Domenica, 23 Settembre 2018 18:07

Regionali, Lolli ha firmato il decreto: ora è ufficiale, si voterà il 10 febbraio. Il presidente vicario: "La prima domenica utile nel rispetto delle norme"

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Il presidente vicario della Regione Abruzzo, Giovanni Lolli, ha firmato venerdì sera il decreto con cui sono state ufficialmente indette le elezioni regionali per il prossimo 10 febbraio; una decisione che ha scatenato le polemiche delle opposizioni, con Forza Italia che ha annunciato il ricorso al Tar.

“Ci siamo fatti guidare da tre fondamentali obiettivi”, spiega il presidente vicario a NewsTown: “il primo, votare prima possibile; il secondo, consentire a coloro che volessero candidarsi di poterlo fare nelle migliori condizioni; il terzo, rispettare le norme. Dunque, siamo partiti proprio dalle leggi che, in effetti, sono contraddittorie: siamo arrivati all’incontro con la Presidente della Corte d’Appello con le interpretazioni formali degli uffici regionali - l’ufficio legislativo del Consiglio e l’avvocatura - e abbiamo consegnato anche le argomentazioni, fornite dalle minoranze. Stante norme, con la Presidente abbiamo convenuto che se non avessimo rispettato il termine dei 120 giorni dallo scioglimento del Consiglio regionale per indire le consultazioni avremmo esposto l’Ente al rischio di possibili ricorsi tesi ad invalidare le elezioni”.

Stabilito che i 120 giorni non erano comprimibili, la prima domenica utile per il voto cadeva il 23 dicembre: “Ovviamente, non avremmo potuto fissare le consultazioni alla vigilia delle festività natalizie. Si sarebbe potuto votare il 13 gennaio: in questo caso, però, ho assunto personalmente la responsabilità di proporre lo spostamento alla prima data utile che consentisse di svolgere l’intera campagna elettorale dopo il 6 gennaio, interpretando la norma che sancisce il diritto alla propaganda, la possibilità, cioè, che la campagna si svolga in situazioni di normalità. La presidente della Corte d’Appello ha fatto un approfondimento e ha confermato che in Italia, e non a caso, non si è mai votato in gennaio”.

Così si è arrivati al 10 febbraio. “Ho cercato di stare il più stretto possibile, tant’è vero che avremmo potuto fissare le elezioni anche 15 giorni dopo: in effetti, nelle due settimane che precedono il voto gli uffici comunali debbono rimanere aperti per un sabato e una domenica, 8 ore; la nostra scelta fa cadere il fine settimana di lavoro alla Befana, ma abbiamo valutato che questo inconveniente, che avremmo potuto evitare votando due settimane dopo, era superato dalla necessità di fissare le consultazioni prima possibile”.

Insomma, Giovanni Lolli ribadisce di avere “la coscienza pulita: sono tranquillo, e tengo ad aggiungere che la decisione è stata assunta in 15 giorni, non abbiamo perso tempo”; per questi motivi, non è affatto preoccupato dal possibile ricorso del centrodestra al Tar: “non è un elemento che può invalidare le elezioni, ripeto che sarebbe stato molto più rischioso comprimere i tempi a 90 giorni”.

“Capisco le polemiche – aggiunge il presidente vicario ai nostri microfoni – e le trovo pure divertenti, considerato che alcuni dei ‘polemizzatori’ parlando con me, in privato, dicono cose ben diverse. Ho ascoltato tutti, ma non ho subito alcuna pressione politica: la parte cui appartengo avrebbe preferito si fosse votato successivamente, non è un mistero, ma non ho tenuto in alcun conto considerazioni di convenienza o opportunità politica”.

Dunque la stoccata a chi, in queste ore, ha parlato di ‘golpe bianco’, di ‘sequestro delle istituzioni’: “se alcune forze politiche ritengono di fare la campagna elettorale sulla data delle elezioni, facciano pure. Ma mi viene un poco da sorridere. Ho visto che la Lega ha convocato una manifestazione nei giorni scorsi e mi pare ci fossero 26 o 27 persone; anche Forza Italia ha organizzato una iniziativa in Consiglio regionale ed era presente la metà del gruppo consiliare, in tre non si sono neanche presentati, e non mi pare ci sia stato un afflusso di popolo. Non credo che gli abruzzesi siano così concentrati sulla data delle elezioni; sono convinto che la campagna elettorale verterà sui problemi veri degli abruzzesi e sulle soluzioni possibili”.

Lolli tiene anche a togliersi qualche sassolino dalla scarpa, replicando, in particolare, alle polemiche dei giorni scorsi sulla presunta decisione di spostare in blocco nei suoi uffici i 34 dipendenti assunti dall’allora presidente Luciano D’Alfonso in presidenza. “E’ vero, D’Alfonso aveva uno staff importante che corrispondeva alle funzioni assunte e alla sua personale impostazione; io ho funzioni diverse, essendo ‘limitato’ all’ordinaria amministrazione: dunque, pur non licenziando nessuno - passo la gran parte delle mie giornate a combattere i licenziamenti, figurarsi - ho informato lo staff che non avevo bisogno della loro collaborazione proponendogli, a ciascuno per le proprie competenze, di trasferirsi, fino a scadenza dei loro contratti, negli uffici regionali, ed in particolare nelle funzioni operative dove l’Ente era più carente. Se venite negli uffici di presidenza in viale Bovio – anzi, non potete venirci perché lo stabile è inagibile: ecco un altro dei problemi che debbo affrontare - vedrete che lo staff è ridotto ai minimi termini. Mi preme aggiungere, comunque, che parliamo di professionisti che stanno lavorando alacremente e con piena soddisfazione degli uffici in cui stanno operando”.

Un’ultima battuta il presidente vicario la concede sulla semi-paralisi che sta vivendo la ricostruzione del cratere 2009; nei giorni scorsi, Lolli ha convocato un tavolo in Regione che ha fatto partire la richiesta al Governo di un incontro urgente. “Non stiamo utilizzando l’occasione per fare propaganda politica, di parte, siamo oltre la politica se mi permettete e, in effetti, all’opera di pressione sul Governo partecipano anche i parlamentari abruzzesi di maggioranza. Purtroppo, dopo 9 anni e mezzo la ricostruzione dell’Aquila e del cratere è scomparsa dall’agenda dell’esecutivo: nei provvedimenti approvati fin qui, la parola L’Aquila non compare mai; gli emendamenti presentati dai nostri parlamentari sono stati tutti bocciati, indipendentemente dalla loro qualità. E non abbiamo notizia di una possibile attenzione particolare. Per questo, col garbo istituzionale necessario stiamo insistendo per essere ascoltati, ma c’è un fattore tempo: già adesso, conoscendo la lunghezza delle procedure, sono in grado di prevedere che per l’inizio dell’anno non avremo il personale rinnovato. Inoltre, la Struttura tecnica di missione è in scadenza e non sappiamo se verrà rinnovata, i titolari degli uffici speciali sono a fine mandato, gli uffici territoriali sono stati lasciati in un limbo. La situazione è grave: o qualcuno ci ascolta, e sono convinto avverrà, oppure sarò costretto a convocare di nuovo il tavolo, nel giro di qualche giorno, e temo che dovremo passare ad interventi più energici”.

Ultima modifica il Lunedì, 24 Settembre 2018 19:05

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