"La coalizione di centrodestra è compatta e non ci sono divisioni. A Fratelli d’Italia è stato affidato il compito di indicare il nome del candidato presidente, lo faremo: stiamo aspettando la convocazione del tavolo nazionale che Giorgia Meloni ha più volte sollecitato”.
Ospite di Polis su laQtv, il segretario regionale di FdI Etel Sigismondi ha provato a minimizzare le spaccature tra le forze partitiche di centrodestra ma è chiaro, oramai, come si sia arrivati ad un punto di rottura. Se il coordinatore regionale della Lega, Giuseppe Bellachioma, ha annunciato che sabato prossimo il ‘Carroccio’ inizierà la campagna elettorale - “non aspettiamo più il nome del candidato: questo non è uno stillicidio, è un suicidio” le sue parole a Il Centro - il deputato di Forza Italia Antonio Martino, braccio destro del coordinatore Nazario Pagano, ha ribadito che “dei tre nomi proposti da Fratelli d’Italia non ne condivideremo nessuno”.
Una situazione paradossale.
“Con Bellachioma, Pagano e il segretario dell’Udc Enrico Di Giuseppantonio c’è un dialogo costante e quotidiano” le parole di Sigismondi, che ha aggiunto: “il programma e le candidature sul tavolo nazionale sono state espressione di un confronto che si è svolto anche in seno al centrodestra”. Eppure, Forza Italia e Lega hanno bocciato senz’appello la terna di nomi proposta, col senatore Marco Marsilio, il cardiochirurgo Massimiliano Foschi e l’avvocato Giandonato Morra: “Si tratta di personalità specchiate, pulite, capaci di intercettare il consenso, di condurre il centrodestra alla vittoria dando qualità amministrativa all’Abruzzo”, la replica di Sigismondi; “c’era scetticismo anche intorno alla candidatura di Pierluigi Biondi a sindaco dell’Aquila, sappiamo come è andata a finire. Lo ripeto spesso: certe critiche sono l’inizio di un bel percorso che porterà il centrodestra alla vittoria delle elezioni regionali, le interpreto come un augurio più che come critiche”.
Una difesa d’ufficio comprensibile e che si scontra, però, con la presa di posizione di Antonio Martino che, senza mezzi termini, ha chiesto “di allargare la rosa dei nomi, e dovranno farlo Forza Italia e Lega che hanno ottimi candidati”. Più chiaro di così. Cielo di burrasca, se è vero, d’altra parte, che Giuseppe Bellachioma ha dichiarato che “quando è arrivata la terna di nomi da Roma, la scelta del candidato doveva essere fatta in Abruzzo”: ma come, non è stata la segreteria regionale di FdI a fornire i tre profili al tavolo nazionale affinché i segretari dei partiti possano esprimersi? Così ha ribadito Sigismondi, almeno.
Anche sul metodo, oltre che nel merito, paiono esserci nodi difficili da sciogliere in seno al centrodestra.
E intanto, un ‘pezzo’ ha deciso di staccarsi: parliamo di Fabrizio Di Stefano che, lunedì scorso, ha lanciato la sua candidatura a presidente a capo di una coalizione di liste civiche, le così dette ‘Civiche d’Abruzzo’. Se non fosse che non è affatto chiaro chi davvero lo sosterrà: in effetti, Daniele Toto – da tempo accreditato come animatore dell’esperienza delle civiche – nei giorni scorsi ha lanciato il progetto ‘Avanti Abruzzo’ con il segretario dell’Italia dei Valori Lelio De Santis, i socialisti che fanno riferimento a Giorgio D’Ambrosio e l’ex sindaco di Avezzano Gianni Di Pangrazio. Ebbene, De Santis – ospite di Polis – ha lasciato intendere come la presenza di Toto alla conferenza stampa di Di Stefano fosse da considerarsi “un gesto di cortesia” aprendo ad un possibile sostegno a Giovanni Legnini, fosse in campo, “che ha il mio e il nostro apprezzamento umano e politico” ha tenuto a ribadire.
Insomma, la sensazione è che Di Stefano abbia provato a smuovere le acque, lanciandosi in avanti sperando che l’impasse del centrodestra possa convincere le forze partitiche a chiudere sulla sua candidatura; non dovesse andare così, è davvero difficile a credersi che l’ex parlamentare possa correre in solitaria e, di certo, non sarebbe affatto semplice costruire le liste e ottenere il sostegno, anche economico, di un mondo moderato, sostanzialmente di centrodestra, che in caso di spaccature, col rischio di una sconfitta, potrebbe muoversi verso Legnini che, guarda caso, resta alla finestra in attesa degli eventi e di capire, come ha ribadito in diverse occasioni, “se vecchi e nuovi recinti della politica possano essere superati”.
E’ probabile che il tempo ci sarà, per verificarlo: stante la situazione, e considerate le turbolenze a livello nazionale, con l’acuirsi dello scontro tra Matteo Salvini e Silvio Berlusconi e la difficile tenuta del governo giallo-verde alle prese con la manovra di bilancio, si fa ogni ora più probabile uno slittamento in avanti delle elezioni.