 'burocrazia zero' anche attraverso un’immissione di risorse umane che sveltisca gli adempimenti. C’è bisogno inoltre di una legislazione organica su prevenzione e sicurezza anti-sismica, stabilità e resilienza dei centri urbani, educazione alla gestione del rischio".
Altro capitolo, il lavoro e l'impresa. "Servono regole che attraggano nelle aree interne adeguati investimenti - si legge nel manifesto - grazie ai quali questi territori possano competere nel mercato globale anziché essere penalizzati, come rischia di accadere ad esempio con la procedura europea di infrazione per le agevolazioni fiscali conseguenti al terremoto aquilano. Il programma Restart, che destina alla ripresa socio-economica del cratere 2009 il 4% di tutte le risorse stanziate per la ricostruzione, potrebbe essere preso come modello per un piano strategico di sostegno all’imprenditoria, all’occupazione, alla creatività dei talenti del territorio".
Uno dei temi centrali per il rilancio delle aree interne è il divario digitale, solo parzialmente colmato negli ultimi anni, leggiamo ancora dal manifesto. "È necessario un grande piano di diffusione della banda ultra veloce in tutto il territorio disagiato per recuperare opportunità di lavoro: basti pensare allo 'Smart working' domestico o alla digitalizzazione che garantirebbe alle imprese locali competitività tanto sul mercato reale quanto sull’e-commerce virtuale. L’espansione delle nuove tecnologie, come ad esempio il 5G in sperimentazione in cinque città italiane tra cui L’Aquila, consentirebbe inoltre di godere di servizi strategici quali l’assistenza socio-sanitaria a distanza".
Dunque, la sanità. "Occorre elaborare un modello di servizio sanitario per le aree interne che tenga conto delle peculiarità di questo territorio: da un lato vanno dunque concentrati gli investimenti su strutture grandi e polifunzionali, dall’altro va assicurata una rete più diffusa e capillare di pronto soccorso, di medicina del territorio e di assistenza domiciliare che contribuisca a contenere la necessità dei ricoveri e consideri le difficoltà di spostamento nelle zone montuose".
Punti nodali sono anche le infrastrutture e la mobilità: "C’è bisogno di un piano straordinario per la viabilità. Da un lato, è necessario ovviare alle conseguenze nefaste dello svuotamento delle Province: una discrasia tra oneri e risorse che ha contribuito al degrado della rete viaria e rischia di determinare la chiusura di intere tratte stradali come già avvenuto ad esempio nell’Alto Sangro. Dall’altro, non è più rinviabile la messa in sicurezza delle grandi infrastrutture e la previsione di una rete ferroviaria che consenta collegamenti rapidi da e verso le sedi di funzioni centrali quali università, ospedali, tribunali, uffici pubblici".
Infine turismo e ambiente, cultura e università: "La caratteristica di 'regione verde d’Europa' deve rappresentare per l’Abruzzo non una penalizzazione ma un’opportunità. A tal fine è necessario da un lato ripensare la gestione della montagna e delle sue infinite risorse, con un’attenzione particolare alle bellezze dei borghi, dall’altro immaginare un nuovo collegamento tra mare e montagna che consenta una valorizzazione reciproca"; per ciò che attiene invece la cultura, la ricerca e l'università "sarebbe utile una legge speciale che permetta ai centri storici che ospitano sedi universitarie di fare di questa caratteristica un volano di sviluppo, di crescita e di ripresa demografica, anche attraverso lo sviluppo dei 'collegi di merito'".
Ecco il manifesto. Che a leggerlo fino in fondo, potrebbe persino sembrare una sorta di bozza di "programma elettorale".