Centrodestra nel caos.
Già due settimane fa, la leader di Fratelli d'Italia Giorgia Meloni aveva chiesto un incontro, "il prima possibile", a Matteo Salvini e Silvio Berlusconi, "per definire il programma e le candidature alle elezioni regionali"; ebbene, a tre mesi dalle consultazioni in Abruzzo - a meno che l'appuntamento con le urne non venga rinviato a maggio, come si sussurra da giorni - l'incontro non è stato ancora fissato e, stando alle tensioni delle ultime ore tra i leader di Lega e Forza Italia, non verrà calendarizzato a breve.
Il giorno dopo gli attacchi ai giornalisti di Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista in seguito all'assoluzione della sindaca di Roma Virginia Raggi, infatti, è scoppiato lo scontro a distanza fra Matteo Salvini e Silvio Berlusconi. L'ex premier, al congresso dei giovani del partito, si è detto preoccupato del "clima illiberale" creato dal M5s, "pericolosa anticamera della dittatura"; il capo del Viminale non l'ha presa affatto bene, "Silvio che parla di dittatura fa ridere" le sue parole, aggiungendo, poi, che si tratta di "sciocchezze da euroburocrati e frustrati di sinistra: mi dispiace che il leader di Forza Italia usi le parole che di solito usano i Renzi, le Boldrini e gli Juncker". Una presa di posizione durissima, e che racconta di una spaccatura difficilmente sanabile in seno alla coalizione di centrodestra.
Le ripercussioni sui territori, in Abruzzo tra le altre regioni, sono davvero imprevedibili al momento.
Ecco perché si fa di ora in ora più probabile lo slittamente delle elezioni; ecco perché Fabrizio Di Stefano, con le 'Civiche d'Abruzzo', ha deciso di tirare dritto e stamane, in conferenza stampa a L'Aquila, annuncerà - a meno di sorprese dell'ultima ora - la sua candidatura a governatore, iniziando, di fatto, la campagna elettorale, così da tirarsi fuori dalle sabbie mobili con la speranza che, se le forze partitiche non dovessero trovare un punto di caduta, il centrodestra possa confluire sul suo nome.
Al momento, è difficile ipotizzare cosa potrebbe accadere.
Ad abbozzarlo in modo schematico: se il tavolo romano dovesse 'tenere', il candidato governatore sarebbe Marco Marsilio, senatore di Fratelli d'Italia, col centrodestra che si ritroverebbe con due candidati in campo - Marsilio e Di Stefano, appunto - facendo un gran favore al Movimento 5 Stelle e al centrosinistra. Va tenuta in conto l'eventualità che le carte a Roma possano essere anche rimescolate, con l'Abruzzo a Forza Italia e la Basilicata a FdI: dovesse andare così, il candidato sarebbe il deputato Antonio Martino e, di certo, Di Stefano sarebbe comunque in campo. Altra ipotesi è che le forze partitiche possano confluire, come detto, sul nome dell'ex parlamentare, sostenuto dalle 'Civiche d'Abruzzo. Tuttavia, le regionali potrebbe essere davvero spostate a maggio e, a quel punto, è chiaro che la Lega finirebbe per 'rompere' la coalizione, costruendo un percorso sovranista, a livello europeo e così sui territori, con la scelta del candidato che cadrebbe su Luigi D'Eramo.
Di certo pare esserci soltanto questo, che la rosa dei nomi è limitata ai profili di Marsilio, Di Stefano, Martino e D'Eramo, con una o due candidature in campo. Altro che caos, una vera e propria telenovela.