All'indomani delle elezioni regionali, avevamo spiegato come il sindaco dell'Aquila Pierluigi Biondi fosse uscito rafforzato dalla competizione elettorale. E per diversi motivi. Innanzitutto, Biondi ha scommesso per primo su Marco Marsilio e la scelta, seppure azzardata, si è rilevata vincente; inoltre, da coordinatore provinciale di Fratelli d'Italia, il sindaco del capoluogo ha ottenuto un risultato oltre le aspettative, sopra la media regionale, anche e soprattutto per aver chiuso l'operazione Guido Liris che, maturato lo strappo con Forza Italia, si è candidato nelle liste dei meloniani in quota Direzione Italia. Infine, i candidati alle regionali espressione della maggioranza in Comune - dallo stesso Liris a Emanuele Imprudente passando per Roberto Santangelo - hanno ottenuto un ottimo riscontro elettorale, un risultato che Biondi non ha esitato a rivendicare come una sorta di "premio" al centrodestra alla guida della città.
Venti giorni dopo, però, stiamo qui a raccontare di un sindaco in difficoltà, alla ricerca di un difficile equilibrio per la composizione di una rinnovata Giunta comunale che, a quasi due anni dalle amministrative e a pochi giorni dal decennale, dovrà restituire slancio all'azione amministrativa.
E paradossalmente le grane vengono proprio dal partito di Biondi, da Fratelli d'Italia. La scelta di far candidare Liris sotto il simbolo della fiamma tricolore, infatti, se è vero che ha portato un indiscusso ritorno elettorale in termini di preferenze, ha fatto deflagare il partito a livello cittadino. Da una parte il sindaco, Liris e gli assessori Alessandro Piccinini e Carla Mannetti, 'amici' del tempo che fu; dall'altra il gruppo consiliare, con Giorgio De Matteis, Berardino Morelli, Marcello Dundee, Daniele D'Angelo - passato in Fdi, sebbene faccia ancora gruppo a sé con Benvenuto presente - ed Ersilia Lancia che, in campagna elettorale, hanno sostenuto la candidatura di Luca Ricciuti non mancando stoccate anche pesanti al vice sindaco.
Una situazione che si è fatta tesissima nelle ultime ore; in Consiglio comunale prima, e in Commissione territorio poi, il capogruppo De Matteis ha sfiduciato gli assessori Mannetti, da tempo nel mirino, e Piccinini che ha replicato con insolita durezza: "o cacciano De Matteis oppure vado via io", le sue parole.
Ora, De Matteis può contare sul sostegno incondizionato di Morelli e Dundee; più defilata la posizione di Ersilia Lancia che non ha condiviso affatto le scelte di Biondi ma vive una situazione di comprensibile disagio se è vero che è la compagna di vita del coordinatore regionale del partito Etel Sigismondi. D'Angelo invece, che era stato tra i più critici in campagna elettorale, sta 'subendo' il corteggiamento del primo cittadino che, pur di placare gli animi, vorrebbe nominarlo assessore.
Sta di fatto che il sindaco non può permettersi di rompere con i tre dissidenti: non avrebbe più i numeri per governare. D'altra parte, è difficile credere che sbattere la porta in faccia a Piccinini.
Qui sta il nodo.
E' chiaro che il quadro potrebbe 'ricomporsi' con la nomina in Giunta di un esponente del 'gruppo De Matteis' ma far tornare i conti non è affatto semplice. Non è un caso che il deputato leghista Luigi D'Eramo, proprio giorni scorsi, abbia ufficializzato la richiesta di una riunione di maggioranza per "chiarire in termini politici quale sia l'effettiva composizione dei partiti in consiglio comunale e quali siano gli obiettivi amministrativi che questa amministrazione intende cogliere nei tre anni che ci vedono ancora al governo del capoluogo".
Stante la volontà del primo cittadino di ripartire proprio da Piccinini e da Mannetti, un altro esponente di Fratelli d'Italia in Giunta - sebbene vi siano sostanzialmente due gruppi contrapposti - non verrebbe visto di buon occhio dagli alleati, e dalla Lega in particolare che, forte del risultato ottenuto alle Regionali, rivendica almeno tre assessorati, uno in più rispetto agli equilibri che si erano cristallizzati a valle delle amministrative.
C'è poi la 'grana' Forza Italia che, a seguito del voto, aveva strappato tre assessorati e la delega di vice sindaco oltre alla Presidenza del Consiglio: a seguito della scissione col gruppo che fa riferimento a Liris, gli azzurri sono rimasti con due soli consiglieri comunali, il presidente dell'assise Roberto Tinari, oramai nel mirino della maggioranza, e la capogruppo Maria Luisa Ianni; tuttavia, i forzisti non intendono fare passi indietro, avendo concorso in modo determinante alla vittoria elettorale di Biondi e, dunque, rivendicano un ruolo importante nella Giunta che verrà. Non si può far finta che la scissione non sia avvenuta però, considerato pure che il gruppo di 'Insieme per L'Aquila', costituito a seguito della spaccatura, conta di cinque consiglieri comunali e vorrebbe almeno due assessorati.
Insomma, la situazione per Biondi si è complicata, e non poco, e sarà davvero difficile fare sintesi. A meno che il sindaco non decida di chiudere in un cassetto il 'manuale Cencelli' che ha utilizzato fino ad oggi, di assumere la responsabilità di dare un esecutivo forte alla città sottraendosi al gioco dei partiti e nominando una Giunta di persone competenti, guardando anche fuori dal Consiglio comunale. Avrebbe dovuto farlo a seguito della vittoria elettorale, strappata da Biondi al ballottaggio dopo che i partiti di centrodestra, al primo turno, l'avevano lasciato a venti punti da Americo Di Benedetto; dovrebbe farlo oggi, per rilanciare un'azione amministrativa asfittica e dare un senso alle tante parole che si spenderanno in occasione del decennale.
Altrimenti, la sfida di governo potrà considerarsi già persa.